Lavoro: italiani sempre più stressati da smartphone e mail
Martedi 4 Settembre 2012 alle 07:58 | 0 commenti
Il 75% dei lavoratori italiani dispone di un accesso in rete sul luogo di lavoro, a un quarto del totale di loro il datore di lavoro ha fornito uno smartphone con accesso alla rete, mentre circa la metà del campione, da cui traiamo queste considerazioni, dispone di uno smartphone personale con accesso a internet.
Una connettività praticamente illimitata che, però, senza un codice di comportamento condiviso, rischia di trasformarsi in una sorta di "tecno-stress" generato dalla contrapposizione tra il 39% dei datori di lavoro, che pretende una reperibilità 24 ore al giorno 7 giorni su 7 e il 31% dei lavoratori convinto che telefono, mail e internet riducano concentrazione e produttività .
Sono questi alcuni degli spunti che emergono dalla prima edizione del Work Monitor Randstad, l'analisi relativa all'andamento del mercato del lavoro svolta dalla multinazionale Olandese del lavoro in 29 nazioni nel primo trimestre 2012 che, in questa edizione, si è concentrata sulle dinamiche generate nel lavoro dai dispositivi tecnologici, in particolare quelli dedicati alla comunicazione.
Dallo studio emerge chiaramente come i lavoratori italiani siano più sensibili (32%) rispetto ai colleghi stranieri alle sollecitazioni, e quindi alle distrazioni, che arrivano quotidianamente da telefono e mail e, in particolare, sono i più convinti (30% degli intervistati) che l'accesso alla rete sia un fattore in grado di far diminuire la propria produttività lavorativa.
Il 63% del campione ammette di aver ricevuto telefonate o mail al di fuori dell'orario di lavoro o, il 52%, durante le vacanze. E se il 63% degli italiani dichiara di aver avuto impegni di lavoro in luoghi privati, solo il 33% degli intervistati ha provato a "controbilanciare" il trend occupandosi di questioni private sul luogo di lavoro.
Se poi si comparano questi dati al 39% del campione italiano (leggermente superiore agli altri Paesi) che dichiara che il proprio titolare si aspetta una disponibilità pressoché totale (24/24 ore - 7/7 giorni), assistiamo ad una "volontaria" connivenza con un modello lavorativo diventato pervasivo a dismisura dove i confini tra lavoro e vita privata sono sempre più sottili.
Il confronto con gli altri Paesi, inoltre, da cui emerge che il 41% dei lavoratori afferma di ricevere quotidianamente più informazioni di quante ne riesca a gestire, dimostra uno stato di maggiore stress degli italiani che si traduce in momenti di "chiusura" totale verso mail e telefonate (48%). Considerata la portata del fenomeno, dunque, sarebbe utile a tutti i soggetti (impresa e lavoratori) capire quanto questa "colonizzazione del tempo libero" sia il temporaneo risultato della crisi globale o se sia una epocale trasformazione dei rapporti impresa-lavoro.
Analizzando il rapporto degli italiani con "la tecnologia", invece, i dati relativi alla "connettività stanziale" (quella sul luogo di lavoro) testimoniano che internet è ormai diventato uno strumento di lavoro scontato e largamente diffuso utilizzato quotidianamente dal 75% degli italiani (vs. India 93%, Cina 93%, e Malaysia 89%). Il dato (52%) relativo alla "connettività nomade" attraverso gli smartphone, invece, seppur bassa rispetto ad altri paesi come Cina (84%), Hong Kong (79%), India e Malaysia (71%), è utile per delineare un identikit del lavoratore italiano medio: chi si connette alla rete fuori dagli orari lavorativi è in prevalenza maschio (30% vs. il 18% delle donne), tra i 18 e 44 anni (28% vs. 18% tra 45-64 anni) e impiegato nel settore privato (26% vs. 20% del settore pubblico).
Per quanto concerne i rapporti di lavoro, infine, malgrado la ricca disponibilità di strumenti virtuali che agevolano la comunicazione fra le persone, il 73% degli italiani afferma ancora di preferire la relazione diretta a testimonianza, da un lato della rilevanza della componente socializzante (grooming) nello stabilire e sviluppare le relazioni, dall'altro che le relazioni dirette permettono di collezionare l'intera gamma dei segnali comunicativi, rendendo la relazione più completa sia sul piano emozionale sia sul piano funzionale difficilmente raggiungibile da una mail o da un messaggio di testo.
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