L'Aquila: cronaca da una città fantasma
Domenica 8 Agosto 2010 alle 16:06 | 0 commenti
Irene Rui, Guido Zentile - Ciò che non ha fatto il terremoto gentile, lo sta facendo il governo B&B. L'Aquila, 80.000 abitanti circa, gli sfollati dopo un anno dal "terremoto gentile" sono 50.000, solo 30.000 risiedono nell'immediata periferia, nelle case non colpite o poco colpite, gli altri sono sparsi per l'Abruzzo o per l'Italia da parenti. Dopo un anno il governo B&B non ha dato l'avvio alla ricostruzione di una città , di un tessuto sociale, ma solo al Piano C.a.s.e. Palazzine o alveari costruite su "piattaforme anti sismiche". Bindoville, new town, quartieri dormitorio senza servizi.
L'Aquila è un centro completamente svuotato, è una città fantasma, alle 22.00 scatta il coprifuoco e nessuno può entrare neppure per l'unico viale aperto, il corso principale. Le macerie dei palazzi antichi popolano il centro, i ponteggi a volte in eccesso, sorreggono i palazzi che a prima vista sembrano intatti, ma che sono stati sventrati dal sisma. Eccola la città , un centro morto, senza servizi amministrativi, commerciali, turistici. Una città che rivendica la sua vivacità , una città depressa, ai cui cittadini si è cercato di annientare la volontà di reagire. Gli aquilani però sono stanchi, e come i terremotati del Friuli dicono "prima il lavoro, le case e poi le chiese". Il terremoto ha colpito una parte della città lasciando pressoché intatta l'altra parte. L'immediata periferia a nord-est, lungo via XX settembre è stata completamente distrutta, gli edifici sono collassati, su fondamenta che non hanno retto, edifici che qualcuno aveva definito antisismici, non si sono dimostrati all'altezza. Un sisma che come chiamano gli aquilani è stato gentile ha bussato alla porta per sei mesi, prima di entrare, ma nessuno ha voluto ascoltare le sue minacce.
Agli aquilani non è stata data a loro la possibilità di ricostruire la propria città , le loro case, non è stato dato un lavoro, oggi gran parte di quelli che caparbiamente hanno deciso di rimanere nella loro città martoriata è disoccupata. Nel cratere aquilano, le ore di cassaintegrazione sono passate da 850mila del 2008 a 7milioni nel 2009, di cui la maggior parte sono di cassaintegrazione straordinaria. Non è stata riavviata l'economia commerciale e dei servizi tipica di un capoluogo regionale, lo stesso ospedale soffre ancora dei sintomi del post- terremoto e i pazienti sono dirottati in altri presidi provinciali, così come i fondi ad esso destinati. L'economia universitaria e turistica è allo sfacelo. A L'Aquila a più di un anno di distanza, tutto è come il terremoto ha lasciato. Agli aquilani che vorrebbero riprendersi la città è impedito di farlo e il sentore è che nuove manovre speculative si affaccino sulla città . Per questo è stata occupata la zona "Casematte", per evitare che in questa ex casa di cura per malati mentali - un gioiellino dell'architettura degli anni sessanta, una serie di edifici con il suo parco a due passi da Collemaggio - vi si costruiscano palazzi dagli amici di B&B. A L'Aquila le case classificate come lievemente colpite non possono essere ristrutturate dai residenti e rimangono lì, vuote, a chiedere aiuto, per rivivere. Gli aquilani subiscono il sopruso dei poteri forti, degli amici di amici del governo B&B, ai quali è permesso di mettere le mani sulla città , alle cricche mafiose, a quelle affaristiche e speculative, che hanno usato o meglio sperperato gli aiuti agli aquilani, per la costruzione di altre opere in località più o meno note, necessarie al G8, ai mondiali di nuoto ecc.
Il Terremoto ad Aquila ha diverse anomalie rispetto agli altri eventi: primo ha colpito solo il capoluogo abruzzese, secondo la ricostruzione prosegue lenta ed è affidata a imprese amiche non certo aquilane, terzo ha spopolato una città distribuendo la sua popolazione in giro per l'Abruzzo, quarto ha distrutto un'intera economia. Si sono sperperati soldi per l'allestimento dei campi, per i bagni chimici (a volte due per abitante), per l'allestimento di ponteggi anche eccessivi, non si è proceduto alla ricostruzione della città , ma ad una ridistribuzione urbanistica nella periferia, con le cosiddette new town, quartieri tristi e senza servizi, quartieri dormitorio, con appartamenti non a norma edilizio-sanitaria (mq/residente), appartamenti costruiti in economia che già iniziano a soffrire di problemi strutturali.
Aquila è oggi triste chissà quando potrà rifiorire. Ridate L'Aquila ai suoi abitanti, date a loro i finanziamenti e loro sapranno ricostruirla e ridarle vita. Gli stanziamenti, i fondi raccolti con le offerte d'artisti e cittadini italiani, non possono essere lasciati nelle mani di Bertolaso o del suo sostituto, ma devono essere distribuite ai cittadini aquilani per la ricostruzione della loro città . Date lavoro agli aquilani. Una città non è tale se non è costruita dai propri cittadini. Rifacciamo rifiorire L'Aquila, è un capoluogo che se lo merita.
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