Migranti, Veneto con Lombardia e Liguria firmano contro le modalità di accoglienza
Martedi 13 Settembre 2016 alle 09:40 | 0 commenti
La premessa del documento era perentoria: «I governi regionali qui convenuti non riconoscono le quote e le modalità di assegnazione a essi attribuite». Ma la conclusione a cui è poi arrivato il governatore veneto Luca Zaia, che insieme ai colleghi di centrodestra del Nord (il ligure Giovanni Toti eil lombardo Roberto Maroni) ha firmato la «carta di Genova» su immigrazione e sicurezza, è stata ancora più ruvida: «Non possiamo accettare che ancora oggi ci chiami l'ultimo prefetto del mondo e ci dica: "La sua quota è...". La sua quota è un bel cavolo». Torna dunque ad infiammarsi lo scontro fra la Regione e il Viminale sull'accoglienza dei migranti.
L'incontro trilaterale era stato convocato proprio per sottoscrivere un testo condiviso, fra gli esponenti di Lega Nord e Forza Italia, da inviare al premier Matteo Renzi. «Non riconosciamo le quote di migranti assegnate dal Governo - hanno spiegato Zaia, Toti e Maroni - cui chiediamo di dichiarare subito lo stato di emergenza, di bloccare i flussi alla partenza creando centri di prima accoglienza in Nord Africa, di promuovere accordi bilaterali per i rimpatri, di predisporre piani di miglioramento delle condizioni di vita nei luoghi di origine dei migranti economici, di confermare il reato di immigrazione clandestina, di istituire centri di identificazione ed espulsione solo tramite accordi con le Regioni, di pensare a soluzioni ad hoc per le Regioni di confine diminuendovi le quote di richiedenti asilo assegnate in fase di ripartizione, di ripristinare il sistema dei flussi».
Dopo la sottoscrizione dell'atto, Zaia ha però affondato ulteriormente il colpo, puntando il dito contro i rappresentanti territoriali del governo. «È stato fatto uno Stato-Regioni qualche anno fa - ha affermato il governatore del Veneto, alludendo al noto tavolo di confronto istituzionale attorno a cui continuano le polemiche - e da allora la quota è stata rinnovata per ben 14 volte. Qualcuno, infischiandosene del fatto che i presidenti di Regione non hanno più detto nulla, continua a mandarci quote. Se questo è diventato un gioco, noi non siamo qui per giocare».
Dalla distanza è arrivata la replica del prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno: «Noi esercitiamo semplicemente la nostra responsabilità , che peraltro deriva dalla legge. Onestamente non ho niente da dire di più, se non che noi manteniamo gli impegni che abbiamo preso giurando fedeltà alla Repubblica Italiana. Quello che il governo ci dice di fare, noi lo facciamo, in quanto abbiamo il dovere di trovare delle soluzioni ai problemi». Quanto alla previsione di nuovi arrivi in Veneto, Morcone ha smorzato i toni: «Gli sbarchi sulle coste continuano, ma per ora ce la facciamo senza necessità di chiedere nuove disponibilità ».Un'apertura che comunque il Veneto, per quanto riguarda Zaia e la sua amministrazione (era presente al vertice pure Manuela Lanzarin, assessore regionale ai Flussi Migratori, insieme alle omologhe di Liguria e Lombardia), non è intenzionato a mostrare. «La nostra volontà - ha sottolineato l'esponente del Carroccio - è di dire al governo che ci sono soluzioni diverse. Le abbiamo stilate perché non abbiamo l'abitudine di abbaiare alla luna. Il governo non può diventare il tour operator dell'Africa intera, invece il messaggio che manda è: "Venite in Italia che non c'è nessun problema". Una cosa che in altri Paesi del Mediterraneo non avviene».
Di A.Pe., da Il Corriere del Veneto
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