Le donne contro la mutilazione femminile
Sabato 17 Ottobre 2009 alle 11:30 | non commentabile
Cgil, Cisl, Uil    Â
Le donne dei sindacati vicentini intervengono sul tema delle mutilazioni sessuali delle donne
È una tradizione aberrante che va messa al bando.
Il tema è al centro di un convegno dal titolo "I segni sul corpo - Le pratiche di mutilazione sessuale e i diritti umani nelle comunità migranti", previsto per lunedì 19 ottobre alle 20.30 a Vicenza, in sala dei Chiostri di Santa Corona. L'evento è promosso e organizzato da Cgil-Cisl-Uil.
Le donne dei sindacati vicentini intervengono sul tema delle mutilazioni sessuali delle donne. Una pratica mostruosa, che deturpa e violenta il corpo della donna nella sua femminilità più intima e che nulla ha a che vedere con il rispetto delle altre culture. È una tradizione aberrante che va messa al bando, anche in Italia. Il tema è al centro di un convegno dal titolo "I segni sul corpo - Le pratiche di mutilazione sessuale e i diritti umani nelle comunità migranti", previsto per lunedì 19 ottobre, alle 20.30, a Vicenza, in sala dei Chiostri di Santa Corona. L'evento è promosso e organizzato da Cgil-Cisl-Uil. Ad aprire la serata sarà Grazia Chisin, segretaria provinciale della UIL che interverrà per i sindacati. Aseguire Matteo Mascia e Paola Degani dell'Università di Padova e dell'Associazione Diritti Umani Sviluppo Umano, e Maria Cristina Marzola della Commissione Regionale Pari Opportunità del Veneto. Sono previsti inoltre interventi delle Comunità dei migranti del Veneto. In chiusura di serata vi sarà la proiezione del film Vite in cammino di Cristina Mecci.
Tra i tanti fenomeni della violenza di genere la mutilazione sessuale è quella più raccapricciante.
«La tentazione di decifrare le radici di questo fenomeno è quella di considerarlo lontano da noi o che, al massimo, lambisce i nostri codici culturali e i nostri schemi di convivenza - afferma Lorenza Leonardi della segreteria CISL - Ma siamo di fronte ad un fenomeno trasversale alle culture che assume forme disumane reprimendo la libertà delle donne attraverso una violenza al loro corpo».
«Secondo i dati degli osservatori nazionali - continua Leonardi - sono circa 40.000 le donne che hanno subito pratiche di mutilazione sessuale anche nel nostro paese. In Italia si è cercato di dare una risposta con la legge n.7 del 2006, che vieta l' infibulazione, ma dovremo andare oltre l'aspetto repressivo e sanzionatorio, comunque necessario, per costruire azioni di prevenzione e di contrasto alla pratica anche da un punto di vista culturale e sociale».
Il diritto all'integrità fisica e morale delle persone e nella fattispecie delle donne di culture diverse , prosegue Leonardi, «costituisce un valore assoluto e passa per un processo di crescita verso questa consapevolezza da parte delle donne stesse e delle loro comunità . A Vicenza ci impegneremo affinché le donne immigrate che lavorano qui, e che arrivano dal Corno d'Africa, dal maestoso Nilo, dal Sud del Sahara, trovino luoghi e linguaggi di confronto per avviare un cammino di emancipazione assieme a noi, partendo dalla tutela del loro corpo e da una vita più dignitosa».
«Nel rispetto delle culture dei popoli - aggiunge Grazia Chisin della UIL - che è necessario far conoscere agli immigrati i rischi per la salute e le complicazioni che insorgono nelle donne che hanno subito mutilazioni genitali. Purtroppo sappiano che a volte vi sono casi di setticemia e problemi di emorragie. Complicazioni urinarie e infezioni e durante il parto non mancano le complicazioni».
A livello legislativo, prosegue, «oltre alla legge 9/2006 al codice penale è stato aggiunto l'articolo 538 bis che punisce con la reclusione da 4 a 12 anni chi senza esigenze terapeutiche cagiona una mutilazione degli organi genitali femminili! E' una violenza che si fa verso le donne ed una violenza che le donne di queste culture subiscono. Perciò bisogna aiutarle ad uscire da questa situazione con tutte le cautele possibili».
C'è la consapevolezza, conclude la sindacalista, «che le popolazioni che più eseguono queste pratiche sono di origine africana, provengono inoltre dalla Penisola araba e dal Sud Est asiatico. Queste popolazioni le abbiamo qui in provincia e il messaggio che volgiamo lanciare è quello di rallentare, e possibilmente, arrestare queste pratiche che purtroppo subiscono bambine dai 7 ai 12 anni a seconda della cultura e dell'etnia di appartenenza.
Le considero azioni davvero di una violenza inaudita, aggravata dal fatto che a subirle sono delle minori indifese!».
Marina Bergamin, Segretaria generale Cgil Vicenza, fornisce la dimensione di questo fenomeno. «Si calcola che a livello mondiale siano tra i 100 e i 132 milioni le ragazze e le donne che hanno finora subito mutilazioni genitali e che ogni anno se ne aggiungano ulteriori 2 milioni. Si tratta di un fenomeno antico, praticato in molti paesi africani e asiatici, ma in cui sono coinvolte alcune comunità di immigrati anche in Europa».
L'UNICEF, ricorda la Bergamin, «considera le mutilazioni genitali femminili, in qualunque forma, una palese violazione dei diritti della donna e io sono d'accordo».
E' fondamentale per le donne occidentali, continua «essere rispettose delle culture e delle tradizioni delle comunità e delle donne che hanno scelto di vivere in Italia. Ma con le mutilazioni sessuali si va assolutamente oltre e i diritti non c'entrano più. Anzi, ci si trova di fronte ad una negazione dei diritti delle donne, spesso bambine. Le ragazze che subiscono queste mutilazioni, infatti, non scelgono quasi mai autonomamente e le conseguenze sono traumatiche, da un punto di vista fisico e psicologico.
«Noi donne del sindacato proponiamo una riflessione, la diffusione di informazioni, affinché queste pratiche siano condannate ed abbandonate proprio dalle comunità migranti, ad iniziare dalle donne delle comunità che, sappiamo essere già al lavoro su questo.
E' un'alleanza che vogliamo proporre alle donne straniere, basata sul rispetto reciproco, sulla conoscenza reciproca, ma su un valore imprescindibile: l'inviolabilità del corpo femminile».