L'editto di Costantino
Venerdi 12 Aprile 2013 alle 17:22 | 0 commenti
«Purtroppo non c'è stato ancora quel superamento del Patto di Stabilità che tutti noi auspichiamo per i comuni virtuosi come gran parte di quelli veneti. Per ora a Roma hanno deciso di saldare i debiti pregressi dando ossigeno solo alle casse delle grandi città e di un bel po' di comuni del centro-sud che non hanno badato a gestire bene le risorse». Così parlò ieri Costantino Toniolo, il bilocato della politica dell'hinterland di Vicenza, che siede nel consiglio comunale di Caldogno e nel consiglio regionale sempre con la casacca del Pdl quale presidente della commissione bilancio.
Toniolo se la prende col patto di stabilità interna. Un complesso di norme e rimandi che ha preso via via corpo a Roma. Ma che ha assunto la sua forma rigida e implacabile nei confronti delle amministrazioni locali per opera dell'ex ministro Giulio Tremonti del Pdl. Il partito di Toniolo. Quest'ultimo poi, che fa velatamente il leghista d'antan criticando le amministrazioni pasticcione del centro-sud non ricorda il salasso per Roma capitale voluto dal governo Berlusconi, il disseto finanziario di Catania generato durante una amministarzione a trazione Pdl, per non parlare del conclamato caso Parma e via scandalando. Pure la sua Caldogno è tuttora al centro di una feroce polemica (narrata tra gli altri anche da Nv) sulle modalità di utilizzo dei rimborsi regionali. Certo qui la materia è ben diversa dagli scandali di più altre sperperopoli. Perché l'oggetto del contendere non è questa o quella malversazione ma le priorità di spesa adottate dalla giunta comunale (con il consigliere regionale, già sindaco a giocare da vero dominus della situazione), che al momento hanno lasciato a bocca asciutta un duecento residenti. Così almeno narrano le cronache locali.
Dice, l'esecutivo calidoniense però contesta la ricostruzione fornita a più riprese vuoi dalla stampa vuoi dalle minoranze. Il sindaco Marcello Vezzaro ne è ben convinto. Bene allora tra i residenti ha cominciato ha circolare una proposta: perché non organizzare un'assemblea autogestita per mettere le cose nero su bianco? In zona Lobbia c'è uno spazio multiuso, la famosa casetta bianca, che potrebbe fungere alla bisogna. Solo però che la cosa è vietata. Sì perché a Caldogno si può parlare di politica o dei risultati dell'amministarzione solo se l'amministarzione di dà il permesso. Nel contratto di comodato d'uso gratuito al comitato di quartiere Lobbia dell'immobile denominato "casetta prefabbricata", al punto 2 sta scritto papale papale: «L'immobile deve essere usato per lo svolgimento di attività ricreative, culturali, sportive e di socializzazione, non politiche o su temi riguardanti la programmazione dell’Amministrazione, salvo coinvolgimento e autorizzazione di quest’ultima». Il contratto per di più porta l'intestazione del sindaco Vezzaro e pure del segretario comunale Michelangelo Pellé. Domanda. Ma nessuno dei suddetti in qualità di pubblico ufficiale si è accorto che tale disposizione è un cazzotto in faccia alla Costituzione? E poi che cosa succede se il signor Brusamolin di turno organizza nella casetta un simposio gastronomico sulle erbette del comprensorio e poi dice che davanti a casa sua il comune non ha ancora ripulito il marciapiede dalla pupù dei cani? Lo multano? Non gli rimborsano i danni dell'alluvione? O lo obbligano ad assistere a dieci interventi di Toniolo in consiglio regionale? E in ultimo, un ente a caso, la prefettura, è mai stata informata della esistenza di quel regolamento?
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