La transazione BPVi, l'opinione dell'esperto
Domenica 5 Febbraio 2017 alle 17:09 | 0 commenti
Come noto la Banca Popolare di Vicenza ha avanzato "un'offerta di transazione rivolta agli azionisti che hanno acquistato azioni negli ultimi dieci anni", questa l'esatta dicitura che compare sul sito ufficiale dell'Istituto. In pratica la Banca offre ai risparmiatori che hanno acquistato azioni dal primo gennaio 2007 al 31 dicembre 2016 un rimborso pari a 9 euro per azione in cambio della rinuncia ad eventuali azioni legali nei confronti dell'Istituto. Ma c'è un'altra condizione che deve essere soddisfatta affinché l'offerta sia vincolante da parte della Banca, e cioè che ad aderire siano almeno l'80% delle azioni interessate. Infine sono stati offerti 30 euro per azione ai cosiddetti "scavalcati" cioè coloro che pur avendo fatto richiesta di vendita delle azioni prima di altri si sono visti "scavalcare" da altri azionisti il cui ordine di vendita sia pervenuto successivamente.
Gli azionisti interessati hanno tempo fino al 15 marzo (salvo eventuale proroga) per prendere una decisione. Ebbene, non abbiamo la presunzione di stabilire in maniera univoca quale sia la scelta migliore per gli azionisti (vedi qui l'assemblea di ieri a Vicenza), ndr, ma ci sentiamo in dovere di fare alcune considerazioni.
E la prima, che viene spontanea, è chiedersi perché viene offerto un ristoro soltanto a coloro che hanno acquistato le azioni negli ultimi dieci anni, chi le aveva acquistate prima forse non aveva contribuito anche lui a finanziare la Banca?
Il dubbio che oltre i dieci anni interviene la prescrizione e quindi questi "vecchi" azionisti non avrebbero potuto comunque adire per vie legali nei confronti della Banca è senza dubbio lecito, ed allora se questa supposizione ha un suo fondamento viene naturale porsi un altro interrogativo che a mio avviso è centrale:
Perché la banca ha avanzato questa offerta?
Dopotutto non era obbligata a farla.
In effetti è una domanda che potrebbe avere diverse risposte:
Certamente la Popolare di Vicenza era stata sollecitata da più parti a dare un segnale di "apertura" verso gli azionisti, ma personalmente ritengo che ogni iniziativa presa da una Banca abbia, al suo fondo, solo una motivazione economica.
In parole povere: è più conveniente per la Banca "pagare" 9 euro per azione (e, per quel che abbiamo detto, non a tutti gli azionisti) anziché andare incontro a contenziosi che, oltre a poter risultare alla fine più onerosi, avrebbero anche avuto lo svantaggio di protrarsi nel tempo impedendo di fatto una gestione efficiente all'Istituto.
Insomma, in altre parole, la dirigenza avrebbe avuto sempre sopra di sé una "spada di Damocle" e la Banca, di conseguenza, sarebbe stata ingovernabile.
Quindi andavano "tolti di mezzo" i contenziosi.
Sarà un'operazione di successo? Ovviamente è troppo presto per dirlo, siamo solo all'inizio e la partita potrebbe protrarsi (si parla già di uno "slittamento" a fine giugno). Forse qualche azionista spera in un "rilancio" (inteso come nel gioco del poker) della Banca.
Ma su questa vicenda c'è ancora molto da dire, e presto, quindi, torneremo sull'argomento.
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