Vicenza è single e le province sono 5: i politici del Veneto azzeccano tutte le scelte ... bocciate
Mercoledi 31 Ottobre 2012 alle 20:30 | 1 commenti
Dal 2014 le province italiane, incluse le città metropolitane, diventano 51 da 86 che erano come da decreto legge* approvato oggi in Consiglio dei ministri. Il Veneto, il cui consiglio regionale ne voleva salomonicamente (o pilatescamente) mantenere in vita tutte e sette, ne annovererà cinque: Venezia, città metropolitana, Belluno (la montanara rediviva), Padova di Zanonato, che voleva stare insieme con Venezia, "fusa" con Treviso e Verona di Tosi, data come "amica" di Vicenza ma che "si unisce" a Rovigo, lasciando single Vicenza.
Non c'è che dire: bravi i politici veneti che le scelte le hanno azzeccate tutte. Quelle bocciate.
* Adnkronos/Ign - Il Consiglio dei ministri ha approvato il dl di riordino delle Province. Dalle attuali "86 province a statuto ordinario" che diventano 107 contando anche quelle a statuto straordinario si passerà a "51 province" e il numero e' "comprensivo delle citta' metropolitane" annuncia il ministro della Funzione Pubblica Filippo Patroni Griffi. Il ministro sottolinea che il decreto di riordino prevede "province completamente nuove per dimensioni e funzioni".
Dal 1 gennaio 2014 diventeranno operative le città metropolitane, "che sostituiscono le province nei maggiori poli urbani del Paese realizzando, finalmente, il disegno riformatore voluto fin dal 1990, successivamente fatto proprio dal testo costituzionale e, tuttavia, finora incompiuto" si legge nel comunicato stampa del Consiglio dei ministri. Le 10 città metropolitane che vengono istituite sono Roma, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria.
"L'operativita' piena, con i nuovi organi eletti, avverra' dal primo gennaio 2014 perche' le elezioni delle Province avverranno nel mese di novembre 2013". "Da subito, dal primo gennaio 2013 verranno meno le giunte provinciali" spiega Patroni Griffi durante la conferenza stampa a palazzo Chigi. "Sara' data la possibilita' ai presidenti, per consentire la gestione ordinaria nella fase di transizione - aggiunge - di delegare al massimo 3 consiglieri, e nello stesso tempo saranno previsti una serie di adempimenti (bilanci, ricognizione dotazione organiche, del patrimonio immobiliare ecc).
Nel decreto legge "resta fermo il divieto di cumulo di emolumenti per le cariche presso gli organi comunali e provinciali. Resta altresi' ferma l'abolizione degli Assessorati. Infine gli organi politici devono avere sede esclusivamente nelle citta' capoluogo" secondo quanto si legge nel comunicato di palazzo Chigi. Il riordino delle Province "e' il primo tassello di una riforma piu' ampia che - si legge ancora - prevede la riorganizzazione degli uffici territoriali di governo (prefetture, questure, motorizzazione civile etc etc) in base al nuovo assetto. Dunque anche gli altri uffici su base provinciale saranno di fatto dimezzati. Al termine di questo processo sara' possibile calcolare gli effettivi risparmi che comportera' l'intera riforma".
Il decreto si e' mosso "cercando di tenere il piu' possibile presenti le istanze che venivano dal territorio - afferma Patroni Griffi -. Abbiamo avuto molte proposte dai Cal e dalle Regioni. In alcuni casi non abbiamo avuto proposte o non erano coerenti con i requisiti fissati dalla spending e quindi non ne abbiamo potuto tenere conto". Province nuove per dimensioni e nuove per funzioni "perche' le province avranno tre funzioni fondamentali di area vasta, di livello sovracomunale ma necessariamente infraregionale e nuove funzioni per governance perche' e' stato confermato l'assetto di elezione indiretta degli organi delle province". Si tratta in definitiva, spiega il ministro - di "un processo oramai irreversibile che guarda al futuro e in cui l'organizzazione dei servizi sara' piu' coerente con un livello qualitativo e moderno della loro erogazione".
Con il nuovo dl sul riordino delle province - afferma il ministro - "si compira' un processo di riordino del governo del territorio di portata strutturale e ordinamentale. E' un intervento di attuazione della legge di Spending e quindi concentrata su province e citta' metropolitane". "Il governo si e' trovato in questo periodo un po' in sospeso tra spinte al mantenimento totale dello status quo e spinte volte alla cancellazione totale delle province. La scelta effettuata gia' al momento della spending e' coerente con i modelli europei che prevedono per tutti gli stati dimensioni rapportabili a tre livelli di governo e quindi anche a quel livello intermedio che da noi si chiama provincia".
Il riassetto delle Province non prevede che siano istituiti dei commissari nella fase di transizione. Tuttavia, dice ancora il ministro, "solo dall'eventuale inadempimento dell'obbligo nei termini scatterà un commissario ad acta per garantire i passaggi intermedi funzionali alla transizione".
Riguardo al riassetto geografico delle province settentrionali, Griffi spiega: "Avevamo due ordini di problemi, uno che riguarda la Lombardia e in parte anche il Veneto e poi abbiamo la zona piemontese". "Per il Piemonte avevamo due proposte diverse dal territorio - dice - i Cal avevano proposto un'unica provincia del quadrante e la Regione aveva proposto Biella e Vercelli e Novara e Verbano Cusio- Ossola. Il governo ha scelto la piu' prudente delle due, e quindi una soluzione che consente il passaggio da quattro a due anziche' da quattro a una".
Unione Province: "Forzature su alcuni territori, un errore cancellare le giunte dal 2013". ''Il decreto legge varato oggi dal consiglio dei ministri consegna al Paese una nuova organizzazione delle istituzioni locali. E' un percorso che come Upi abbiamo contribuito a portare avanti, ma riteniamo che su alcuni territori siano state fatte forzature che non tengono conto a pieno delle realta' socio economiche delle comunita''' afferma il presidente dell'Upi, Giuseppe Castiglione. "Le nuove Province non dovranno essere una banale riscrittura geografica dei confini, ma istituzioni chiamate ad esercitare funzioni determinati, capaci di tenere insieme in maniera unitaria comunita', tessuto sociale, economico e produttivo, spesso estremamente differenziato - sottolinea - Per questo l'Upi aveva chiesto al governo di rispettare alcune delle deroghe che erano emerse dalle proposte dei Consigli delle Autonomie Locali, laddove queste fossero state equilibrate, ragionevolmente motivate e tali da rispecchiare la volonta' dei territori".
"Riteniamo poi - aggiunge Castiglione - che sia sbagliato avere deciso di cancellare le giunte dal gennaio 2013, perche' il vero processo di riordino inizia proprio adesso e non si puo' immaginare che un presidente, da solo, possa gestire tutti gli adempimenti che il decreto stesso gli impone di portare a termine, tra l'altro con scadenze strettissime. Ci sara' da unificare bilanci, piani territoriali, reti di trasporto, beni mobili e immobili e personale. Un percorso delicatissimo che va affrontato la massima cura. Per questo chiederemo al parlamento di ripensare questa posizione e di prevedere giunte per gestire la fase transitoria".
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potevano allargare la provincia di vicenza .
con l'autostrada Valdastico Sud il basso padovano e una parte dell'alta padovana potrebbe far parte del Vicentino. e unire i comuni del comprensorio del grappa tutto nel vicentino
cosi' in veneto avremmo province piu' o meno di uguale grandezza...