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L'hi tech cinese a San Lazzaro:VicenzaPiù 198

Di Marco Milioni Domenica 3 Ottobre 2010 alle 11:50 | 0 commenti

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Tra i negozianti dell'elettronica si è diffusa la voce della apertura di un maxi emporio cinese dedicato alla tecnologia. L'ipotesi non è peregrina (da VicenzaPiù n. 198 in distribuzione)

Hi tech e spy tech a prezzi mini in un maxistore interamente dedicato al made in China. La notizia è da prendere con le molle, ma l'indiscrezione sta gettando lo scompiglio tra i manager dei negozi che in città si occupano di elettronica.

In zona San Lazzaro un gruppo di investitori cinesi potrebbe aprire prestissimo un grande emporio dedicato alla tecnologia dell'estremo Oriente. Soprattuto cellulari, repliche legali di palmari blasonati come Iphone. E poi tablet pc simili all'Ipad, microspie, microcamere, attrezzatura per la sorveglianza e molto altro ancora.

In realtà questo tipo di oggettistica da un paio d'anni spopola su Ebay. I pionieri erano stati alcuni microimprenditori che si erano messi a comperare direttamente dalla Cina, o addirittura erano utenti Ebay che dall'Asia improvvisavano negozi on-line dedicati al mercato europeo, nel quale l'Italia, si sa, stravede per la telefonia mobile. Poi alcuni grossisti italiani si sono organizzati; hanno cominciato a modificare i cellulari, a curarne il software con le esigenze della clientela italiana, a controllarne la qualità e a fornire la garanzia biennale prevista dalla legge evitando al cliente finale ogni rogna doganale. Il risultato è stato l'esplesione delle vendite sui siti di aste e sui siti specializzati. Marche come Cect, I-pro, Anycool, A-Pad sono diventati un must tra gli appassionati che fino a poco tempo fa si rivolgevano a questo mercato o per avere delle copie (anche se a prestazioni inferiori) di cellulari più famosi come l'Iphone di Apple o perché le marche cinesi offrono la possibilità di alloggiare la doppia sim. Una opportunità molto apprezzata dai lavoratori stranieri in Italia che così possono utilizzare una scheda per le chiamate nazionali e una per chiamare in patria a prezzi vantaggiosi.

Da alcuni mesi però i cinesi hanno fatto un salto di qualità. Per 100-120 euro hanno cominciato ad offrire palmari touch screen che funzionano non solo con lo standard di prima generazione GSM, ma che lavorano anche con lo standard UMTS noto anche come 3G, quello che in sostanza permette anche di videochiamare o navigare sul web col telefonino. Un passo simile è avvenuto pure per i pc a tavoletta, ormai di moda dopo l'avvento dell'Ipad. Gli apparecchi cinesi (va detto che il 90% dei marchi blasonati produce comunque in Cina anche se con la supervisione della casa madre) cominciano ad essere offerti con una memoria volatile, la RAM, che ormai ha raggiunto i 512 mega o il giga: il che rende i computer touch screen low cost molto più performanti rispetto al passato. Il tutto a prezzi che veleggiano sui 150-200 euro. Ben tre, quattro volte in meno dei marchi più noti. Il piccolo miracolo tra l'altro è reso possibile dal fatto che gli apparecchi non usano nel sistema operativo software proprietario, ma software libero. Principalmente Android, un efficiente programma sviluppato da Google e messo a disposizione di tutti gli sviluppatori. Sicchè l'idea di vendere al minuto non sarebbe sfuggita ad un gruppo di operatori asiatici che hanno base nella provincia berica.

Ed effettivamente la presenza cinese non è una novità nel Vicentino. Oltre ai bar e ai primi bazar, gli orientali hanno aperto grandi strutture al dettaglio come quella a ridosso delle Piramidi o come quella a ridosso del centro commerciale Palladio (si chiama Dasarà) che dopo un periodo di rodaggio stanno facendo affari alla grande. Segno evidente che le merci un tempo prodotte in Asia e rivendute tramite negozianti italiani ora verranno proposte al cliente direttamente dai cinesi che da questo punto di vista hanno fiutato un business promettente. E intanto i manager dei negozi specializzati tremano, o quanto meno sono preoccupati.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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