L'Italia va a picco e il Parlamento stringe il bavaglio
Mercoledi 5 Ottobre 2011 alle 23:47 | 0 commenti
Passa in commissione lo stop alla pubblicazione degli ascolti fino all'udienza filtro. Il relatore Giulia Bongiorno sbatte la porta. Rottura Pdl-Terzo Polo. Associazioni e sindacati manifestano al Pantheon: ora una grande mobilitazione nazionale
Peggio del previsto. In commissione alla Camera passa lo stop alla pubblicazione degli ascolti fino a una non meglio indentificata "'udienza filtro" e la relatrice del contestatissimo disegno di legge, Giulia Bongiorno, si dimette sbattendo la porta. È il primo atto di una giornata pesante per il futuro dell'informazione in Italia, quella in cui a Montecitorio è ripreso per l'ennesima volta il percorso parlamentare del ddl intercettazioni.
Poi arriva la notizia di un accordo bipartisan (sempre in commissione) per cancellare la norma ammazza blog. Ma la sostanza del provvedimento è tutta lì. Anzi, la legge sarà ancora più dura e il rischio, parola della relatrice dimissionaria, "è il black out dell'informazione". L'emendamento del Pdl, infatti, non consente neanche di riportare per riassunto o nel contenuto le telefonate registrate, ipotesi invece prevista nel testo di un anno fa.
In contemporanea con l'inizio dell'iter parlamentare, sindacati e associazioni sono tornati a manifestare a Roma in piazza del Pantheon. "È una legge per salvare il presidente del Consiglio mentre nel paese sta accadendo di tutto". A dirlo è il portavoce di Articolo 21, Giuseppe Giulietti, intervistato da RadioArticolo1. "C'è stato un passo indietro sui blog - osserva -, e questo è un primo successo del popolo della rete e delle opposizioni. Ma attenzione, ci sono anche altri emendamenti e bisogna vedere su quale testo il governo potrebbe far votare la fiducia, il rischio c'è".
Dello stesso avviso il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni. "Con la presentazione degli emendamenti è caduto ogni alibi sulla disponibilità a discutere: quando ci sono problemi personali del presidente del Consiglio, il parlamento è chiamato a intervenire. Nei prossimi giorni - osserva il sindacalista - Camera e Senato saranno intasate da norme ad personam mentre il paese va a rotoli". Quindi una precisazione sulla questione blog: "Era una norma civetta per attirare l'attenzione, una tecnica parlamentare per distogliere l'attenzione, perché il grosso della sostanza rimane. E noi continueremo con la mobilitazione, non solo a Roma: serve una manifestazione in cento piazze di tutta Italia. Andremo avanti fino alla Corte europea di giustizia e stiamo già preparando il ricorso alla Corte Costituzionale".
"Il controllo di legalità sarà più difficile" sottolinea il segretario del sindacato di polizia Silp, Claudio Giardullo, secondo cui "si rischia di rendere più complicata la lotta alla mafia e le altre attività criminali". Il segretario della Fnsi Franco Siddi va giù duro: "È un colpo di coda per devastare definitivamente l'immagine dell'Italia. Sono i fatti che sputtanano il paese, non i giornalisti accusati di farlo". Sul palco anche Vincenzo Marinelli, magistrato della Cassazione: "È una legge di regime: se non si scende in piazza quando avvengono queste cose, quando lo si deve fare? Appoggio l'ipotesi della disobbedienza civile dei giornalisti".
Paolo Gentiloni del Partito democratico parla di "bicameralismo perfetto delle ossessioni del presidente del Consiglio". Il parlamento, osserva, "è umiliato a parlare di intercettazioni e di processi lunghi o brevi mentre Moody's ci declassa, l'economia va a rotoli, la Bce scrive al governo e Barletta si muore per quattro euro l'ora. Non vi fare sviare dalla notizia sui blog, il fatto che c'è una riduzione del danno non cambia nulla". Come Gentiloni, anche Antonio Di Pietro, leader dell'Idv, ha rilanciato l'idea di una mobilitazione permanente contro il bavaglio.
Di Maurizio Minnucci, Rassegna.it
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