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Mali, andata e ritorno. Senza contributi

Di Redazione VicenzaPiù Domenica 24 Marzo 2013 alle 11:57 | 0 commenti

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Di Malgoubri Abdoul Moumini per la nuova rubrica "StranIeri, italiani oggi"

Samba Salim, di anni 57, è un cittadino del Mali. Samba perse il suo lavoro nel 1987 e, dopo due anni di ricerche non fruttuose, Samba decise di abbandonare le sue due mogli e i sette figli per emigrare verso l'Europa. Grazie all'aiuto dei suoi parenti e alla facilità con cui ottenne il visto prese il volo e scelse come destinazione Parigi dove era sicuro di incontrare qualche conoscente.

Arrivato a Parigi lo consigliarono di andare nel ghetto dei suoi connazionali. Passò tre mesi a cercare invano un'occupazione nella città della torre Eiffel. Con agosto alle porte decise, quindi, di trasferirsi in Puglia per raccogliere prodotti agricoli. A Parigi Samba stava bene, aveva un letto dove dormire, aveva da mangiare. Però la sua famiglia era nel bisogno e i debiti per il viaggio aspettavano di essere saldati. Samba decise quindi di trasferirsi a Foggia dove era sicuro di trovare un lavoro avendo tutti i requisiti necessari per il compito da svolgere, ovvero forza fisica e buona salute. Al suo arrivo a Foggia dovette affrontare una nuova sfida, dormire in una casa abbandonata e fatiscente, ma tutto ciò non influenzò la sua determinazione a lavorare e aiutare i suoi familiari. Dalla prima mattina a Foggia cominciò a lavorare e a migliorare la vita dei suoi familiari. Dopo tre anni di clandestinitàSamba regolarizzò la situazione con la prima sanatoria. Con il permesso di soggiorno in mano e col pensiero ai suoi familiari che dipendono tutti da lui, Samba decise di trasferirsi a Vicenza dove trovò lavoro in una fonderia. Passato il periodo di prova, con un contratto di lavoro stabile, Samba fece arrivare il primogenito che trovò subito anche lui un lavoro. Poi fece venire anche un secondo figlio che mandò a studiare meccanica perché sentiva che diventava sempre più difficile trovare un impiego. Nel 2005 l'azienda per la quale lavorava fallì e Samba non riuscì più a trovarsi un impiego. È cosi che Samba perse il permesso di soggiorno dopo tre anni e tornò clandestino. Per non pesare sulle spalle dell'unico figlio lavoratore, Samba se ne andò da Vicenza per tornare verso la terra di origine dove ritrovò il resto della sua famiglia con una domanda che lo tormenta ancora oggi: che ne sarà dei dieci anni di contributi versati?

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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