Lo schiaffo dell'insegnante e gli schiaffi alla scuola
Domenica 20 Novembre 2011 alle 13:00 | 0 commenti
Di insegnanti che perdono le staffe se ne sente parlare sempre con più frequenza. I casi diffusi dai media però non esauriscono i dati reali perché spesso la conoscenza di tali episodi resta di proprietà di "pochi intimi" , diventando voci di corridoio. Quanto è avvenuto recentemente presso una scuola media di Vicenza torna a far discutere gli ambienti scolastici e a far riflettere sul disagio diffuso che la scuola vive, di cui lo schiaffo all'alunno irrispettoso ne è una conseguenza.
Conseguenza di un'istituzione martoriata dai tagli, in balia dei continui cambiamenti ad opera delle diverse politiche dei governi che si succedono, che perde di credibilità giorno per giorno. Così verrebbe da motivare la tensione, il senso di anarchia e il clima quasi nevrotico che si respirano in molte scuole del vicentino. In realtà la responsabilità non è solo della politica, ma va cercata anche all'interno della scuola stessa, da chi la scuola la fa, a partire dai docenti. Fino a pochi anni fa il bagaglio professionale dell'insegnante consisteva prevalentemente in una solida preparazione della materia insegnata, cui si affiancavano una sufficiente capacità relazionale e un atteggiamento idoneo al ruolo. Oggi le cose non sono più così e per rispondere adeguatamente ad una società sempre più articolata e, quindi, a studenti sempre più complessi, al docente vengono richieste doti e capacità di gran lunga superiori. La gestione della classe è una di queste, tra le capacità più importanti e più difficili da sviluppare. Gestire la classe non significa esigere il mantenimento della disciplina, ma adottare azioni, scelte educative e progetti didattici per promuovere l'interesse, la motivazione e la partecipazione degli allievi per stabilire un ambiente di lavoro produttivo, di fiducia e rispetto reciproci. La realtà sociale della classe condiziona inevitabilmente il lavoro dell'insegnante e concorre a definire le competenze necessarie per gestirla. Senza riferimento al fatto specifico, ma estendendo il problema al panorama scolastico, oggi all'insegnante è richiesto prima di tutto un solido equilibrio psico-emotivo per affrontare e non cedere alle provocazioni, ai tentativi di prevaricazione, alle prese in giro cui sono soggetti all'interno delle aule, spesso quotidianamente. Il docente è l'adulto autorevole, che si conquista, giorno per giorno, la fiducia e la stima dei ragazzi, che costruisce relazioni positive anche nei casi più problematici, che instaura un clima propositivo (non di controllo) di guida all'apprendimento, che padroneggia la comunicazione non verbale, che adotta uno stile di insegnamento partecipativo, coinvolgente e intenso. A parole sembra facile, ma come tradurle nei fatti quando ci si trova davanti ad una classe che non rispetta alcuna regola, in cui sono presenti alunni ripetenti "recidivi", situazioni familiari disastrose? Chi scrive risposte non ne ha, ma forse la scuola dovrebbe preoccuparsi anche di conoscere più da vicino l'universo dei giovani, a partire dalla loro umanità , dalle loro difficoltà , dai loro linguaggi, dal loro percorso personale di scoperta e di crescita, staccandosi dalla didattica tradizionale e adoperandosi con passione, impegno e studio delle problematiche contemporanee.
 VicenzaPiù n. 223, BassanoPiù n. 4
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