Miti, duri a morire e il nuovo che non avanza
Giovedi 1 Aprile 2010 alle 11:35 | 0 commenti
Era da un po' che volevo fare questo esperimento e adesso che finalmente ho davanti a me tutte le copertine della rivista, posso farlo. A partire dal 2004 il mensile Rolling Stone (edizione italiana) ha sbattuto in prima pagina: Kurt Cobain, Jim Morrison, Bob Marley, Vasco Rossi, Bruce Springsteen, Red Hot Chili Peppers, Rolling Stones, Bob Dylan, U2, Lou Reed, Sex Pistols, ancora Red Hot Chili Peppers, Pink Floyd, Jimi Hendrix, Tom Waits, Bowie, Beatles, ancora Rolling Stones, ancora Vasco Rossi, i Police, i Depeche Mode, ancora Rolling Stones, Kiss, Iron Maiden, Queen, Metallica, Ac Dc, Elvis/ancora Dylan/ancora Beatles, ancora U2, ancora Depeche Mode, ancora Springsteen, Janis Joplin, Ramones, ancora Rolling Stones, Madonna, ancora Jimi Hendrix. In pratica, su una settantina di numeri sin qui pubblicati, la metà è dedicata a star (viventi e non) che sono in circolazione da almeno trent’anni. Il che conferma ciò che avevo sempre sospettato e cioè che ai consumatori si continua a dare in pasto gli stessi miti, mentre faticano ad entrare nella storia nuovi personaggi.
O forse mi sbaglio. Forse davvero tra trent’anni vedremo in copertina gruppi che adesso sono appena nati. Eppure ho il dubbio che non sarà così. Continuo a pensare che si continueranno a vendere le icone di Jim Morrison, di Sid Vicious e di Kurt Cobain. Sbaglio? Chi è che tra trent'anni metterà in copertina i Coldplay?! Neanche i loro figli. E poi oggi cantano tutte come Amy Winehouse. Possiamo dire che per il marketing il mito non paga più: non c'è investimento sulla lunga distanza, ma solo su quella breve. La costruzione di un mito... non c'è più la lungimiranza di una volta?
Forse il fenomeno si spiega con tutta quella storia dell'atmosfera hippy degli anni Settanta e Sessanta (quello sì che è un vero prodotto sempre gustoso per le masse), ma lo stesso non si può dire di Kurt Cobain. L'ultimo, forse, destinato a durare.  Oggi c'è un Pete Doherty a provarci, ma non sarà un mito. Perché? Perché un giovane su due non sa chi sia. Lui fa lo stile di vita rock'n'roll, quello però che fa danni (non quello solo patinato ed estremamente controllato sponsorizzato dalla rivista Rolling Stone). Il povero Pete si sbatte, eppure nessuno lo caga più di tanto. Penso poi al nu metal, che ha fatto il botto subito dopo il grunge: non avrà lasciato in eredità alcun mito. Forse Eminem, per il Duemila, a patto però che si sbrighi a suicidarsi.
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