L'economista Giorgio Arfaras all'assemblea Assofond: attenzione ai barbari!
Lunedi 15 Luglio 2013 alle 18:40 | 0 commenti
Due senatori romani alla fine dell’impero d’Occidente vedono passare al galoppo un gruppo di giovani biondi e aitanti. “Chi sono?†chiede uno dei due. “Sono i barbari, non ti preoccupareâ€, risponde l’altro. A raccontare questo aneddoto è Aurelio Regina, vice presidente di Confindustria, durante l’odierna assemblea organizzata dall’Associazione Nazionale Fonderie che ha visto riuniti i principali rappresentanti del settore manifatturiero italiano (qui il servizio precedente).
A denunciare la difficoltà nel decifrare le trame del tessuto internazionale e nel prevederne le conseguenze, che colpisce l’italia e più in generale la società occidentale da secoli e secoli, è invece l’economista del Centro di Ricerca e Documentazione “Luigi Enauidiâ€, Giorgio Arfaras.Â
Allora i senatori romani non avevano percepito lo sconvolgimento socio - economico che il contatto con le nuove popolazioni avrebbe portato ed oggi, invece, la visione della situazione economica internazionale è spesso confusa o permeata da luoghi comuni non sempre veritieri. L’economista inizia quindi facendo luce sul futuro non proprio roseo che la Cina prima o poi dovrà affrontare e che le “visioni iperboliche†create intorno alla Repubblica Popolare contribuiscono a nascondere. “Il tasso di crescita della Cina è altissimo, ma l’anomalia è tutta nella durata della sua persistenza - spiega Arfaras – Questo è dovuto ad un eccesso di costruzione di infrastrutture, tanto che ci sono intere città o aeroporti vuoti, che però prima o poi dovrà finireâ€. E quando questo accadrà o la Cina avrà messo mano al suo sistema politico e posto le basi per uno stato sociale in grado di alimentare la crescita attraverso  i consumi – attualmente bassissimi - , oppure l’intervento dello stato sarà necessario per evitare la crisi di un sistema bancario, ad ora sovra creditato.Â
Anche nel caso degli Stati Uniti bisogna guardare con attenzione alla fase  attuale di ripresa economica e non lasciarsi abbagliare. “Innanzitutto il tasso di innovazione dell’America è ridotto rispetto ad un tempo quindi la crescita è ristretta. Inoltre dobbiamo aspettare e vedere se il sistema finanziario terrà quando finirà la politica ultra monetaria della Federal Riserveâ€. La politica messa in atto dalla banca centrale basata sulla stampa di moneta crea infatti un fondo di incertezza su cosa accadrà quando questo sistema cesserà .Â
E che cosa ci si deve aspettare per l’Italia? L’euro è stata una scelta politica precisa volta a sopperire “la nostra incapacità di governare ponendoci sotto la guida dalla democrazia cristiana tedesca, quindi, pensare di tornare alla lira è un vero azzardoâ€, sottolinea l’economista del gruppo “Enauidiâ€. Dato per appurato la permanenza nell’area euro, passa ad analizzare il vero problema che attanaglia la nostra economia. Non il debito pubblico, il cui tasso di crescita è basso rispetto a quello di altri paesi europei. Ma la mancanza di crescita. Come uscirne? Anche per l’economista la soluzione, che durante i lavori dell’assemblea di Assofond viene invocata più di una volta, è la defiscalizzazione del lavoro. Soluzione da compensare attraverso, per esempio, l’incremento delle entrate dello stato dismettendo beni pubblici ai privati. La visione finale dell’economista è, quindi, fiduciosa: “in un modo o nell’altro anche questa volta l’Italia riuscirà a sfangarselaâ€.Â
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