Luigi D'Agrò: lezioni di politica
Lunedi 5 Dicembre 2011 alle 23:51 | 0 commenti
La Pedemontana serviva al Bassanese trenta anni fa, non ora. La giunta attuale frutto della dabbenaggine del Pdl “socialistaâ€. Berlusconi lascia a Monti: moriremo democristiani
Parlare di politica a Bassano (storia, presente e futuro) non può prescindere da un incontro con Luigi D’Agrò. Raccontare del suo curriculum è superfluo, meglio non sprecare “battute†da gestire con cura invece per le considerazioni del “politologo†D’Agrò, che scopriamo in malcelata attesa del match di Champions del suo Milan col Barcellona e che ci riceve nella sua casa di fronte a Ponte, accanto al fiume. Testimoni la moglie, discreta, e la gatta, insofferente.
- Onorevole, sul piano economico e sociale quali sono i maggiori problemi del Bassanese? Quali sono invece i punti di forza?
La nostra area risente di un fattore storico, che in parte è comune a tutto il vicentino. L’essere legata a un mondo di cultura forte, identitaria (con Padova, Treviso e Vicenza sentite come esterne) e nello stesso tempo tradizionale non ci ha consentito di percepire alcuni cambiamenti della globalizzazione. Ma proprio rifarsi alle radici di un’area che è anche un crocevia di diversi sentire ci può far ripartire.
- Molte aziende dell'area sono ormai nelle mani di finanziari, fondi o gruppi, comunque, estranei al tessuto sociale locali. Si pagherà un dazio per questa fetta di nord est che abdica alla proprietà delle proprie risorse?
La mancanza di rinnovamento è quella che ha portato a questa “abdicazione†di proprietà a favore di gruppi, che puntano all’ottimizzazione dei loro rendimenti, Ad esempio i fondi pensione hanno come obiettivo quello di portare redditività ai capitali dei pensionati delle loro nazioni e non certo di mantenere un “presidio territorialeâ€. Il dazio, quindi, lo stiamo pagando.
- Il Bassanese è uno dei territori chiave attraversati dalla Pedemontana. Quanto quest'opera secondo lei sarà strategica per contrastare l'attuale momento di crisi?
Quest’opera sarebbe stata strategica trenta anni fa, quando avrebbe favorito i trasporti e, quindi, i commerci del bassanese. Ora, nel momento in cui la produzione è in buona parte delocalizzata, nasce costosa per la comunità locale e rappresenterà essenzialmente un risparmio per il traffico merci di transito, che crescerà per sfruttare il taglio di percorso chilometrico sulle lunghe direttrici ma che aggiungerà problemi al nostro ambiente.
- la minacciata “delocalizzazione†del Tribunale dopo le aspirazioni a diventare addirittura provincia è un altro segno di arretramento?
Se la logica del taglio minacciato è solo quella del “nome†del luogo che ospita il tribunale e, quindi, il criterio è l’essere o non essere capoluogo, la decisione a cui si voleva arrivare non può che essere miope. Perché province come Belluno e Rovigo hanno una produttività e un’efficienza di certo inferiori a Bassano. Quindi a penalizzare sarebbe non la mancata nascita della provincia ma un sistema di decisione irrazionale e incurante dell’obiettivo che si proclama: l’efficientamento
- Anche sotto il Grappa sono apparsi alcuni casi di evasione, non ultimo quello della Balestra. Casi isolati o segno di degrado civico che si allarga?
Non è un’area a potersi definire come caratterizzata dall’evasione, ma esistono semplicemente evasori e non evasori. Chi evade droga il sistema perché obbliga chi è rispettoso delle regole a doversi confrontare con una concorrenza sleale. Non è certo giustificando l’evasione che si affrontano i problemi di competitività del sistema, anzi è l’evasione che fa sopravvivere nel mercato aziende non competitive in sé, aggiungendo al danno al fisco la beffa di trascinare con sé chi, invece, potrebbe competere e innovare.Â
- A Vicenza capoluogo si fa un gran parlare di sicurezza e prostituzione. Nella terra degli alpini qual è la situazione
Certo a Bassano non si assiste a significativi fenomeni di prostituzione “di stradaâ€, ma più che preoccuparmi di quella che si esercita al chiuso sarei attento ai fenomeni degenerativi che le si possono accompagnare specialmente da quando ha assunto un caratterizzazione legata all’immigrazione. Intorno al mondo della prostituzione possono crescere fenomeni malavitosi di altro e più grave tipo.
- A suo parere le ultime novità giunte da Roma, a partire dal cambio di governo, contestualmente ad un apparente freno rispetto all'impeto leghista, cambieranno lo scenario politico veneto o quantomeno quello berico?
Quella che dovrà rinascere è una cultura politica, lontana dall’affarismo  e dall’opportunismo. E il nuovo governo “tecnico†ne è il segnale più chiaro: è nato dal degrado della cosiddetta seconda repubblica, dovrà essere il punto di svolta e ripartenza
- Il nuovo governo, comunque lo si legga, oltre che per aver schierato una squadra di professori si caratterizza per due dati ulteriori: l’età media cresciuta di oltre dieci anni rispetto all’esecutivo precedente e l’assenza di fatto di “tecnici†del sud. Che lettura dà di questi due fatti?
Il nuovo governo nasce da ambienti ben noti e che si leggono da soli, tra cui la finanza cattolica (Monti nasce Gesuita e il perno banca Intesa arriva dall’Ambrosiano Veneto) . Il sud non è Bocconiano e le grandi banche al sud non ci sono … L’età , poi, è un segno distintivo dell’origine del governo Monti.
- La politica ancora “vive†di volti datati come Dalema, Buttiglione, Cirino Pomicino, per non parlare degli stessi Bossi e Berlusconi. I giovani come Renzi, Tosi e Civati possono mettere degli additivi di sostanza nel carburante della cosa pubblica?
I giovani che mi cita hanno comportamenti “berlusconiani†nella loro attenzione all’apparire piuttosto che al fare.
- Last but not least, l’ultima cosa ma non la meno importante, lei che è esperto di cose parlamentari come interpreta, per contrasto, il ritorno sui palchi della politica e negli studi televisivi di “vecchi politici†come, ad esempio, Arnaldo Forlani e Ciriaco De Mita?
Con piacere culturale e storico: vuol dire che … moriremo democristiani. Nessun’epoca è perfetta, ma oggi paghiamo soprattutto l’assenza di quel ragionare in termini generali e di Paese che ha caratterizzato non la “vecchia politica†ma “la politicaâ€. Perché oggi a mancare non sono solo i democristiani di un tempo con la loro progettualità , ma gli uomini di un tempo. Si poteva non essere d’accordo con loro, ma il confronto era sulle idee.
- Onorevole, Bassano è stata una sorta di laboratorio politico in cui tra i primi casi nel Veneto il mondo politico centrista ha trovato una alleanza vincente col centrosinistra. Quali sono secondo lei le condizioni storiche e politiche in seno alle quali questo percorso si è compiuto? Secondo lei il Nordest Vicentino può essere teatro di un nuovo esperimento in cui nell'area politica che ha vinto le ultime municipali nella città del ponte si aggreghino altri soggetti che culturalmente provengono dai dintorni del Pdl?
A Bassano l’area storicamente più forte, quella di centro destra, ha pagato la dabbenaggine del Pdl, che ha pensato di fare da solo senza cercare un consenso più ampio. Il Pdl, pur essendo formato da una dirigenza di estrazione democratico cristiana, si è comportato da “socialistaâ€. E’ grazie a quest’errore che le forze di centro sinistra hanno trovato un coagulo vincente intorno a un sindaco fortemente moderato come Stefano Cimatti, un post democratico democristiano. Ora che destra e sinistra hanno perso il loro significato il laboratorio politico si costruisce intorno a chi si candida e prospetta un coagulo di forze che non facciano parte di un progetto demenziale già precostituito. E questo è più naturale nel Veneto storicamente bianco. La democrazia cristiana non si poteva definire di destra o di sinistra quando il bipolarismo era di fatto quello col comunismo: le sue attenzioni al sociale e ai diritti civili ancora oggi si potrebbero collocare a sinistra. Certo è che ora il mondo cattolico, che non fa più maggioranza con una sola formazione, si è innervato in tante realtà e questo porterà a nuove situazioni.
- Luigi D’Agrò cosa farà da grande?
Qualcuno mi dice che potrei guadagnarmi la mia fetta di presenza nel “buon vecchio†che deve tornare. Di certo penso che non mi sarebbe arduo metter su una formazione che raccolga consensi, ma, nella mia terza fase della vita, vorrei soprattutto imparare a utilizzare le mie conoscenze sfruttando le opportunità della tecnologia attuale.
Non è certo con questa sintesi “strozzata†del lungo colloquio avuto con Luigi D’Agrò che si possono chiudere le sue riflessioni. Non mancherà l’occasione di tornarci e approfondire: di materiale ne abbiamo tanto, di spazio in questa pagina non più.
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