Mind the gap, il programma di Confindustria Vicenza per migliorare l'export
Mercoledi 22 Febbraio 2017 alle 08:55 | 0 commenti
Quasi il 90% delle imprese ritiene di poter competere all’estero con i propri prodotti, ma solo il 55% dichiara di avere sviluppato prodotti e servizi per l’export e appena un 20% sostiene che è facile reperire informazioni sulle opportunità legate ad altri Paesi. A Vicenza – provincia che pesa per il 14% sulle esportazioni italiane, al terzo posto dopo Milano e Torino – il progetto Mind the gap schiera la Confindustria provinciale e Farexport con l’obiettivo di sviluppare programmi e strumenti innovativi in grado di aiutare le imprese a crescere sui mercati internazionali.
Un grande punto di ascolto, ma capace di fornire strumenti concreti, per contribuire a fare di Vicenza il polo manifatturiero più internazionalizzato d’Italia. Ieri la presentazione dei dati rilevati su un campione significativo di aziende, in gran parte di piccole dimensioni (dai due ai 4 milioni la classe di fatturato più presente): «Vogliamo contribuire a dare risposte alle nostre imprese, a tutte – sottolinea Luciano Vescovi, presidente di Confindustria Vicenza –. Non solo a quelle più strutturate o già presenti nel mondo, ma anche e soprattutto alle tante piccole e piccolissime realtà che magari fino a oggi non hanno lavorato sui mercati esteri, o lo hanno fatto in maniera ridotta, ma che hanno i prodotti e le competenze giuste per diventare esportatrici». Mind the gap richiama l’avviso della metropolitana londinese a fare attenzione allo spazio fra treno e banchina: «Caderci significa farsi male – spiega Massimo Gilmozzi di Anomalous Array, la società che ha gestito l’indagine –. L’invito è a superare quello spazio nella propria mente prima ancora che fisicamente». Il tutto in un mondo che si sta «disamorando della globalizzazione – sottolinea Alessandro Terzulli dell’Ufficio Studi di Sace – e dove aumentano i rischi: quello bancario in alcune economie emergenti, ma anche la possibile scarsità di riserva valutaria che potrebbe ostacolare la conversione e il rimpatrio di profitti da investimenti all’estero. Il 2017 riceverà una scomoda eredità dal 2016, anno che ha visto aumentare queste minacce». Fra le testimonianze, quelle di Paolo Bettinardi di Better Silver (catename in argento) e di Adelucio Dal Santo di CSC (costruzioni in materiali speciali) sui percorsi di internazionalizzazione delle rispettive aziende. La ricerca ha messo in luce come Germania, Usa e Francia siano i mercati principali per Vicenza, mentre la Cina è in vetta per numero di filiali. Aumentare il fatturato e cercare nuovi sbocchi sono le motivazioni principali all’export, mentre i timori prevalenti riguardano assicurazione dei crediti, instabilità politica, scarsa conoscenza. Fra le aziende il 63% dichiara di avere le competenze necessarie all’export, ma un 15% è consapevole di non essere preparato e un altro 25% segnala di non avere le risorse finanziarie necessarie. Andrebbe all’estero, ma non ha le risorse umane per farlo, il 30% delle aziende vicentine intervistate.
Di Barbara Ganz, da Il Sole 24 Ore
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