Lunedì trentesimo anniversario morte di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo
Domenica 29 Aprile 2012 alle 20:36 | 0 commenti
Tomaso Rebesani, coordinatore provinciale Sinistra Ecologia Libertà - Domattina ricorre il trentesimo anniversario della morte di Pio La Torre e di Rosario Di Salvo che lo scortava. La mafia li ammazzò la mattina del 30 di aprile 1982, un agguato in una via stretta e diritta a pochi isolati da corso Calatafimi e dalla vecchia sede del Pci palermitano.
Facevo la prima superiore, ma ho ancora un ricordo molto vivo di quel terribile anno che attraverso decine di omicidi di onesti servitori dello Stato e della nostra comunità si concluse con l'assassinio del Generale Dalla Chiesa. Oggi purtroppo siamo ancora costretti ad un ricordo fortemente venato di rammarico ed inadeguatezza. Dopo tanti anni ed enormi sacrifici in vite umane il nostro Paese è ancora ostaggio di mafia, camorra e n'drangheta che esercitano un controllo asfissiante del territorio nel Sud e una dilagante influenza sull'economia del Nord. Non sono in grado di stimare con precisione se il loro controllo sulla politica sia maggiore o minore rispetto agli anni Ottanta, ma so per certo che qualunque esso sia è comunque inaccettabile.
Anche per questo dobbiamo ricordare i nostri morti, questa galleria di persone che con coraggio, passione e amore hanno speso tutto ciò di cui disponevano per liberare la loro terra dalla piaga più grave che la affligge. Pio La Torre era un comunista ed era un siciliano, aveva portato in piazza mezza Sicilia, atei e credenti, comunisti e democristiani nel tentativo di bloccare l'installazione dei missili Cruise nella base di Comiso. I siciliano credevano in lui e lo seguivano, perché sapeva comunicare che il problema non erano i missili, la guerra atomica e gli americani ma la servitù imposta all'isola, l'idea che fosse sempre colonia. E mentre faceva Politica fianco a fianco dei siciliani, a Roma si svendeva la Sicilia per una base militare, ma cosa ancora più grave per controllarne la politica e l'economia attraverso le famiglie di Cosa Nostra.
E' questo che provoca l'enorme rammarico per le occasioni perdute, per gli uomini e le donne esemplari che abbiamo lasciato morire troppo soli in questi trent'anni. Ed il rammarico suscita un sentimento di forte inadeguatezza per l'incapacità ancora oggi di agire contro la criminalità organizzata ce mette in ginocchio il nostro Paese con la necessaria forza e determinazione.
Io penso che non possiamo più accettare questo stato di cose. L'Italia non ha bisogno di nuove polemiche e dotte dispute su politica e antipolitica, né di seminari permanenti su tutti i media che ci spiegano dove vanno lo spread e la borsa di Wall Street. Ma non ci rendiamo conto che finché metà del Paese sarà governato dalla mafia e l'altra metà sarà ostaggio dei suoi capitali non potremo dirci veramente liberi? Come possiamo pensare di progettare il nostro futuro e soprattutto quello dei nostri figli lasciando intatti i patti di sangue e di potere che ci tengono ogni giorno sotto ricatto e che Pio La Torre con tanti altri ha cercato di rompere perché potessimo finalmente respirare un'aria diversa, più fresca e sana?Allora la vera questione è che impegno vogliamo assumerci tutti insieme oggi nel ricordo di La Torre, domani in quello di Falcone, Borsellino o del Generale Dalla Chiesa, se vogliamo finalmente espellere questo virus infetto che sta minando la nostra salute economica e la nostra convivenza sociale. Io penso che questa è la prima fondamentale riforma di cui l'Italia ha bisogno, la priorità che sta al primo posto: sradichiamo insieme la piaga della mafia dalla nostra Italia nel ricordo di grandi italiani come Pio La Torre, ma ancora di più per prospettare un futuro veramente diverso alle nuove generazioni. Se vuole, un Paese come l'Italia ce la può fare.
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