Quotidiano | Rassegna stampa |
L'azienda vicentina Zordan, dalla falegnameria agli Usa: "imprenditori studiate"
Domenica 28 Giugno 2015 alle 15:16 | 0 commenti
Azienda di arredo a proprietà familiare che vanta commesse importanti (tra cui Bulgari e Ferragamo) e che fattura circa 25 milioni di euro. Maurizio Zordan, amministratore delegato, motiva il ricorso ad un manager esterno per la gestione delle ultime imprese acquisite: «Ci siamo affidati a un manager esterno perché un maggiore volume di affari e di produzione implica più persone competenti alla guida»
Conduzione familiare e approccio manageriale può essere un binomio possibile anche nel Vicentino. La Zordan srl di Valdagno, operativa nel settore degli arredi di lusso, figura tra le aziende riuscite proficuamente in questo compromesso.
Fondata esattamente 50 anni fa (nella foto i festeggiamenti) da Attilio Zordan che aveva rilevato la falegnameria del padre e del nonno, attualmente è una realtà che fattura circa 25 milioni di euro e dà lavoro a 120 persone tra casa madre (42 dipendenti soltanto nella cittadina vicentina) e controllate.
La gestiscono i figli Marta, Alfredo e Maurizio, quest’ultimo con il ruolo di amministratore delegato. Proprio da lui è partita la nuova spinta propulsiva, dopo diversi anni passati all’interno della vicina Marzotto con cui l’impresa di famiglia collaborava fin dagli esordi. «Sono entrato nel 2000, ma le redini io e i miei fratelli le abbiamo prese nel 2008 alla scomparsa di mio padre – spiega -. Fin da subito, abbiamo puntato sulla governance del gruppo con una chiara distinzione dei ruoli e a un’attenzione alla qualità del servizio. Il nostro presupposto è il modello rinascimentale secondo cui c’è da una parte un committente, dall’altra un progettista e in coda un gruppo specializzato che lo esegue. Noi siamo così: non abbiamo un catalogo vero e proprio, ma partono ordini dai clienti che vengono poi declinati in progetti da architetti e designer. Quindi i nostri operai, assieme alle maestranze delle altre ditte che fanno parte del gruppo, realizzano su misura il prodotto finale. Crediamo fortemente in questo modello, perché è l’ossatura della produttività italiana».
I risultati si sono concretizzati in una progressiva espansione. Oltre a commesse prestigiose - come Marlboro Classic, Valentino (già brand di Marzotto) nonché Pal Zileri, per poi arrivare a Bulgari, Ferragamo, Tumi, Van Cleef e Arpels - c’è stato l’approdo nei mercati esteri in primis in Nordamerica ma anche in Francia, Inghilterra e molti altri. «Nel film Wall Street 2, il protagonista interpretato da Michael Douglas entra in un negozio newyorkese di Bulgari arredato da noi. Che soddisfazione è stata!» aggiunge quasi commosso.
Tanto che per soddisfare un portafoglio clienti sempre più ampio si sono aggiunte le acquisizioni di Delta Arredamenti di San Vito di Leguzzano (conclusa nel 2013), di Marzorati Ronchetti (il cui 70 per cento è stato acquisito ad aprile scorso) di Cantù specializzata nella lavorazione dei metalli e da ultimo dell’americana Woodways International con oltre 2,5 milioni di dollari messi sul piatto. E pensare che a metà anni novanta questa ditta di famiglia contava 11 operai e un’impiegata, più sette soci.
Come spiega lo stesso amministratore delegato Maurizio, il salto di qualità l’ha fatto fare la managerializzazione nel senso di una maggiore strutturazione delle attività . «Ho fatto ricorso per le questioni più tecniche a mio fratello Alfredo, di formazione ingegnere meccanico, mentre mia sorella Marta ha portato l’esperienza in azienda perché lei da molti più anni lavorava qui dentro.
Abbiamo potenziato i reparti commerciali e le relazioni pubbliche, indispensabili per lavorare all’estero. Quindi con un ulteriore incremento delle attività abbiamo affidato a un manager esterno la gestione delle ultime acquisite, perché un maggiore volume di affari e di produzione implica più persone competenti alla guida». Il tutto mantenendo un basso tasso di indebitamento. Fino al passo definitivo di separare l’azienda dalla famiglia con la creazione di un trust a settembre 2013, in cui è stato trasferito il 78 per cento della società .
«È importante che per noi gli affari familiari non condizionino quelli dell’impresa e viceversa». Questo e altri aspetti organizzativi, dalla maggiore flessibilità in nome della lean production all’inglese per tutti, hanno permesso peraltro di superare lo shock della crisi della fine del decennio scorso: il fatturato di Zordan Srl aveva subito una contrazione molto pesante nell’arco di soli due anni, passando dai 6 milioni del 2008 ai 2,7 del 2010. Ora per loro fortuna è soltanto un brutto ricordo, perché le cifre più recenti sono eloquenti sulla crescita. L’argomento dà l’occasione al nostro Maurizio Zordan per chiudere con una considerazione: «Tanti imprenditori veneti si lamentano della burocrazia e della tassazione. Si tratta di ostacoli oggettivi, ma tante volte si fallisce perché si fa troppo affidamento sulle proprie capacità tecniche e troppo poco sulle competenze e conoscenze da coltivare. Oltre al fatto di aver lavorato in una realtà esterna, mi ha aiutato molto la formazione continua, che ho svolto al CUOA Business School».Â
Fondata esattamente 50 anni fa (nella foto i festeggiamenti) da Attilio Zordan che aveva rilevato la falegnameria del padre e del nonno, attualmente è una realtà che fattura circa 25 milioni di euro e dà lavoro a 120 persone tra casa madre (42 dipendenti soltanto nella cittadina vicentina) e controllate.
La gestiscono i figli Marta, Alfredo e Maurizio, quest’ultimo con il ruolo di amministratore delegato. Proprio da lui è partita la nuova spinta propulsiva, dopo diversi anni passati all’interno della vicina Marzotto con cui l’impresa di famiglia collaborava fin dagli esordi. «Sono entrato nel 2000, ma le redini io e i miei fratelli le abbiamo prese nel 2008 alla scomparsa di mio padre – spiega -. Fin da subito, abbiamo puntato sulla governance del gruppo con una chiara distinzione dei ruoli e a un’attenzione alla qualità del servizio. Il nostro presupposto è il modello rinascimentale secondo cui c’è da una parte un committente, dall’altra un progettista e in coda un gruppo specializzato che lo esegue. Noi siamo così: non abbiamo un catalogo vero e proprio, ma partono ordini dai clienti che vengono poi declinati in progetti da architetti e designer. Quindi i nostri operai, assieme alle maestranze delle altre ditte che fanno parte del gruppo, realizzano su misura il prodotto finale. Crediamo fortemente in questo modello, perché è l’ossatura della produttività italiana».
I risultati si sono concretizzati in una progressiva espansione. Oltre a commesse prestigiose - come Marlboro Classic, Valentino (già brand di Marzotto) nonché Pal Zileri, per poi arrivare a Bulgari, Ferragamo, Tumi, Van Cleef e Arpels - c’è stato l’approdo nei mercati esteri in primis in Nordamerica ma anche in Francia, Inghilterra e molti altri. «Nel film Wall Street 2, il protagonista interpretato da Michael Douglas entra in un negozio newyorkese di Bulgari arredato da noi. Che soddisfazione è stata!» aggiunge quasi commosso.
Tanto che per soddisfare un portafoglio clienti sempre più ampio si sono aggiunte le acquisizioni di Delta Arredamenti di San Vito di Leguzzano (conclusa nel 2013), di Marzorati Ronchetti (il cui 70 per cento è stato acquisito ad aprile scorso) di Cantù specializzata nella lavorazione dei metalli e da ultimo dell’americana Woodways International con oltre 2,5 milioni di dollari messi sul piatto. E pensare che a metà anni novanta questa ditta di famiglia contava 11 operai e un’impiegata, più sette soci.
Come spiega lo stesso amministratore delegato Maurizio, il salto di qualità l’ha fatto fare la managerializzazione nel senso di una maggiore strutturazione delle attività . «Ho fatto ricorso per le questioni più tecniche a mio fratello Alfredo, di formazione ingegnere meccanico, mentre mia sorella Marta ha portato l’esperienza in azienda perché lei da molti più anni lavorava qui dentro.
Abbiamo potenziato i reparti commerciali e le relazioni pubbliche, indispensabili per lavorare all’estero. Quindi con un ulteriore incremento delle attività abbiamo affidato a un manager esterno la gestione delle ultime acquisite, perché un maggiore volume di affari e di produzione implica più persone competenti alla guida». Il tutto mantenendo un basso tasso di indebitamento. Fino al passo definitivo di separare l’azienda dalla famiglia con la creazione di un trust a settembre 2013, in cui è stato trasferito il 78 per cento della società .
«È importante che per noi gli affari familiari non condizionino quelli dell’impresa e viceversa». Questo e altri aspetti organizzativi, dalla maggiore flessibilità in nome della lean production all’inglese per tutti, hanno permesso peraltro di superare lo shock della crisi della fine del decennio scorso: il fatturato di Zordan Srl aveva subito una contrazione molto pesante nell’arco di soli due anni, passando dai 6 milioni del 2008 ai 2,7 del 2010. Ora per loro fortuna è soltanto un brutto ricordo, perché le cifre più recenti sono eloquenti sulla crescita. L’argomento dà l’occasione al nostro Maurizio Zordan per chiudere con una considerazione: «Tanti imprenditori veneti si lamentano della burocrazia e della tassazione. Si tratta di ostacoli oggettivi, ma tante volte si fallisce perché si fa troppo affidamento sulle proprie capacità tecniche e troppo poco sulle competenze e conoscenze da coltivare. Oltre al fatto di aver lavorato in una realtà esterna, mi ha aiutato molto la formazione continua, che ho svolto al CUOA Business School».Â
di Roberto Turetta da VeneziePost
Commenti
Ancora nessun commento.
Aggiungi commento
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.