L'assemblea della Banca Popolare di Vicenza ridà un giorno di vita. Ai soci? No alla Perlini
Martedi 1 Marzo 2016 alle 18:09 | 0 commenti
In molti hanno, diciamo, sorriso quando è stato comunicato che sarebbe stata alla Perlini Equipment di Gambellara, il feudo veneto di Gianni Zonin, la sede dell'assemblea della BPVi del 5 marzo, quando i vecchi soci, quelli beffati da lui e dal suo Cda come fanno supporre sempre di più le nuove ipotesi di reato appena rese note che vanno dall'associazione per delinquere al falso in bilancio, saranno chiamati a votare un "sì", che appare a dir poco iniquo ma di fatto è obbligato come ci fa notare Stefano Righi, noto giornalista de Il Corriere della Sera e autore del libro inchiesta "Il grande imbroglio".
«Anche il cosiddetto "Piano industriale alternativo" proposto dalle Associazioni del no- ci dice, infatti, Righi -, pur se con vari spunti interessanti, è tardivo nella sua proposizione e trascura un fatto fondamentale: a giugno la Popolare di Vicenza dovrà rimborsare un prestito obbligazionario di 250.000.000 di euro emesso all'arrivo di Francesco Iorio e sottoscritto da investitori istirtuzionali, per giunta a tassi molto vantaggiosi per loro. A giugno, quindi, quei denari andranno restituiti e per farlo non è ipotizzabile attingere a inesistenti risorse interne, per cui serviranno soldi freschi, quelli che possono arrivare solo dall'aumento di capitale collegato alla trasformaione in Spa e alla quotazione in Borsa».
Detto questo siamo andati a fare un giro per voi alla Perlini Equipment che ha i suoi capannoni in Via Torri di Confine, capannoni che, per il vero, nulla hanno a che vedere con Zonin visto che sono stati utilizzati anche due anni fa per l'assemblea congiunta di Confindustria Vicenza e Confindustria Verona.
Sono capannoni tristemente vuoti perchè, ci spiega il guardiano all'ingresso (che non ci è stato fatto varcare), la Perlini Equipment che produce mezzi speciali non ha più commesse.
Lo spazio, facilmente raggiungibile dall'uscita di Montebello sulla A4 e a solo 1 km circa dal casello, rivivrà , quindi, almeno per un giorno anche se proprio in quello in cui i vecchi 118.000 soci soci dovranno prendere atto anzi dovranno masochisticamente decidere loro stessi che la strada da intraprendere (l'unica se non partirà un'improbabile azione da "muoia Sansone con tutti i Filistei") li porterà  ineluttabilmente verso un ulteriore deprezzamento delle loro già disastrate azioni e, peggio, a non contare più nulla, «ma nulla di meno - aggiunge Stefano Righi - di quello che pesavano quando Zonin e il suo Cda li illudevano del contrario»: eccolo "Il grande imbroglio" raccontato con chiarezza dal collega del Corriered ella Sera.
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