Il Jobs Act rischia di rivelarsi la mossa giusta al momento giusto. È quanto traspare dalle voci dei primi imprenditori veneti che, in queste settimane, hanno firmato contratti indeterminati a nuovi collaboratori e precari già alle dipendenze o lo faranno a breve. Dopo le anticipazioni dell’agenzia regionale Veneto Lavoro, che aveva parlato di un +18% di assunzioni indeterminate già a gennaio rispetto all’anno prima, salite a +45% a febbraio, ora dal 1. marzo, con i decreti attuativi completati, si attende la piena verifica sul campo. E l’effetto combinato di sconti previdenziali e contratto «a tutele crescenti», lasciano intendere gli imprenditori, non si sarebbe avvertito appena sei mesi fa.
Ma ora, che qualcosa riprende a girare, incentivi e riforma del lavoro si alimentano tra loro. In una progressione che ha risvolti non solo economici. Come succede all’Euromeccanica Group di Rosà , nel Vicentino, che ha sei fabbriche in zona, 200 dipendenti e 50 milioni di fatturato per il 55% dall’estero. Da gennaio ha assunto a tempo indeterminato 17 addetti. Il primo che ha firmato il contratto ha chiesto qualche secondo per osservare come fosse fatto. «Lo inseguivo da 15 anni», ha detto. Il secondo ha annunciato che ora penserà a un figlio, un altro alla casa. Altri due non hanno trattenuto qualche lacrima. «Avevamo iniziato anche prima del Jobs Act, siamo in fase espansiva. E il cambio favorevole ha reso necessario un ampliamento – spiega il responsabile del personale, Enzo Bonato –. È bello vedere quanto le persone apprezzino. Ed è chiaro che assumiamo per tenere tutti, anche a sgravi esauriti». Il gruppo lavora da contoterzista meccanico tra automotive, elettrodomestici, bici e stampi. «Non abbiamo nulla all’estero – dice il manager -. Per volontà della proprietà , le famiglie Venezian e Gnoato, tutta la produzione e il know-how sono in Italia. L’azienda è fatta di persone: se lavoriamo bene qui possiamo competere anche con chi produce in Turchia o India». Tre dei nuovi assunti sono ex apprendisti, per cui non ci sono sgravi. «Non si lasciano a casa lavoratori inseriti per un vantaggio fiscale – dice convinto il manager –. Il Jobs Act è interessante, tra incentivi e tutele crescenti; ma se assumi una persona è perché ci credi. Il valore del contratto, percepito come indeterminato, è apprezzato. Pensiamo ad altre 5 assunzioni nei prossimi mesi: vedremo il mercato». «Da settembre abbiamo assunto 41 lavoratori – aggiunge lì vicino Federico Visentin, vicepresidente di Federmeccanica e amministratore delegato di Mevis, società dell’automotive di Rosà (Vicenza) – e altri 11 entreranno in aprile». Su 400 addetti è un dato rilevante, innescato dall’impennata di richieste da molte case, fra cui Audi, Bmw, Mercedes e General Motors. Ma anche Fiat. Significa ricavi 2014 per 60 milioni, +6%, e incrementi simili attesi nel 2015. «Ma attenzione – prosegue l’ad – anche se intendiamo stabilizzare i nuovi arrivati il primo contratto è sempre a termine. Rinunciamo per alcuni mesi allo sconto Inps, ma, vista la delicatezza delle mansioni preferiamo la certezza delle capacità del neoassunto». Altri dimensione e settore, ma considerazioni simili per Euris, Srl di Ponte San Nicolò (Padova), società di consulenza strategica per imprese e pubblica amministrazione. «È la buona congiuntura, non i buoni incentivi, che stimola la crescita. Oggi ci sono finalmente indicatori che ci rendono più positivi». Ruggero Targhetta, fondatore e Ad di Euris, e presidente della sezione Servizi innovativi di Confindustria Padova, assicura che a giorni porterà l’organico da 10 a 13 addetti, fra cui un neolaureato. Il problema è scegliere i candidati: «Ci occupiamo di politiche europee, non possiamo prendere chiunque. Certo, le nuove norme aiutano. Penso che entro fine anno ne inseriremo altri 3 ma le tutele crescenti, a noi sotto i 15 addetti, non interessano. Gli sgravi contributivi, invece, sono molto utili». E se i progetti di crescita di Pettenon Cosmetics di San Martino di Lupari, sempre nel Padovano, indicavano di qui al 2020 l’ingresso di 10-15 nuovi addetti l’anno, ecco che le nuove leggi sul lavoro, se confermate anche a venire, potrebbero far lievitare il numero a 20- 25. «In sede centrale abbiamo 130 addetti, 250 con i siti di Arezzo e la logistica – dice Gianni Pegorin, uno dei titolari –. In 5 anni contiamo di raddoppiare il fatturato, oggi a 60 milioni. Per assumere aspettavamo il momento buono e ci sembra che il contenuto del Jobs Act rispecchi le premesse. Ci sarà personale nuovo e avremo anche modo di stabilizzare alcuni fra gli interinali».
di Andrea Alba e Gianni Favero dal Corriere del Veneto