Ma che freddo fa
Domenica 12 Febbraio 2012 alle 11:32 | 0 commenti
Di Luigi D'Agrò
Ma che freddo fa. E non è il ritornello di una canzone, ma la siberiana notizia del giorno. Sono bastati sette giorni di temperatura al di sotto di alcuni gradi rispetto alla media stagionale, perchè la notizia diventasse di prima pagina e le manifestazioni nevose portassero ad uno scenario di emergenza in un inverno che, fino ad allora, era considerato uno dei più caldi e siccitosi degli ultimi ottant'anni.
Televisioni e giornali, ghiottamente, hanno preso la palla di neve al balzo e, visto che la politica non tira più come prima, hanno sostituito il plastico dei luoghi e edei delitti con la bacchetta dei diversi esperti di previsioni metereologiche che segnalavano i canali entro i quali erano veicolate l'abbattersi di violente perturbazioni sull'italica penisola.
Ed è stato allora un incalzante e sormontato succedersi di immagini e notizie che dovevano manifestare la "spettacolarità " devastante del tempo, fino a far competere il nostro Paese, nel numero dei decessi causati dal freddo, con quello dei Paesi dell' est europeo, scambiando, magari, un delitto avvenuto nel parcheggio di un ipermercato, con un assideramento da esibire per la statististica dell'evento madre.
C'era un tempo, il detto di cultura contadina che diceva: "sotto la neve, pane"!
Oggi, invece, rappresenta una specie di flagello per il mondo agricolo che vede, in inverno, venir meno la produzione di zucchine, pomodori e melanzane.
Ma non ci avevano detto che il miglior modo di alimentarsi era quello di coltivare e scegliere prodotti stagionali, che avrebbero avuto un benefico effetto pure sui bilanci familiari? Pure questo campo deve dare il proprio contributo alla drammatizzazione dell'evento, mostrando scaffali carenti di quei prodotti estivi invece di "raccontarci" di broccoli, verze e cavolfiori!
E poi la protezione civile: ma non era il fiore all'occhiello del pronto intervento italiano anche nelle calamità internazionali? Sono bastati dieci centimetri di neve, caduti a Roma, per metterla alla berlina, in un conflitto tra soggetti istituzionali spettegolato in diretta televisiva dalle parti con inusitata protervia.
Nessuno vuole prendersi la responsabilità delle mancanze dovute ad inefficienza della propria organizzazione: lo scaricabarile l'abbiamo visto, purtroppo, anche nelle strade bloccate di grande percorrenza e nei treni soppressi o fermi in mezzo alla campagna.
Questa è l'Italia e non l'inverno.
Cavolo, che brutto vento tira!
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.