Mannaggia la miseria di Anselmo Botte, il 16
Martedi 13 Aprile 2010 alle 21:00 | non commentabile
Galla Librarsi   Â
Anselmo Botte
Presenta il suo libro
Mannaggia la miseria
Storie di braccianti stranieri e di caporali nella Piana del Sele
Ediesse, 160 pagine 10,00 euro
Introduce
Stefano Ferrio
In collaborazione con GCIL Vicenza
Venerdì 16 aprile, ore 18.00. Ingresso libero
Galla Librarsi, contrà delle Morette ,4 a Vicenza
t. 0444 225280 - [email protected]
Se c'è una consapevolezza nuova - o come sostengono i più critici, una moda - che sta cambiando le nostre abitudini di cittadini è quella del consumo consapevole e quindi responsabile: un atteggiamento che va dal corretto smaltimento dei rifiuti che produciamo, al tentativo di evitare sprechi e consumi inutili assumendo (complici certe ristrettezze imposte dalla crisi) uno stile di vita più sobrio e meno capriccioso, fino al desiderio di conoscere la storia dei prodotti che riempiono il nostro carrello della spesa.
Siamo ormai abituati a sentir parlare di filiera, cioè di tutti quei passaggi che portano i prodotti che consumiamo dal luogo di produzione fino a noi. La filiera racconta insomma la vita delle cose e, se letta con attenzione, racconta anche la storia dei lavoratori che vi prendono parte.
Un pezzo di questa storia viene raccontato in Mannaggia la miseria, il libro di Anselmo Botte pubblicato dalle edizioni Ediesse, che l'autore presenterà con Stefano Ferrio venerdì 16 aprile alla libreria Galla Librarsi di Vicenza (in contrà delle Morette, 4 alle ore 18,00 con ingresso libero).
La storia che Botte porta alla luce con questo libro è quella dei braccianti immigrati, per la maggior parte marocchini, occupati in agricoltura nella piana del Sele, vicino a Salerno. Una storia raccontata in prima persona dai suoi protagonisti, composta di tante voci che dipingono un quadro desolante fatto di condizioni di lavoro e di vita estremamente degradati, di impossibilità di difendersi dallo sfruttamento, dal caporalato o dal lavoro nero, che parla di condizioni abitative disumane e di mancanza di diritti, di vite invisibili, di lavoro durissimo e di miseria.
Una storia che è bene conoscere, specialmente quando nelle giornate d'estate mangiamo una delle profumatissime pesche che vengono raccolte nelle assolate terre d'Italia, perché le condizioni di vita e di lavoro degli uomini e delle donne che hanno raccolto quel frutto possono renderlo - ai consumatori più consapevoli e quindi più responsabili - un po' meno profumato.
Una storia che è bene ricordare perché in ogni prodotto è racchiuso anche un pezzo della vita del lavoratore che l'ha portato fino a noi. E in un paese civile e moderno, fondato sul lavoro - nostro e degli altri - si vorrebbe che la condizione di ogni lavoratore, anche il più umile e invisibile, fosse difesa e garantita nei suoi diritti e nella sua dignità .