Marchioro contro corrente per i profughi: per umanità e per le ricadute sul territorio
Martedi 25 Marzo 2014 alle 23:40 | 1 commenti
Qualcuno potrebbe malignare che parla liberamente perché sta terminando il secondo e, quindi, ultimo suo mandato da sindaco. Ma così non pare essere per Diego Marchioro, sindaco di Torri di Quartesolo e "renziano" in ascesa anche se «Renzi ha detto che da quando è segretario i renziani non ci sono più» ammicca politicamente. Tornerà la lavorare da dirigente della Omba Impianti & Engineering spa dopo l'elezione del nuovo sindaco: «punto su Stefania Frizzo del Pd e mio assessore».
Ma Diego Marchioro, giá consigliere di Anciveneto, ce lo ritroveremo tra i piedi nella politica che conta per cui appare sincero e non opportunista in un territorio ancora ricco ... di pregiudizi quando ci dice: «non approvo i modi spicci e i tempi ristretti con cui i sindaci del Vicentino sono stati informati della necessità di ospitare 40 profughi e, venerdì scorso, quando sono stato chiamato dalla prefettura, ho spiegato che lo avevo già fatto in precedenza ma questa volta non potevo ospitare profughi a Torri di Quartesolo per l'impossibilità di costruire un progetto di accoglienza costruttivo in così poco tempo. Non ho ritenuto di farlo anche per non caricare la prossima amministrazione di scelte mie, ma mi è pesato non accogliere questi disperati dopo che con i 5 che ci erano stati affidati in passato avevamo seguito un percorso umano unico di inserimento nella nostra comunità , per la quale hanno anche lavorato».
Ma Diego Marchioro, nel cui ufficio campeggia un crocifisso, dice di più in senso pratico («le cifre incassate dallo Stato sono state spese a Torri con vantaggio, anche se solo per 50.000 euro, per l'economia locale e non capisco chi non accetta di aiutare anche in questo modo i propri concittadini») e, soprattutto, in senso morale: «non è possibile non trovare il modo per accogliere dignitosamente in una provincia con oltre 800.000 abitanti 40 esseri umani così duramente provati!».
È sincero? Noi pensiamo di sì. O almeno ce lo auguriamo almeno come ci auguriamo che il suo Matteo Renzi sia sincero nelle sue promesse di un'Italia rivoltata come un calzino.Â
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