Morte di Tina Anselmi: il ricordo di Zaia, Variati, Puppato e del Pci
Martedi 1 Novembre 2016 alle 17:26 | 0 commenti
Di seguito i messaggi di cordoglio arrivati per la morte di Tina Anselmi la scorsa notte nella sua casa di Castelfranco Veneto
Luca Zaia: Una donna veneta che ha scritto una pagina importante della storia del nostro Paese e di cui il Veneto deve andare orgoglioso. In un periodo buio della Repubblica ha avuto il grande merito di porsi con la sua onestà e la sua correttezza al servizio delle Istituzioni, come Presidente della commissione P2. Al di là del merito di aver sempre mantenute saldissime le sue radici in un Veneto intriso, come lei, di forti valori popolari e solidaristici, al di là anche del riconoscimento a una giovanissima staffetta partigiana che lottò contro l’occupazione delle nostre terre.
Una dura Resistenza che le donne venete combatterono nelle case e nelle famiglie, vorrei qui rendere soprattutto omaggio al simbolo ante litteram dell’emancipazione femminile, all’antesignana del riconoscimento della donna in campo politico e sociale.
Una grande donna, una grande veneta di cui andare tutti orgogliosi. Una donna, una veneta, che ha attraversato per decenni la politica nazionale in ruoli di responsabilità e visibilità senza essere mai neppure sfiorata da sospetti e allusioni.
Achille Variati: Ricordo Tina Anselmi per il rigore e il coraggio che ha sempre dimostrato, quel coraggio che la portò a partecipare alla Resistenza e ha contraddistinto successivamente la sua attività politica e nelle istituzioni. La conoscevo personalmente e alle elezioni regionali del 1995, che poi mi portarono a diventare consigliere, proposi Tina Anselmi per la candidatura alla presidenza, ritenendo che fosse la figura ideale per guidare il Veneto. Purtroppo quella candidatura non si concretizzò. Mi auguro che la figura di Tina Anselmi possa essere di esempio per tutti coloro che si impegnano per il bene comune e la difesa delle libertà .
Laura Puppato, Pd: La morte di Tina Anselmi ci addolora moltissimo, la Repubblica perde una delle figure storiche che ne hanno determinato passi fondamentali, la prima donna ministro e la donna che cercò di fare luce sulla P2, scontrandosi e combattendo instancabilmente con i poteri oscuri che da sempre hanno minacciato la vita democratica italiana. Anche se non fu Costituente, Tina Anselmi è indiscutibilmente una madre della nostra Repubblica, una donna il cui lavoro è stato fondante per l’eguaglianza dei diritti civili e del lavoro, il cui esempio di politica disinteressata e sempre al servizio dei cittadini è stato troppo velocemente dimenticato come diceva lei, le vittorie delle donne sono vittorie di tutta la società , ma Tina appartiene al pantheon di questa nazione e sulle sue orme dobbiamo camminare verso le sfide che ci attendono da domani. Mi chiedo quanti tra coloro che oggi gridano onesta conoscano la storia di Tina e della classe dirigente di cui fece parte, che fu esempio di rettitudine dimostrata quotidianamente a favore del bene comune e della vita della Repubblica.
Giorgio Langella, segretario regionale Partito Comunista Italiano del Veneto: Apprendo con dolore la notizia della morte di Tina Anselmi. Sentimento condiviso da tutto il Partito Comunista Italiano del Veneto. Ho sempre considerato Tina Anselmi una bella persona, anche se le sue convinzioni politiche furono difformi dalle mie. Fu partigiana, costretta ad assistere all'impiccagione dei martiri a Bassano del Grappa. Fu la prima donna a diventare ministro della Repubblica nel 1976 (ministro del lavoro e della previdenza sociale). Come ministro della sanità fu autrice principale della riforma che instaurò il Servizio Sanitario Nazionale. Fu inflessibile e rigorosa presidente della Commissione di inchiesta sulla P2. Difese sempre la nostra Costituzione, quella nata dalla Resistenza.
Tina Anselmi fu una persona di statura morale e politica che è, oggi, estremamente rara.
Resta un rammarico legato al fatto che Tina Anselmi non divenne mai Presidente della Repubblica pur se da più parti fu indicata per quel ruolo anche recentemente nel 2006, quando invece fu eletto Giorgio Napolitano. Forse la storia del nostro paese ne avrebbe tratto vantaggio.
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