La sfida della Cisl del Veneto per un sistema socio-sanitario di qualità
Mercoledi 23 Febbraio 2011 alle 23:12 | 0 commenti
Cisl Vicenza - In questa stagione caratterizzata da grandi difficoltà di ordine economico e sociale, la Cisl del Veneto chiede alla politica regionale di investire sul futuro attuando scelte lungimiranti che sappiano puntare su obiettivi concreti di rilancio del welfare (foto VicenzaPiù della conferenza stampa odierna della della Cisl con, da sinistra, Antonio Sirimarco, Lorenza Leonardi e Renato Riva).
Chiediamo una capacità di visione strategica complessiva del sistema veneto, capace di individuare le priorità vere su cui investire, che se non assicurate produrranno un drammatico effetto domino sulle condizioni sociali e di salute della popolazione (clicca qui per sintesi dati sanità ).
Chiediamo una maggiore autorevolezza politica che si faccia garante dell'equità del sistema, raggiungibile attraverso una corretta imposizione fiscale e la lotta all'evasione, ma anche attraverso criteri uniformi di accesso ai contributi economici nel territorio regionale.
Assistiamo invece a tagli generalizzati di importanti capitoli di bilancio, come le politiche sociali, che sono trattate alla stregua delle spese inutili e sacrificabili.
La Cisl non è rimasta a guardare, è intervenuta subito nei confronti del Consiglio Regionale affinché il fondo per le politiche sociali fosse reintegrato, ha incontrato i capigruppo del Consiglio per chiedere un serio impegno per il ripristino delle risorse al sociale, ed in questi giorni sta presidiando i lavori del Consiglio per verificare quanto la politica opera concretamente per salvaguardare il principio della universalità dei diritti sociali e di salute. Verificheremo nei prossimi giorni l'esito dei lavori consiliari, ma la Cisl continuerà a mobilitarsi per non far ricadere tagli iniqui sulle spalle degli utenti, minori, anziani e disabili e delle loro famiglie.
Per quanto riguarda la programmazione socio-sanitaria, con obiettivi di medio/lungo termine, abbiamo presentato pubblicamente già nel mese di novembre una proposta per il rilancio del sistema socio-sanitario regionale.
Il nostro impegno adesso continuerà sia al tavolo di concertazione regionale da noi richiesto per confrontarci su questi temi, ma anche tra i cittadini e i lavoratori che sono i principali attori di questo sistema di servizi che vogliamo innovare.
La nostra proposta, frutto del lavoro condiviso con le categorie dei pensionati e dei lavoratori del pubblico impiego, nasce dall'analisi dello scenario regionale, che in merito alle politiche socio-sanitarie presenta serie difficoltà di ordine economico e programmatorio (l'aumento annuale della spesa è il doppio dell'aumento del finanziamento degli ultimi anni), che impongono il rispetto di obiettivi di contenimento della spesa contestuali alla necessità di rilanciare il sistema sanitario e sociale.
Questa è una delle sfide più importanti che chiediamo alla politica di affrontare se vuole continuare a garantire un sistema sociosanitario di qualità nonostante le scarse risorse e a fronte di bisogni di salute destinati ad aumentare nei prossimi anni.
Relativamente alla necessità di riqualificare la spesa sanitaria, devono essere però posti dei paletti, con obiettivi che non determinino tagli ai servizi nel territorio o perdita di qualità pur in presenza di misure di razionalizzazione del sistema.
L'attuale fase di emergenza rischia infatti di concentrare l'attenzione solo sulla partita delle risorse (la spesa sanitaria equivale all'82% del bilancio regionale) e su soluzioni estemporanee (tagli trasversali a risorse e servizi) quando invece è necessaria una forte convinzione ad un contestuale approccio programmatorio di medio/lungo periodo, con misure che riorganizzino gradualmente ma radicalmente l'assetto dei servizi.
In questo percorso è importante la partecipazione attiva dei cittadini e il protagonismo di tutti gli attori in campo: istituzioni, professionisti e sindacato, in questo modo si può costruire quel rapporto di fiducia del cittadino con il sistema che in questi anni si è perduto.
Il cittadino vuole essere protagonista della sua salute e deve essere messo in condizione di condividere le scelte e poter giudicare la qualità delle cure ricevute. La centralità del cittadino va ristabilita anche attraverso un percorso di umanizzazione dell'assistenza che deve essere il cardine dei nuovi modelli organizzativi da attuare.
Le nostre proposte per la programmazione socio-sanitaria regionale
Per la Cisl del Veneto la futura programmazione deve garantire l'universalità , la sostanziale gratuità , l'accessibilità , l'uniformità , l'appropriatezza delle prestazioni, l'equità e la libera scelta del cittadino, partendo dai bisogni di salute espressi dal territorio che già oggi risentono pesantemente dell'incremento delle condizioni di cronicità destinate ad aumentare nel prossimo ventennio, e in presenza di una popolazione over 65 che già oggi rappresenta il 20% della popolazione ed è destinata a raggiungere il 24% nel 2020.
In sintesi è necessario rivedere l'intero sistema di offerta dei servizi individuando nuovi equilibri tra eventi acuti e presa in carico delle cronicità :
• Mettere al centro l'assistenza primaria, attraverso percorsi assistenziali integrati ritagliati su misura del bisogno che la persona esprime, con garanzia di accesso 24 ore su 24, sette giorni su sette, privilegiando la domiciliarità ;
• Territorializzare i servizi per la cronicità . Questo modello richiede un nuovo assetto intermedio potenziato (a livello di distretto e UTAP) fortemente integrato con la specialistica diagnostica ed ambulatoriale, con i Medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta;
• Integrare i servizi territoriali con la domiciliarità e con i servizi diurni e residenziali intermedi alla rete per la non autosufficienza attraverso una continuità del percorso assistenziale che accompagni la long term care;
• Riorganizzare la rete ospedaliera (pubblica e privata) che potrà così svolgere appieno la funzione di cura delle acuzie. L'eventuale revisione della dotazione ospedaliera non può, d'altra parte, tradursi in una mera riduzione di posti letto ma dovrà essere il risultato tra ricerca di appropriatezza nell'uso delle risorse e garanzia di un servizio all'utente adeguato alle esigenze;
• Rivisitare gli ambiti di intervento professionale delle figure coinvolte con conseguente evoluzione del loro ruolo, in primis infermieri, tecnici, personale di assistenza, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta che uniscono la funzione dell'assistenza con quella di cura;
• Prevedere interventi di prevenzione sul lungo periodo (15/20 anni): sicurezza sul lavoro e igiene pubblica, problematiche adolescenziali, patologie cronico degenerative, disabilità psichica ect, anche per le ricadute su qualità e durata della vita delle persone oltre che sulla sostenibilità del sistema;
• Individuare, oltre ai LEA qualitativi anche i LEA quantitativi e i Liveas (livelli essenziali di assistenza e livelli essenziali di assistenza sociale), altrimenti la programmazione economica e delle prestazioni assistenziali non potrà essere coerente con i bisogni del territorio (anche a discapito delle liste d'attesa).
La Cisl ritiene inoltre che non sia più rinviabile un serio confronto con tutti gli attori del sistema locale per avviare una riflessione sul sistema di welfare futuro e per individuare nuove strade utili a garantire il diritto alla salute e alla tutela sociale.
Per questo motivo sfidiamo la politica a misurarsi sul fronte dei risultati
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