Manzato, assessore regionale all'agricoltura, sul Piano di sviluppo rurale
Lunedi 4 Febbraio 2013 alle 14:40 | 0 commenti
Regione Veneto - Questi i fatti: la Regione del Veneto ha ridefinito per tempo le misure agroambientali per lo sviluppo rurale. Per farlo, abbiamo dovuto bloccare il PSR per un anno a causa del mancato supporto della struttura ministeriale: lo schema di misure definito da Roma, infatti, era calibrato per l'Umbria e non per l'agricoltura e le esigenze del Veneto e del suo sistema di imprese. La struttura regionale ha dovuto sostanzialmente ricostruire e rifare tale schema, in accordo con i produttori della regione. Le misure così ridefinite hanno avuto successo e fornito ottimi risultati.
Lo ricorda l'assessore all'agricoltura del Veneto, Franco Manzato, in relazione ad alcune valutazioni fatte a Bovolone dal ministro delle politiche agricole uscente, già dirigente ministeriale, che ha affermato di "non capire" perché il Veneto non avesse disegnato nel 2010 nuove misure di sviluppo rurale che sarebbero state finanziate dall´Unione Europea direttamente nel quadro della politica agro ambientale. Con la Misura 214 i, Azione 3 - ha sottolineato l'assessore regionale - abbiamo finanziato ad esempio 657 aziende per un totale di 21.148 ettari; di queste, 48 aziende erano tabacchicole, per 1.471 ettari. Si è trattato di una Misura innovativa, che ha permesso di finanziare 711 ha di tabacco irrigato a pioggia, 486 ha di tabacco a microirrigazione a goccia e 274 ha di tabacco irrigato con fertirrigazione, azione completamente nuova approvata per la prima volta dalla Commissione Europea solo dentro il PSR del Veneto.
Io capisco che per un dirigente ministeriale divenuto ministro tecnico e fiondato candidato in una regione non sua sia complicato conoscere una realtà che non ha praticato - ha detto l'assessore regionale - ma non si può parlare a spese della verità . Colgo invece questa occasione di confronto, sia pure improprio, tra Stato e Regione - ha concluso l'assessore - per ricordare il tentativo nazionale di trasformare la dotazione del Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) in una specie di "bancomat agricolo" onnicomprensivo, dirottando sullo sviluppo rurale regionale interventi in precedenza finanziati dallo Stato e altri aggiuntivi: per esempio il miglioramento genetico il piano irriguo nazionale, i piani di settore e il piano nazionale d'azione per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari. Se finora abbiamo avuto a disposizione 150 milioni di euro l'anno e se con la manovra in atto a Bruxelles potremmo contare su 115 milioni l'anno, nel caso a Roma decidessero di proseguire su questa strada al veneto rimarrebbero non più di 71 milioni l'anno, con un massimo di 25-30 milioni di euro l'anno per le azioni strategiche.
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