Maltauro patteggia ma sposta 3 milioni, i pm li sequestrano: il lupo perde il pelo...
Mercoledi 17 Dicembre 2014 alle 09:20 | 0 commenti
di L.Fer.*
Quattro giorni dopo aver patteggiato 2 anni e 10 mesi per associazione a delinquere-corruzione-turbativa d'asta nell'inchiesta sugli appalti Expo per la quale era stato arrestato l'8 maggio scorso insieme Gianstefano Frigerio e Primo Greganti, l'imprenditore vicentino Enrico Maltauro ha provato a muovere 3 milioni di euro (nell'immagine il fotogramma del famoso video in cui l'ex Ad della Maltauro consegna bustarelle in campio di appalti, ndr).
Ma l'operazione, segnalata il 10 dicembre dall'Uif-Unità di informazione finanziaria della Banca d‘Italia, in 48 ore è stata esaminata dall'aliquota GdF della polizia giudiziaria della Procura di Milano, la cui informativa-lampo ha convinto i pm Claudio Gittardi e Antonio D'Alessio a ordinare in via d'urgenza il «sequestro preventivo» presso la filiale milanese di Credit Suisse: soldi che l'imprenditore voleva trasferire da una gestione patrimoniale intestata a «Unione fiduciaria» (i cui fiducianti erano lui e alcuni suoi familiari) a un'altra «il cui fiduciante risulterebbe essere il solo Enrico Maltauro». 


In banca ieri sono stati trovati non 3 ma 4 milioni, e la somma, che sembrerebbe «provenire da una operazione di scudo fiscale», risulta il residuo di un totale che il 28 novembre ammontava a 12,1 milioni, «oggetto di un'ulteriore richiesta di trasferimento presso una nuova gestione fiduciaria i cui intestatari sono tutti gli altri ad eccezione di Maltauro».
La difesa si dichiara «molto sorpresa dal sequestro» e indica anzi nel trasferimento «la prova della recisione da parte di Maltauro del cordone ombelicale con il gruppo», trattandosi di «un fondo vincolato aziendale per iniziare a pagare le azioni da lui appunto cedute».


Venerdì tra le futuribili norme anticorruzione il premier Matteo Renzi aveva preannunciato il subordinare il patteggiamento alla preventiva restituzione dei frutti della corruzione. È quanto in sostanza hanno operato i pm con l'attuale articolo 322 ter per bloccare una somma equivalente al ritenuto profitto della corruzione: la norma, dopo condanna o patteggiamento per reati tra i quali la corruzione, comporta infatti «sempre la confisca del profitto o del prezzo del reato, o, quando essa non è possibile, per un valore corrispondente la confisca di beni di cui il reo ha la disponibilità ».
Nel caso di Maltauro - che dopo il patteggiamento per il filone principale di Expo era ancora indagato nella successiva indagine costata l'arresto anche all'ex responsabile (Antonio Acerbo) dell'appalto delle «Vie d'Acqua» - i pm prospettano che profitto non sia solo l'ipotizzata tangente pagata da Maltauro sotto forma di consulenza da 36.000 euro al figlio di Acerbo, ma corrisponda alla totale «entità dei lavori aggiudicati, consistente in svariati milioni» visto che l'appalto Vie d'Acqua fu assegnato alla cordata Maltauro per 42,5 milioni: e per i pm «alla stessa conclusione si perverrebbe anche qualora, come profitto dell'appalto illegittimo, si considerasse il margine di utile per l'impresa».
*Corriere della Sera
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