Le 10 regole del vademecum di difesa dagli abusi bancari
Lunedi 14 Dicembre 2015 alle 14:45 | 0 commenti
Chi deruba chi? Chiuso per rapina: ma questa volta le vittime non sono le banche. Ecco un vademecum di difesa dagli abusi bancari da stampare e fissare sulla lavagna di casa. Perché solo chi sa e si ribella agli eventi (o quantomeno semplicemente ne è partecipe consapevolmente) acquisisce il diritto a pretendere qualcosa in più. Basterebbe seguire alcuni consigli per non finire in profondo rosso e senza possibilità di difendersi Consapevoli che alcuni istituti di credito ci provano spesso a creare le insidie.
1. Verificate il vostro ‘profilo di rischio’: la madre di tutti i raggiri
La direttiva Mifid stabilisce che ciascuna banca proceda obbligatoriamente a una classificazione dei propri clienti in base alle caratteristiche degli stessi e alla competenza in materia finanziaria e ne tracci quindi un “profilo di rischio o profilo finanziario†che è invece sistematicamente manipolato dal vostro consulente bancario. Fatelo modificare secondo le vostre effettive caratteristiche di investitore. L’obiettivo è di eliminare dalle mani delle banche lo strumento che consente alle stesse di proporre e vendere al cliente i prodotti che vogliono collocare (obbligazioni strutturate, subordinate, polizze assicurative, ecc) e quindi di tutelarsi con un paracadute da utilizzare di fronte ad eventuali contestazioni (anche giudiziarie).
2. Controllate il conto ogni tre mesi e occhio alle “manovre massiveâ€
Controllate sempre gli estratti conto e gli scalari trimestrali, facendo un raffronto con quelli del trimestre precedente. Molto spesso le banche applicano le cosiddette “manovre massiveâ€: attività poco trasparenti che hanno la finalità di alzare di qualche basis point i tassi applicati alla clientela. Gli istituti agiscono di solito all’inizio del trimestre in modo che gli aumenti vengano comunicati solamente attraverso l’estratto conto scalare: questo, se tutto va bene, viene recapitato entro i primi 20 giorni del trimestre successivo (circa 100 giorni dopo!). Mediamente solo il 3% dei correntisti è attento e se ne accorge!
3. Italiani un popolo di obbligazionisti
Tutte le banche (non solo le quattro fallite) hanno venduto miliardi di obbligazioni subordinate e di obbligazioni strutturate. Entrambe estremanente rischiose : le prime perché in caso di default della banca emittente si perde tutto il capitale; le seconde perché sono associate a derivati, vere e proprie scommesse che ne compromettono il rendimento.
4. Se vedete le parole “manleva†e “novazione†non firmate
Non firmate nulla quando leggete le parole “manleva†e “novazioneâ€. Perché è molto probabile che la banca abbia commesso delle leggerezze alla stipula di un contratto precedente a quello che vi accingete a firmare ora. Grazie a quelle due paroline l’istituto rimedia ai propri errori, si annulla tutto il pregresso e le possibilità di successo anche in una causa giudiziaria diminuiscono.
5. Dite sempre di no ai prodotti “aggiuntivi†dopo un prestito
Prima di erogare un prestito, la banca cerca di rifilarvi una serie di prodotti finanziari (obbligazioni, polizze assicurative, azioni, ecc) e/o di largo consumo (tablet, smartphone, televisori, ecc) che le permettono di guadagnare di più. Dite sempre no. Perché quel prestito è già stato autorizzato a prescindere dall’acquisto “aggiuntivoâ€
6. Attenti a tutti i costi a vostro carico: spesso è usura bancaria
Attenti all’usura bancaria! Scatta al superamento del cosiddetto tasso soglia stabilito trimestralmente da Bankitalia: il tasso massimo d’interesse che una banca può applicare al correntista. Generalmente il tasso nominale applicato al cliente è inferiore al tasso soglia, ma a determinare l’usura contribuiscono tutti i costi a carico del correntista (interessi di mora, commissioni, coperture assicurative, spese notarili, spese per estinzione anticipata, ecc).
7. La stipula di un mutuo:Â sono tante le insidie
Sui mutui a tasso variabile, quelli “maggiormente consigliati†dai consulenti bancari in questa fase di tassi ai minimi storici, la banca fissa quasi sempre solo il valore minimo, senza inserire quello massimo, per essere sicura di non perderci e per non porre limite al suo guadagno. Quindi dovrebbe mettere un cap (tetto). Oppure dovrebbe almeno dare la possibilità di rescindere il contratto quando il tasso sale troppo, ma spesso in questi casi chiede una penale di rescissione che è vietata per legge. Ma gli istituti di credito aggirano l’ostacolo legale e al posto di fare pagare la penale, provano ad addebitare delle spese di chiusura del contratto molto alte, fino a mille euro, che possono essere calcolate anche in proporzione al debito residuo. Per quanto riguarda poi la polizza incendio sull’immobile vincolata (perché imposta) a favore della banca bisogna inoltre controllare che nel contratto sia indicata “nei limiti dell’ammontare residuo†e non “nei limiti dell’aumentare dell’intero valore del mutuoâ€, perché il rischio della banca è di perdere quanto manca da versare, non invece l’ammontare totale.
8. Se la banca ‘confessa’, non accettate soldi di conciliazione
Se coglierete in castagna la banca, accorgendovi di qualche magagna su contratti o estratti conto, il direttore sarà così gentile da offrirvi dei soldi per chiudere subito la questione e non farvi adire le vie legali ma ancor di piu’ per non farvi “parlare†perchè temono il rischio reputazionale .Si chiama “procedura di calmierazione†e viene attivata entro due-tre giorni dal vostro reclamo.
La tendenza a conciliare, da parte dell’istituto, equivale però a una mezza confessione. Non accontentatevi pertanto di quei pochi spicci, andate a fondo e studiate attentamente tutti i vostri conti correnti bancari. È probabile che a vostra insaputa la banca abbia compiuto ben più gravi reati e sta comprando il vostro silenzio.
9. Smascherate il ‘trucco’ della Commissione di massimo scoperto
Pochi lo sanno, ma la Commissione di Massimo Scoperto - abolita perché ritenuta (giustamente) illegittima e vessatoria nei confronti del correntista – oggi, in molte banche, è invece raddoppiata. Esiste infatti la Civ (Commissione di istruttoria veloce) e la Dif (Commissione disposizione fondi o Disponibilità immediata fondi) che, laddove sommate, diventano illegittime perché è assolutamente vietata da Bankitalia la coesistenza.
10. Occhio agli aumenti di capitale dei piccoli istituti
La ricostruzione del patrimonio delle banche (eroso dalle perdita di una malagestio) è “pretesa†soprattutto dai piccoli imprenditori e artigiani (con evidente minor forza negoziale) sottoposti alla classica pressione psicologica perpetrata a danno di coloro che sono in una condizione di dipendenza, ai fini della sopravvivenza della propria azienda, dai finanziamenti concessi dalla banca.
Il pericolo più grande si annida però negli aumenti di capitale disposti da quelle banche “piccole†che non sono quotate sui mercati ufficiali.
Infatti se il cliente di Unicredit, Intesa, Mps e altre grandi banche, sebbene con grosse perdite, può comunque vendere i titoli azionari in suo possesso perché quelle azioni sono quotate sui mercati ufficiali (e quindi un compratore, anche se speculatore, lo si trova sempre), un cliente invece di una piccola banca (come le Banche di Credito Cooperativo) deve aggiungere al danno la beffa. Può ritrovarsi… senza acquirenti.
di Vincenzo Imperatore da Il Fatto Quotidiano
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