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Le aree ex industriali e la qualità della vita

Di Citizen Writers Domenica 1 Aprile 2012 alle 13:07 | 0 commenti

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Da VicenzaPiù n. 231, di Guido Zentile

Le città che hanno visto intensificare la loro dimensione territoriale e rafforzare la propria immagine economica devono questo all'impronta che l'industria ha assunto nella sua espansione ed integrazione nel tessuto urbano. L'affermazione del sistema industriale parte dall'Inghilterra, paese guida di un processo che nell'arco di un breve lasso di tempo ha coinvolto l'intera Europa, compreso, quindi, il neo costituito Regno d'Italia. La sfuggente meccanizzazione di un sistema, che va dal vapore al motore elettrico, è stata artefice di un passaggio che ha radicalmente trasformato il volto delle nostre città che vivevano su un'economia prevalentemente rurale e sul commercio.

A colmare le distanze tra le città, ci pensò, poi, la ferrovia: merci e persone iniziavano a viaggiare con tempi accorciati.
Se è vero che da quegli anni ad oggi l'industria ha proseguito di gran passo, invadendo al limite dell'implosione i nostri territori, quella che va dalla protoindustria fino alla industrializzazione di oggi è una fase che va studiata per decifrare l'attuale crisi da involuzione-rivoluzione del sistema ma che va anche ricordata e, in parte, tutelata.
Atterrando sul territorio, la storia industriale della nostra Provincia è rappresentativa di un sistema iniziale che, contemporaneamente, e nel volgere di pochi anni, ha coinvolto altri territori della Regione Veneto, in cui si è passati da un'economia agro-industriale (Piazzola sul Brenta) ad un economia pesantemente industriale (Marghera). Per arrivare, dopo un boom ancora negli occhi di tutti, fino ad oggi, alle dismissioni, che, pure, dopo il superamento della fase iniziale negativa, laddove ad un ambiente pieno di lavoratori si sostituisce il vuoto angosciante, potrebbero rappresentare un'opportunità di riqualificazione e di sviluppo alternativo ed economico del territorio.
Il termine dismissione in un contesto urbano come quello della città di Vicenza obbliga a riflettere sulla futura destinazione delle aree ex industriali, ed ex commerciali, a ridosso dell'area storica di prima cintura e si inserisce in una serie di operazioni che dovrebbero mettere in primo piano la qualità della vita, i servizi sociali, verde e spazi di relazione. In quest'ambito la partecipazione della cittadinanza è fondamentale per la programmazione urbanistica: ne è la guida. Ma è cosi? Quali sono gli spazi culturali pubblici realizzati da Enti e/o Associazioni nelle aree e al posto delle strutture dismesse che si sono rese disponibili nel tempo? E quali verranno realizzati negli spazi e nelle cubature che saranno ulteriormente disponibili? Intanto parcheggi in quantità mentre per ruderi e piazzali abbandonati sono sulla carta già previste favorevoli destinazioni d'uso, in attesa della maturazione di migliori tempi per realizzarvi gli interventi in project financing dell'investitore privato di turno, spesso con sottesi costi per la comunità e con buona pace delle partecipazione del cittadino.
Ne sono esempi le aree ex Beltrame e Valbruna, tra corso S.S. Felice e Fortunato e via Btg. Framarin, l'area ex Domenichelli in via Torino, l'area ex Zambon, l'area in Borgo Berga dove dell'ex Lanificio Rossi esiste solo, eretta a sua memoria, la torre camino avvolta dalla mole del nuovo Palazzo di Giustizia, area nella quale è previsto un importante insediamento commerciale in corso di ultimazione.
E, proseguendo, a fianco dell'arsenale, dove oggi vengono revisionati i rotabili A.V., esistono i ruderi di un altro insediamento del sistema produttivo della Rossi, di proprietà di un'immobiliare. Momento di magra per fare investimenti importanti, fra arbusti, piante rampicanti, topi e gatti di quartiere. Un'importante area occlusa alla cittadinanza, area che dovrebbe essere resa accessibile, previa una volontà non solo materiale, praticabile, ma soprattutto politica, che non si vuole attuare. E non basta, anche se va evidenziato, il recupero a spazio culturale dei locali dell'ex bocciodromo, un raro esempio che a Vicenza dovrebbe essere esteso e applicato ad altre realtà.
Se l'equazione è dismissione uguale rendita da speculazione, e non anche da cultura e socialità, è la qualità della vita ad essere irrimediabilmente dismessa.

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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