Quotidiano | Categorie: Politica, Turismo, Storia

L'Expo di Shangai e il festeggiamento per i 150 anni

Di Redazione VicenzaPiù Lunedi 3 Maggio 2010 alle 20:10 | 0 commenti

ArticleImage

Davide Fiore, Conservatore Museo Diocesano di Vicenza  -  Nel generale periodo di crisi economica che coinvolge i paesi industrializzati, capace di innestare nelle singole realtà territoriali reazioni politiche differenti, il mese di maggio si inaugura con due diversi avvenimenti. Su scala mondiale parliamo dell'Expo di Shangai, a livello nazionale dei 150 anni dell'Unità d'Italia.
Perché questa necessità di comparare due avvenimenti attesi e quasi contemporanei come l'Expo'e i 150 anni dell'Unità?

Soffermandomi sul padiglione italiano di Shangai, un raccoglitore di immagini e innovazione innestato sulla tradizione storica di cui l'Italia è pregna, si ha l'impressione (non la certezza) di entrare in un "paese delle meraviglie" dove dichiaratamente invitiamo i cinesi e gli altri visitatori ad abbandonare ogni problema per immergersi nel nostro paese, offrendo loro il sogno cui aspirare in nome dell'italian style.
La finalità di un'esposizione universale, anche se mascherata di dibattiti filantropici, è il consenso economico cui ogni stato aspira, presentando in base ad una tematica la celebrazione del paese stesso. In pratica è una fiera in scala gigante, calibrata e fiorita, capace di muovere capitali immensi in cui il genio scientifico, industriale, tecnologico e artistico di una comunità può sedurre i visitatori. Fino a qui non c'è dubbio che si possano portare a casa dei risultati anche eccellenti e che il livello formale ottenuto sia elevato, per cui il proscenio del teatro Olimpico di Vicenza ci accoglie prima ancora che accedere ad un grande giardino di francescana memoria, ascoltando il maestro Morricone e osservando l'amico Bolle danzare sulle punte. Alle pareti De Chirico e (forse) Caravaggio ci osservano quali interpreti di una cultura universale.
Di questi giorni sono le analisi socio economiche che il mondo dell'informazione spende fondamentalmente svelando come l'obiettivo di questa costosa scenografia siano i nouveaux riches cinesi, comunità in continua crescita da sedurre e portare nel paese dei balocchi per creare un legame tra i prodotti della nostra cultura industriale-artistica-scientifica e il loro nutrito portafogli.

Tornando in questa parte di mondo e dando per scontato il disinteresse degli altri popoli per la questioni politiche di casa nostra, non si dimentichi che a breve inizieranno le celebrazioni per i 150 anni del Paese quale stato unitario, offrendo un cartellone che è un misto di cultura patriottica ed estetica accademica insieme. Il ricco programma di cui si è parlato sarà, dopo retorica fanfara, una limitata, anche se doverosa, ricorrenza e per di più vissuta con la noia e la mancanza di entusiasmo di una festa in cui molte problematiche non sono state risolte: non un monumento ha terminato i suoi restauri, non un grido di entusiasmo ci ha destati nella notte. La politica di casa nostra, reduce dalle ultime elezioni, si dimostra sempre pronta a mutuare termini (a mio avviso inviolabili) della sfera privata come amore-libertà-identità, al vaglio dei fatti inconsistente se è chiara poi la volontà della classe dirigente di fomentare divisione, odio per il diverso e cura per l'estetica delinquenziale cui le cronache quotidiane ci informano prontamente. Qui si assiste allo stridere della forchetta passata sui denti: a Shangai l'Italia arriva trionfante in Ferrari e ne uscirà probabilmente più ricca e capace di aver creato grandi aspettative, mentre nel Paese reale se vieni da Milano e sali in un taxi di Palermo il tassista ti dirà "i Savoia hanno voluto l'Unità per l'oro dei Borbone"; altresì al nord varie battute e canzonette dileggeranno chi proviene dall'oltre Po', sintomo che l'Unità così com'è forse va riveduta e corretta. Da quello stesso padiglione a Shangai, chi si occuperà di offrire al visitatore un libretto di istruzioni per cui "vada in Italia, ma faccia attenzione ad alcune cose..."

Quali cose? Offriamo allo straniero un'immagine di paese verde e siamo ancora il paese più "zozzo" d'Europa, in perpetua attesa di scoprire nuove discariche abusive e contaminare le produzioni senza OGM del nostro paese. La mancanza di cura per l'ambiente è così palesemente cronica che quel bell'ulivo secolare piazzato in una sala del padiglione italiano nasconde in realtà l'abominio perpetrato ai danni del paesaggio pugliese per servire le casupole colorate dei sobborghi del lombardo veneto. Sempre al foresto raccontiamo che il mare del mezzogiorno "è come le isole della Grecia o meglio delle Maldive"(luogo comune ricorrente), ma non gli diciamo di guardare verso l'entroterra disseminato di case abusive e scarichi a cielo aperto. Gli spieghiamo che quel buon vino da 300 euro alla bottiglia fiorisce in un territorio disastrato dai capannoni industriali, i piloni dell'alta tensione e lo spreco idrico, dove molti dei sindaci virtuosi dei "deliziosi borghi italiani" s'infastidiscono al termine "pianificazione urbanistica"(di qualità aggiungeremo). Per non disseminare il panico evitiamo si rilevare che l'amianto è ovunque e che "per non offendere il vicino di casa" il genio italico non segnala la questione agli organismi competenti e lo fa respirare ai figli.
E in quello stesso paesaggio, come giustificare il disastro alle ville storiche vicentine (o di Bagheria, o di Portici, o della Riviera del Brenta) di cui si celebra l'originalità rivoluzionaria tramite la ricostruzione in scala dell'Olimpico? Forse dicendogli che l'Italia ha il 50-60 % (chi offre di più?) del patrimonio artistico mondiale ma ha orrore per il nuovo di qualità perché è necessario dare lavoro solo al cugino o all'amico? Quale precauzione prendere per distrarre i passanti mentre le navi da crociera continuano a distruggere Venezia nell'indifferenza di un territorio per il quale l'identità è fondamentale? Chiamiamo a raccolta il mondo nella creatività italiana dove ogni anno la Ferrari offre nuovi modelli di straordinaria raffinatezza tecnologica, ma chi invece ha un marchio meno forte e non vuole (o non può) investire nella ricerca è destinato a non evolvere, perché la politica continua a ridurre i finanziamenti alla ricerca e alla scolarizzazione che in un paese come la Cina invece è in esponenziale aumento. E così i figli del genio italico emigrano e non certo perchè sono "un popolo di viaggiatori"...di questo però gli altri paesi ringraziano. In sintesi, ritengo che quell'ambasciata di meraviglie nazionali aperta a Shangai sia una bella, retorica parodia dell'italiano nel mondo, e non mi stupirebbe scorgere all'orizzonte un gondoliere che canta "o'sole mio" col mandolino. Nel paese d'origine invece la stagnazione del malcostume sta aggravando quest'anemia da buongoverno che vogliamo mascherare dichiarando "il modello da seguire"agli altri ma a livello diffuso pochi applicano. Se invece che parlare di cinesi estendessimo l'invito ai nostri vicini inglesi, francesi, tedeschi, austriaci e spagnoli, peraltro già ospiti di vecchia data, sarebbe più difficile raccontar loro che il nostro è generalmente un paese virtuoso, quando offriamo agli occhi il disastro paesaggistico, ecologico, infrastrutturale e di servizi che caratterizza l'Italia, pur con le dovute e costosissime eccezioni. A chi sa cogliere anche dall'opportunità europea i presupposti culturali per alzare il livello ecologico e qualitativo del proprio paese, per sviluppare poi economie di tipo turistico, culturale e commerciale che diffondano il benessere medio, non servirà il carosello di amore-libertà-identità per gettare fumo sugli occhi di un Paese senza regole che vive della propria immagine racchiusa in un padiglione di vetro.

 


Commenti

Ancora nessun commento.
Aggiungi commento

Accedi per inserire un commento

Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.





Commenti degli utenti

Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
Gli altri siti del nostro network