Maxi evasione ad Asiago. Società immobiliare nascondeva ricavi milionari e sfruttava la cassa integrazione
Mercoledi 7 Ottobre 2015 alle 12:21 | 0 commenti
Comando Guardia di Finanza di VicenzaÂ
Nei giorni scorsi militari della Guardia di Finanza di Asiago, nell’ambito dell’attività operativa volta al contrasto dell’evasione fiscale, dopo oltre un anno di indagini, hanno concluso un’accurata attività di verifica nei confronti di una società dell’altopiano di Asiago operante nel settore delle compravendite immobiliari e delle costruzioni.
Le attività investigative - sviluppatesi tramite l’analisi della contabilità ufficiale, della copiosa documentazione extra-contabile rinvenuta presso la sede societaria e dei riscontri effettuati presso gli acquirenti - hanno permesso di rilevare materia imponibile sottratta a tassazione per oltre € 3.600.000 ed un’evasione IVA di € 400.000. Nel ricostruire l’effettivo volume d’affari della società è stato inoltre appurato l’impiego, per diverse annualità , di numerosi lavoratori, tra i quali 19 occupati irregolarmente e 13 completamente in nero. Nei confronti della società sono scattate così anche le pesanti sanzioni previste in materia di lavoro, per oltre € 100.000, correlate alle violazioni commesse con riferimento a ciascun dipendente (cosiddetta maxi – sanzione).
I finanzieri della Tenenza di Asiago hanno inoltre segnalato l’amministratore unico della società alla Procura della Repubblica di Vicenza per dichiarazione infedele (art. 4 D.Lgs. 74/2000) e per il reato di truffa aggravata ai danni dell’I.N.P.S. (art. 640-bis c.p.) in quanto, come appurato anche dalla contabilità parallela rinvenuta, l’impresa ha usufruito indebitamente, per diverse annualità , dell’istituto della Cassa Integrazione Guadagni.
Tale ammortizzatore sociale, uno dei principali previsti dall’ordinamento, come noto, consiste nel versamento, da parte dell’I.N.P.S., di una somma di denaro in favore dei lavoratori il cui datore di lavoro ha diminuito la retribuzione per effetto di una riduzione o sospensione dell’attività lavorativa, dovuta a una variegata serie di cause. L’azienda in questione adoperava in maniera truffaldina questo istituto simulando l’assenza di 13 lavoratori a causa del maltempo, quando in realtà erano “regolarmente†impiegati in cantieri edili della stessa impresa di costruzione. La società riusciva ad ottenere, quindi, indebiti guadagni derivanti, oltre dall’evasione fiscale, anche dall’omesso versamento dei contributi previdenziali e dall’omessa corresponsione di parte della retribuzione – gravata, sostanzialmente, sulla collettività , tramite l’Istituto previdenziale – ed ha perciò posto in essere una sleale concorrenza nei confronti delle imprese oneste operanti nello stesso settore.
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