Luigi Creazzo e il corto circuito del confronto politico
Venerdi 20 Maggio 2011 alle 00:16 | 0 commenti
Riceviamo da Luigi Creazzo, Responsabile PD Veneto - Diritti e Nuova Cittadinanza, e pubblichiamo
Credo valga la pena analizzare, seppur brevemente, alcuni avvenimenti degli ultimi giorni che dimostrano come sia entrato in corto circuito un modo di intendere il confronto politico basato solo sulla sterile propaganda, la contrapposizione tra tifoserie, il dileggio dell’avversario.
Far intendere che è in corso una battaglia epica tra il partito dell’amore contro quello dell’odio, tra eserciti del bene contro quelli del male, è una scelta scriteriata, miope e strumentale per guadagnarsi facili favori, che però poi devono confrontarsi con il governo del territorio, con una visione del buon funzionamento delle istituzioni, con la realtà di una società democratica e civile nella quale riconoscersi e per la quale ricercare sempre nuovi spazi di libertà nel diritto come nel dovere.
Questo corto circuito si emplifica come non mai nelle recenti elezioni amministrative di città importanti come Milano e Napoli, dove si giudicano in modo severo due diverse realtà , e dove i cittadini non vogliono più ascoltare le “chiacchere†di chi si preoccupa della demolizione dell’avversario, in ordalie di urla ed accuse, ma dei rispettivi programmi, dei risultati raggiunti o meno.
La bocciatura in Commissione Giustizia del testo di Legge sull’omofobia a due giorni dalla Giornata internazionale contro l’omofobia dopo l’appello forte del Presidente Napolitano è risultato un ulteriore passo falso, “un’occasione perduta†come ben detto dal Ministro alle Pari Opportunità Carfagna.
La cosiddetta legge sul Testamento Biologico che viene usata a più riprese come clava nello scontro politico, è un testo incostituzionale contro i diritti delle persone e delle proprie libere scelte.
Molte in questo periodo sono le contraddizioni che sorgono in seno alla maggioranza di governo, da Gheddafi alla guerra in Libia, dal nucleare ai referendum, dai responsabili sottosegretari all’idea di una vecchia politica sempre buona ed utile, al reato di clandestinità come forzatura irresponsabile ed incivile, la Lega che a furia di essere sia di lotta che di governo ormai soffre di evidenti disturbi bipolari.
Se il governatore Zaia arriva a dire:†Basta propagandaâ€, è evidente che il corto circuito sull’argomento Immigrazione tra i diversi livelli amministrativi e politici ha toccato il fondo.
La colpa è dell’Europa, la colpa è della Francia, dei comunisti, dei buonisti, della Caritas, dell’Alto Commissario dell’ONU, adesso finalmente è anche del governo nazionale, di quello regionale, delle province e dei comuni.
Insomma è chiaro che con la propaganda e le sparate non si governa un sistema complesso, e che le responsabilità alle quali si appella il governatore Zaia sono non solo condivisibili, ma del tutto ovvie e soprattutto “civiliâ€.
Bisogna saper gestire i problemi anche quando sono difficili, imprevisti o sgraditi.
Si possono avere idee diverse su come risolverli, e questo si chiama confronto democratico, ma non si abdica al proprio ruolo in nome della retorica e della propaganda, fingendo che non stiano arrivando al pettine le troppe contraddizioni tra i proclami “celoduristi†della Lega di lotta, in surreale contraddizione con quella di governo, che governa a Roma e a Venezia.
Un corto circuito che deve far pensare.
Sul caso dei profughi libici in arrivo nella provincia di Vicenza, deciso dal Ministro degli Interni Roberto Maroni e dal Presidente della Regione Veneto Luca Zaia, un altro leghista, il Presidente della Provincia Attilio Schneck, ha scelto la politica dello “struzzoâ€, ed insieme a lui il vice presidente Dino Secco, dichiarando che i profughi non dovrebbero nemmeno arrivare.
E che il Governo si arrangi.
Dire che il problema non riguarda la Provincia, significa abbandonare i Comuni.
A Roma e Venezia i leghisti decidono che i profughi vanno accolti com’è giusto che sia, poi sul territorio…
O vogliamo credere che l’Italia, o addirittura il Veneto possano fregarsene anche della Convenzione di Ginevra?
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