Luigi Sartorio da un anno in carcere a Cuba "urla" innocenza per morte di una dodicenne
Domenica 17 Luglio 2011 alle 14:27 | 3 commenti
Non è stato ancora giudicato colpevole, ma nemmeno innocente. Luigi Sartorio, 44 anni, ottico di origini vicentine ma residente a Verona, si trova in un limbo, che ha le sembianze del carcere cubano di "Combinado del Este", a L'Havana. Vi è rinchiuso dal 2 luglio dello scorso anno, da quando la polizia dell'isola lo ha arrestato, assieme ad altri due italiani, con l'accusa di essere coinvolto nella morte di una dodicenne cubana durante una festa hard a Bayamo, una località a sud della capitale, avvenuta il 24 maggio del 2010.
Ma Sartorio si dichiara innocente, come gli altri due connazionali rinchiusi con lui sull'isola: il fiorentino Simone Pini e il mantovano Angelo Malavasi. La linea difensiva del vicentino è incentrata su alcuni documenti e testimonianze che sarebbero in grado di scagionarlo, dimostrando che in quel periodo non poteva trovarsi a Cuba. Solo che, in mano all'autorità giudiziaria locale, c'è una confessione. La sua. L'unico tassello, nell'arco temporale di oltre dodici mesi da quando l'hanno rinchiuso nella prigione cubana, che non è cambiato. Sono state ridisegnate le accuse, sono emersi nuovi contorni della vicenda, si sono avvicendati doversi avvocati in sua difesa e le persone che lo sostengono, ma quella confessione è ancora il perno sul quale ruota tutta la sua vicenda. Che inizia un anno fa, quando il vicentino viene arrestato sull'isola dove si reca molto spesso perché a Cuba ha una compagna e, dallo scorso anno, anche un figlio. Lo portano in carcere, accusato di concorso in omicidio, istigazione alla prostituzione e spaccio di sostanze stupefacenti perché la ragazza della festa a cui anche lui avrebbe partecipato, secondo le indagini, è morta per overdose di droga. Ad assisterlo, fin da subito, è un avvocato cubano, assegnatogli d'ufficio. Dopo qualche mese, Sartorio riesce a far uscire una lettera dal carcere dove denuncia la confessione: "Mi hanno obbligato a firmare che ero presente alla festa" scrive nel testo datato 28 ottobre 2010. La lettera è diretta all'ambasciata italiana a Cuba che, non appena la riceve, informa la sorella del vicentino, Gilda Sartorio, residente a Vicenza. Di tutta la storia, però, non si viene a conoscenza fino a gennaio di quest'anno, quando amici, conoscenti e un avvocato della città preparano i documenti in grado di dimostrare l'innocenza del 44enne: una serie di testimonianze raccolte in istituti di credito, agenzie postali o compilate da avvocati, medici e infermieri che dichiarano di averlo incontrato, tra Vicenza e Verona, nel maggio del 2010, il periodo incriminato. "Abbiamo speso circa ventimila euro per tradurre, vidimare e spedire i documenti a Cuba" dichiara Fabrizio, un amico del vicentino. E ne inviano due copie, che seguono percorsi diversi, grazie anche all'aiuto del senatore leghista Alberto Filippi, vicepresidente della Commissione Esteri del Senato e consigliere comunale in città . Ma in quei mesi, intanto, si muovono anche altri politici tra cui la deputata del Pd, Daniela Sbrollini, che presenta un'interrogazione parlamentare in Commissione Esteri alla Camera, dove sottopone la vicenda di Sartorio al ministro degli Esteri Franco Frattini. Poi, però, tutto tace. La famiglia si affida a un altro avvocato, un legale di stanza a Cuba con la doppia nazionalità cubana-spagnola. Cambiamento che però, finora, non ha portato novità . Tanto che le indagini sul vicentino, che avrebbero dovuto chiudersi a marzo, continuano fino a giugno, e tuttora non si riesce a sapere se siano concluse. E mentre sui giornali cubani spuntano indiscrezioni secondo le quali la dodicenne cubana sarebbe morta per una crisi d'asma, quindi non per overdose, dopo poche settimane cambiano pure le accuse nei confronti di Sartorio. Nel rapporto stilato dalla Farnesina lo scorso due luglio, a un anno dal suo arresto, i capi d'imputazione a suo carico sarebbero corruzione di minore e concorso in omicidio. La vicenda suscita clamore, tanto da richiamare l'interesse della blogger cubana Yoani Sanchez, che cura lo spazio online "Generacion Y", sempre critico nei confronti del regime cubano. Va a trovarli in carcere a fine giugno, parla con Sartorio e Pini ma, dopo pochi minuti, viene allontanata. La sorella allarga le braccia: "E' una cosa che va oltre la nostra comprensione ma sono fiduciosa, sono sicura che mio fratello è innocente" dice Gilda Sartorio, che ripone l'ultima speranza in una visita al fratello detenuto: "L'intenzione è andare a trovarlo nelle prossime settimane, non sappiamo più che santi invocare".
a cuba sanno come trattare certi animali, (nn come in italia,)!!!!
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a cuba sanno come trattare certi animali, (nn come in italia,)!!!!