Quotidiano | Rassegna stampa | Categorie: Fatti

Marzotto: le due galassie della diaspora

Di Rassegna Stampa Domenica 29 Ottobre 2017 alle 22:25 | 0 commenti

ArticleImage

Si è consumata a cavallo degli anni 2000 la divisione all'interno di una delle (poche) grandi famiglie imprenditoriali venete, i Marzotto. Nel 2004 il conte Pietro, che aveva guidato il gruppo per 25 anni, in disaccordo con la linea degli altri fratelli, lascia ogni partecipazione (ripeterà più volte: «Sono stato buttato fuori»). Già qualche tempo prima c'erano state le prime "discussioni" in famiglia sulla cessione della catena alberghiera Jolly agli spagnoli di Nh. Nel 2007 i fratelli si dividono definitivamente: una parte dei Marzotto con Zignago, un'altra parte della famiglia rilancia l'antica industria tessile vicentina. La Marzotto Group è oggi leader nei segmenti lana, lino, cotone, velluto (con Redaelli), seta (con Ratti).

Tanti rami familiari

Difficile mettere d'accordo sette fratelli Giannino, Italia, Laura, Paolo, Pietro, Umberto, Vittorio Emanuele e le rispettive famiglie. Chi ha provato a contare tutti gli eredi Marzotto, giunti alla sesta generazione, è arrivato a quota 86, poi si è perso il conto. Ognuno ha deciso di andare per la propria strada. E così - sotto il controllo di Andrea Donà dalle Rose e sorelle (figli della Contessa Italia Marzotto) in alleanza con il manager di famiglia Antonio Favrin, che ora gioca in proprio - è nata una vera e propria galassia imprenditoriale, che spazia da Marzotto abbigliamento, Marzotto tessile, mentre Zignago Santa Margherita (holding con partecipazioni in 26 aziende, che operano in vari settori industriali: vetro, vinicolo, energia, immobiliare) fa capo ai quattro fratelli figli di Vittorio Emanuele Marzotto.

Tanti rami familiari e alla fine la dinastia ha coltivato attività su binari separati: il tessile a Valdagno e il vetro a Fossalta di Portogruaro

Tutto però inizia nel 1836, in una piccola tessitura laniera a Valdagno, borgo al fondo di una vallata non lontano da Vicenza. Il fondatore dà il nome alla propria azienda "Lanificio Luigi Marzotto & Figli". Dopo quattro anni alla guida c'è il figlio Gaetano e continua la crescita. Mentre la Marzotto conta già duecento operai, e ottanta fra macchine e telai a mano per tessitura, fuori si combatte la Terza Guerra d'Indipendenza, che libera il Veneto dall'Impero d'Austria (1866). Ai primi del Novecento due stabilimenti occupano 1.700 dipendenti. Grazie alla visione di Gaetano Marzotto Jr si mette in atto un innovativo rapporto con i propri dipendenti. Con la Città Sociale fornisce case agli operai, ville ai dirigenti e una serie di servizi per i lavoratori e le loro famiglie. Il villaggio operaio era dotato di asilo, scuole, ospedale, casa di riposo, panificio e fattoria modello. E poi il dopolavoro ed il teatro, per i piccoli la colonia estiva sulle Dolomiti e a Jesolo, per gli adulti l'albergo sul monte Albieri. Decise inoltre di diversificare le proprie attività, valorizzando la tenuta di Villanova-Portogruaro, da cui nacque una conglomerata tessile, agroalimentare (Cantine Santa Margherita) e vetraria (Industrie Zignago).

L'azienda intanto continua crescere e ad ingrandirsi, anche dopo la crisi di Wall Street del 1929. Negli anni 50 la scelta di puntare sull'abbigliamento, non solo filati e tessuti, ma anche abiti. Nel frattempo la società si modernizza sotto l'aspetto strategico e organizzativo attraverso la creazione di divisioni autonome affidate alla gestione del management, in un quadro di crescente internazionalizzazione. Con la guida di Pietro Marzotto, dagli anni 70, si sviluppa l'export e nel tempo il gruppo si trasforma una multinazionale che copre tutti i segmenti della produzione sino all'alta gamma. Entrano nel gruppo la Bassetti, quindi il Linificio e Canapificio Nazionale, poi la Lanerossi, infine la Guabello. Si avviano linee di confezionamento per il tempo libero e lo sport con Marlboro Classic, marchio che opera nel segmento casual. Alla fine degli anni ottanta i dipendenti del gruppo Marzotto sono 11mila. Il 1987 vede l'ingresso della griffe dello stilista Gianfranco Ferrè. Nel 1991 la Marzotto entra nelle confezioni acquisendo la tedesca Hugo Boss.

L'origine delle divisioni

E il 2002 quando il gruppo Marzotto acquistala maison Valentino, uno dei più noti marchi della moda italiana nel mondo, dal gruppo HdP, sulla base di un valore d'impresa di 240 milioni. Nel 2005 quota in Borsa la Valentino Fashion Group. Proprio con la Hdp di Maurizio Romiti il conte Pietro Marzotto aveva progettato qualche anno prima la fusione per creare la "Grande Marzotto". Ma la maggioranza dei fratelli fu contraria e iniziò la diaspora. Era il 1997.

da Il Sole 24 Ore

Leggi tutti gli articoli su: Marzotto, Il Sole 24 Ore, Marzotto Group

Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network