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Melme d'acciaio, sentenza caso Ecoveneta: metalli pesanti nei depuratori comunali

Di Marco Milioni Domenica 12 Giugno 2011 alle 11:31 | 0 commenti

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Melme d'acciaio da VicenzaPiù n. 215 in distribuzione da venerdì 1o giugno

Dalla sentenza 2008 sul caso Ecoveneta emergono alcuni dati inediti sulla  : l'ex assessore Giglioli ci vede una delle ragioni che spinsero Aim ad acquistare Marghera.

Durante i primi anni Duemila Aim sarebbe in qualche modo stata costretta ad acquistare la piattaforma di Marghera, acquisto che scatenerà di lì a qualche anno un arcinoto caso giudiziario. Il motivo? Cercare di silenziare lo scandalo che sarebbe potuto derivare dalla notizia che nel depuratore di Sant'Agostino per anni sono finite quantità abnormi di metalli pesanti. È questa la chiave di lettura che Gianni Giglioli (vedi  la lunga intervista a corredo sul n. 215 in distribuzione), ex assessore alle municipalizzate nella attuale giunta comunale di Vicenza, dà sull'intero affaire San Biagio.E non si tratta ovviamente di impressioni pure e semplici ma di orientamenti «ricavati da una lettura attenta» della sentenza con la quale  il 2 febbraio 2008 il tribunale di Venezia ha condannato in primo grado Carlo Valle ed altri personaggi legati allo smaltimento illecito di rifiuti provenienti proprio dalla piattaforma di Marghera.

Ma al di là delle considerazioni di Giglioli va descritto il quadro complessivo della situazione.  Di prassi la norma infatti non prevede che i reflui industriali possano finire nei depuratori civili come quello di Sant'Agostino (a meno che siano esattamente assimilabili ai domestici) perché la depurazione civile è organizzata per abbattere sostanze nocive di natura principalmente biologica. Tant'è che a pagina 46 la sentenza firmata dal presidente del tribunale Sergio Trentanovi è chiara: «... nelle analisi fornite da Aim emergeva chiaramente la presenza di suddetti metalli, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo e rame erano presenti oltre i limiti consentiti...». Ma come ci sono finiti nel depuratore di Sant'Agostino?

I possibili sversamenti illeciti nel depuratore ovest di Vicenza non sono una novità. Ai primi anni Duemila il problema era stato sollevato più volte dall'ex consigliere comunale Franca Equizi e soprattutto dall'ex consigliere Ciro Asproso.  Per vero in passato a più riprese si ipotizzò di qualche industria che con qualche stratagemma di tanto in tanto, magari complice qualche acquazzone, approfittava della vicinanza del depuratore di Sant'Agostino per sversare sostanze illecite dove è proibito.

Però i numeri incasellati dai magistrati parlano di 4.000 tonnellate di fanghi non compatibili con le normali pratiche di compostaggio e pertanto incompatibili con la provenienza da un normale depuratore civile. Ed il periodo analizzato va solo dal 2000 al 2003. La sentenza di primo grado ha anche acclarato la condotta corretta da parte di Aim che ha sempre informato i gestori della piattaforma di Marghera circa la caratterizzazione dei fanghi. Ma la domanda è un'altra. Come ci sono finiti lì dentro? Quattromila tonnellate in tre anni fanno pensare più ad una pratica illecita consolidata da parte di più aziende che alla furbata occasionale di qualche mariuolo. E c'è poi una questione che va aggiunta alla pericolosità ambientale dei fanghi “metallizzati”. Il loro smaltimento costa caro. In questo caso Aim e quindi il comune, hanno indirettamente contribuito a sgravare, senza il permesso della collettività, la bolletta ecologica di imprese più o meno note?  Non si tratta di questioni di poco conto perché quella che si profila è una vera e propria Gomorra in salsa berica.

In questi ultimi anni l'urbanistica ha tenuto banco sulla scena politica locale, mentre l'ambiente, almeno in casi come questo è stato molto meno illuminato dai riflettori dei media. Ovviamente l'attuale amministrazione ha poco a che spartire con accadimenti così lontani nel tempo. Però la trasparenza conta. E a questo punto una domanda nasce spontanea. Sarebbe un bel gesto se i vertici di Aim, d'accordo col comune, pubblicassero una tabella nella quale anno per anno dalla costruzione del depuratore di Sant'Agostino sino ai giorni nostri fosse evidenziato il quantitativo di metalli pesanti e altri inquinanti tossici finiti nel depuratore della spalla Ovest?


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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