Luciana Castellina al lanificio Conte sui partiti, sulla democrazia e sull'Europa
Sabato 25 Maggio 2013 alle 13:07 | 1 commenti
Luciana Castellina il 25 luglio 1943 giocava a tennis con la figlia di Benito Mussolini, Anna Maria, sua compagna di classe. Vennero a interrompere la partita e a portarsi via l'amica quando il padre di questa fu destituito. Lei, 14 anni, annotò su un foglio di quaderno: «Il fascismo è caduto». Era l'inizio di un diario che, per i primi quattro anni, è confluito in un suo recente libro: La scoperta del mondo, Nottetempo, Roma, 2011, pp. 296, 16.50 euro (nella foto Luciana Castellina con Silvia Ferrari).
A Schio, il 24 maggio 2013, ne ha parlato sul palco del lanificio Conte, insieme alla giornalista del Giornale di Vicenza Silvia Ferrari.
Luciana Castellina ha poggiato la sua stampella alla sedia, la borsa per terra e ha vagato tra i suoi ricordi, passando dalla sua vita al mondo che ha vissuto, parlando di democrazia, di differenze generazionali, di Europa, di passione politica e dell'esperienza storica del comunismo italiano.
Buona parte della conversazione si è concentrata sul ruolo dei partiti politici, la cui crisi, ricorda la Castellina, non riguarda certo solo l'Italia: se in Italia questa crisi è più grave che altrove, questo è perché in Italia più che altrove i partiti politici sono stati il mezzo attraverso cui si è creata una società nuova, nata dalle ceneri del fascismo e dalle macerie della Seconda guerra mondiale. Nelle piazze dei più piccoli paesi d'Italia, dal Nord al Sud, fino alle grandi città , le sedi dei partiti, dal Pci al Psi alla Dc, ospitavano dibattiti e riflessioni tra militanti, che occupavano ogni ambito: dalla politica estera e interna, alla cultura, ai problemi del singolo quartiere. Luciana Castellina fa presente che la sua prima mostra di quadri l'ha vista nella sede del Pci, mentre ora è impensabile che la sede di un partito ospiti una mostra artistica.
La crisi quindi ha un carattere generale, che coinvolge l'intera Europa. Secondo la Castellina mancano infatti partiti veramente europei, così come mancano sindacati europei; o meglio, tutto questo c'è, ma solo a livello burocratico, con nessun effetto a livello sociale; mentre la vera Europa dovrebbe essere un'Europa prima di tutto sociale e culturale. Se prima la società non impara a ricostruire e a riappropriarsi della democrazia che i tecnocrati stanno snaturando, non si riusciranno a fare passi avanti, e anche vittorie come il referendum sull'acqua pubblica di qualche anno fa, poi non potranno essere gestite per mancanza di organizzazione e di coesione sociale, rimanendo quindi vittorie solo teoriche. Qualcuno dal pubblico chiede pareri su un'eventuale ricostruzione del Pci e più in generale di una sinistra forte in Italia: la Castellina risponde che una nuova sinistra forte non può prescindere dalla creazione di una nuova società e di una nuova democrazia su cui la sinistra stessa dovrà basare la propria esistenza e la propria attività . Ogni partito che non sia prima un movimento, non può essere infatti considerato un partito vero, ma solo una costruzione dall'alto. In questo ricordare il novecento italiano e movimenti di massa come quello femminista, può aiutare a ricavare dal passato una solida cultura per costruire un nuovo futuro.
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