Mercatone Aumai e aziende cinesi illegali
Domenica 29 Agosto 2010 alle 11:02 | 1 commenti
Mentre sta per aprire a Vicenza il mercatone Aumai, da una raffica di controlli dei carabinieri del nucleo provinciale della Tutela del lavoro in una trentina di pelletterie e maglierie cinesi nessuna risulterebbe in regola.
Lavoratori in nero, clandestini e violazioni delle normative per la sicurezza, questi i rilievi più frequenti (fonte Il Giornale di Vicenza, n.d.r.) delle forze dell'ordine, che, nonostante abbiano spesso sanzionato i responsabili, hanno rilevato come continuino ad essere disattese le prescrizioni di legge.Â
Piuttosto che assumere regolarmente i loro dipendenti, gli ‘imprenditori' cinesi preferiscono farsi chiudere l'attività , pagare multe salate per riaprire, salvo, poi, al controllo successivo rischiare i sigilli.
Gli esposti, in base anche ai quali si muovono i carabinieri per verificarne l'attendibilità , arrivano spesso dagli imprenditori vicentini che lamentano concorrenza sleale.
I 30 laboratori ‘visitati' sono soprattutto nel Basso Vicentino nella valle dell'Agno, in quella del Chiampo e nel Bassanese; la costante è lo spregio assoluto delle regole.
Secondo la stima elaborata dalla Camera di Commercio sui dati di Infocamere sono 406 i titolari cinesi di imprese nel Vicentino, che nel primo trimestre del 2009 erano 371 con un aumento nell'ultimo anno del 9,5%.
Delle 406 aziende, 193 operano nel campo delle confezioni e degli articoli di abbigliamento (nel 2009 erano 183) e 105 nel commercio al dettaglio (nel 2009 erano 98).
Il settore dei servizi di ristorazione (bar, ristoranti e locali vari) registra un evidente incremento, spesso legato ai famosi pagamenti cash: se questi esercizi nel 2009 erano 34, ora nei primi mesi del 2010 sono già saliti a 48. In diminuzione o sostanzialmente costanti, invece, le imprese nel campo degli articoli in pelle e simili che sono 28 nella prima fase del 2010, uno in meno dei 29 censiti l'anno scorso. Ci sono, poi, in mano cinese 12 industrie tessili, 12 attività di commercio all'ingrosso, 4 di fabbricazione di articoli in gomma e materie plastiche, 2 di prodotti in metallo e lavori di costruzione specializzati e 1 ognuna per per le coltivazioni agricole, le attività immobiliari, di informazione e sportive.
Tutto questo mentre, come detto in premessa, in città arriva il primo mercatone cinese, che verrà aperto in viale San Lazzaro. Il punto vendita Aumai (nella foto d'archivio), catena già presente a Milano e a Brescia, sarà inaugurato tra pochi mesi offrendo elettronica e giocattoli, anche se l'assessore Ruggeri ha preannunciato "Occhi aperti e controlli attenti".
Quelli che, però, dovrebbero tenere aperti anche gli imprenditori locali, che dai cinesi si approvvigionano, e i singoli consumatori, due categorie spesso abbagliate da prezzi che nascondono bassa qualità o sfruttamento o, più spesso, l'una e l'altro. L'etica qualche volta costa ... ma costa di più alla comunità far finta di non vedere e rendersi complici di fatto di questi fenomeni.
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