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Messina, Rimini e Pontelangorino: non c'è più colpa!

Di Italo Francesco Baldo Venerdi 13 Gennaio 2017 alle 00:41 | 0 commenti

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I fatti recenti accaduti a Messina, a Rimini e soprattutto l'efferato assassinio a Pontelangorino (Ferrara) hanno immediatamente visto sociologici, psicologi attivarsi per fare spiegazioni, per dissertare sul come e perchè si arrivi a compiere simili atti. Gli esperti accorrono e denunciano il malessere delle persone coinvolte, ora un diniego, ora una storia detta d'amore finita, ora i brutti voti riportati a scuola da un alunno che un tempo si preferiva mandare a zappare. Emergono vite di giovani difficili in ambienti familiari tranquilli o addirittura come nel caso dei coniugi uccisi dal figlio adottivo a Cagliari, buone e altruistiche. Con sottili analisi si squartano tutte le situazioni, serviranno poi in fase processuale per far comprendere come gli atti compiuti sono sì illegali a trovano una loro precisa comprensione e quindi una giustificazione, la quale deve servire per quella famosa "rieducazione" di cui parla l'art. 27 della Repubblica Italiana.

Non si affronta mai, nemmeno in sede giuridica il problema della colpevolezza, che è il problema massimo del diritto penale, come affermava il grande penalista padovano Giuseppe Bettiol (1907-1982), lo si relega nel limbo della scienza penalistica. Ciò che deve valere è la conoscenza delle cause psico-sociali, queste spiegano e queste inducono a considerare di essere sempre e comunque dalla parte di coloro che compiono atti penalmente rilevanti. I giuristi italiani, tutti mossi - dice Bettiol - dalla nuova difesa sociale, dimenticano il fondamento stesso del diritto penale, che non è la società, ma la persona e le sue relazioni con le altre persone, che debbono essere improntate al rispetto della dignità totale, ossia della loro libertà e nella possibilità di non essere danneggiati in qualsiasi modo. Il problema prima che giuridico è morale. Infatti, dalla morale classicamente dipende il diritto, ovvero dalla nozione di Bene, dipende quella di giustizia. Se la relazione tra morale e diritto viene meno, come accade nel diritto penale italiano e non solo, le conseguenze sono distruttive della stessa dimensione giuridica (penale, civile e amministrativa) di una Stato. Se invece, come è rilevabile in Italia, la prima preoccupazione è quella di comprendere per giustificare, allora non esiste più il problema della colpevolezza, perchè ogni essere umano in se stesso cerca e trova senza dubbio tutte le giustificazioni possibili ai suoi atti. A queste si aggiungono quelle dei saccenti psicologi e sociologi che aiutano gli avvocati difensori a chiedere che si comprende che ciò che è accaduto , ha in se stesso la propria giustificazione e pertanto , se l'atto è giustificato, anche in presenza di quelle che un tempo si chiamavano malattie mentali, non si può che procedere ad una riabilitazione, mediante rieducazione. la colpevolezza ridotta a una mera concezione psicologica, non è più colpa, ma "fatto accaduto". La colpevolezza deve risorgere nel suo grande e fondamentale significato etico, perchè gli atti umani, quando possano pur essere compresi, non per questo sono sempre giustificabili. Occorre che in una società, in uno Statosi abbia ben chiara la nozione di "male" e che la pena si adeguata sempre. Per la misericordia ci si rivolge a Dio, non lo si sostituisce, finendo con il negare la colpa. La pena non è una semplice conseguenza giuridica del reato, ma è la remunerazione per quanto compiuto. Certo vi sono ragioni di vario tipo, ma queste non possono negare il valore stesso della pena. Ciò che è illecito non è solo l'atto, ma la volontà che muove all'atto. Ma in clima di "perdonanze" laiche, tutto va giustificato e quindi non vi è più nè reato e nè, di conseguenza, colpa. Basta "recuperare" i soggetti colpevoli e tutto procederà al meglio, particolarmente se saranno rimosse le cause socio-economiche o le devianze dovute sempre alla società che esalta il denaro e ciò che con esso ci si consente di ottenere. Invece Il diritto penale, la consapevolezza del male e quindi delle ingiustizie compiute,m appartengono agli uomini/cittadini seri e responsabili che sanno che coloro che commettono delitti hanno il dovere di pagare i loro debiti verso la società, le persone. Risolvere con pene alternative, con interventi di psicologica maniera, poco consente a risolvere, ma, come purtroppo accade oggi, serve a oscurare il male e a ritenere che Tout va très bien, madame la comtesse!

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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