Mannaia Monti: addio ai rimborsi esentasse per i consiglieri regionali veneti
Venerdi 2 Novembre 2012 alle 23:15 | 0 commenti
Da Il Gazzettino di oggi 2 novembre 2012
Sospesa l'erogazione dei fondi destinati ai gruppi consiliari. E i soldi non saranno nemmeno reinseriti in busta paga. È l'effetto del decreto del Governo Monti sulle Regioni approvato lo scorso 10 ottobre
Addio ai 2.100 euro di rimborso spese forfettario fuori busta: i gruppi consiliari della Regione Veneto che dallo scorso aprile giravano ai propri eletti la somma esentasse, non avranno più questi fondi per pagare i rimborsi. E i soldi non saranno nemmeno reinseriti in busta paga.
È l'effetto del decreto del Governo Monti sulle Regioni approvato lo scorso 10 ottobre a cui l'ufficio di presidenza del consiglio regionale del Veneto si è adeguato, approvando una delibera così intitolata: "Sospensione della corresponsione dei contributi ai gruppi consiliari".
Erano i rimborsi spese che avevano scatenato la polemica al Ferri Fini, i 2100 euro esentasse per l'attività sul territorio che fino a marzo risultavano in busta paga e che da aprile venivano gestiti dai gruppi. La ratio del cambiamento era che solo i gruppi potevano sapere quanta attività politica faceva un proprio consigliere e quindi sapevano quali spese potevano essere rimborsate. Solo che la disposizione non era mutata rispetto al passato: i 2.100 euro, anche da aprile, continuavano a essere pagati in maniera forfettaria, esentasse, con bonifico, senza più risultare nello statino dello stipendio, che così pareva più alleggerito.
La vicenda, raccontata dal Gazzettino alla fine di settembre, aveva provocato non poco scalpore, tanto che molti gruppi erano corsi ai ripari dicendo che per il mese di ottobre sarebbero state introdotte le pezze giustificative. Ma la pietra tombale è arrivata dal Governo Monti con il decreto 174 entrato in vigore l'11 ottobre: l'articolo 1 stabilisce che le risorse trasferite dall'assemblea regionale ai gruppi non possono essere utilizzare per "indennità , benefici o simili emolumenti". Pochi giorni dopo - ma si è saputo solo ora - l'ufficio di presidenza del Ferro Fini ha disposto la sospensione dei pagamenti ai gruppi relativi ai rimborsi spese.
Soldi che, peraltro, non rientreranno neanche più nelle buste paga, vista la riduzione delle indennità decisa l'altro giorno dalla Conferenza delle Regioni. «Sì, noi l'intesa sui tagli a livello nazionale l'abbiamo trovata - dice Clodovaldo Ruffato, presidente del consiglio regionale del Veneto che ha fatto parte del gruppo di lavoro - Ma spiace che ancora una volta ci siano i privilegiati che stanno a guardare». Chiaro riferimento alle Regioni e alle Province a statuto speciale che, a quanto pare, non saranno interessate dal taglio degli emolumenti per i propri politici. Al Consiglio dei ministri, infatti, è piaciuto così tanto la proposta di tagli partorita dalle Regioni (ordinarie), che ha deciso di non fare più un decreto da convertire poi in legge: la scelta del Consiglio - recita una nota di Palazzo Chigi diffusa ieri - di «condividere» la proposta della Conferenza delle Regioni «rende superflua l'adozione di un provvedimento espresso». Conseguenza: «Le Regioni dovranno adeguarsi ai nuovi standard entro il 30 novembre». Cioè tagliare gli stipendi ai consiglieri e i fondi ai gruppi. «Già - commenta, amaro, l'assessore veneto Roberto Ciambetti - Tagli nei costi della politica grazie alle Regioni virtuose, ma ci sono realtà speciali dove tagli e sacrifici non esistono nel dizionario politico».
Il provvedimento consentirà in tutta Italia un risparmio complessivo di circa 40 milioni l'anno. L'Umbria era stata individuata come la regione più virtuosa per la retribuzione dei governatori, l'Emilia Romagna per i consiglieri regionali, l'Abruzzo per i finanziamenti ai gruppi. In realtà , fatti due conti, i singoli consiglieri ci rimetteranno ma sarà un taglio sopportabile: da dicembre avranno uno stipendio che comprenderà anche i rimborsi spese e che varierà da poco meno di 14mila euro lordi per i presidenti a circa 11mila lordi per chi non ha cariche. Il netto dovrebbe essere di poco inferiore agli 8mila euro per i consiglieri semplici, per arrivare a un massimo di circa 9.500. La mannaia, piuttosto, calerà sui gruppi consiliari: il finanziamento sarà di 5mila euro per ciascun consigliere all'anno. Il caso più semplice è quello dei monogruppi: la Sinistra di Pettenò avrà 5mila euro all'anno contro i 41mila del 2011. La Lega che nel 2011 con 20 consiglieri ha avuto quasi 800mila euro di entrate, passerà a 100mila. I gruppi sono allarmati: anche caricando sulla casse generali le spese per il funzionamento (telefono, fax, fotocopie), non avrebbero più soldi per l'attività politica istituzionale, vale a dire convegni, seminari, consulenze. E, a quanto dicono, neanche per pagare il personale assunto a contratto.
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