La riforma: l'offensiva del lavoro
Lunedi 16 Aprile 2012 alle 23:28 | 0 commenti
Confindustria e Pdl insistono, il ddl lavoro deve cambiare: più flessibilità in entrata e in caso di licenziamento. Apertura di Passera al dialogo. Cgil: ddl già cambiato, ma in peggio. Allarme tecnici Senato: licenziamenti, rischio tutele in appello
Confindustria e Pdl insistono: il disegno di legge sulla riforma del lavoro deve cambiare. Il ritornello è il solito: più flessibilità , meno tutele in caso di licenziamento. Pomo della discordia ancora l'articolo 18, così come modificato dal ddl in discussione al Senato.
A quanto si apprende, nel disegno di legge il governo avrebbe rivisto il comma che riguarda i licenziamenti disciplinari: in questo caso sarebbe stato introdotto un rinvio alle "previsioni di legge" per decidere l'eventuale reintegro. Come scrive il Corriere della Sera, l'integrazione non è piaciuta alla Confindustria: per gli industriali così si allarga la discrezionalità del giudice, rendendo più probabile il reintegro per licenziamenti disciplinari illegittimi. Con il richiamo alle "previsioni di legge" il giudice potrà affermare più spesso che il licenziamento è sproporzionato al fatto o comportamento del lavoratore.
Va tuttavia registrato che i tecnici del Senato - secondo quanto riferiscono le agenzie di stampa - hanno evidenziato un rischio di minori tutele durante il processo per i lavoratori licenziati. La questione verte sulla fase dell'appello, in cui la sentenza potrebbe essere sospesa, diversamente da quanto attualmente previsto. Perciò i tecnici auspicano "un'ulteriore riflessione" al riguardo.
Le imprese però insistono nel chiedere a Monti correzioni. "Faccio un appello a Monti, chiedo che vengano fatti cambiamenti alla legge sul lavoro, anche per migliorare la posizione dell'Italia in Europa e uscire dalla crisi". A dirlo è il direttore generale di Confindustria, Giampaolo Galli, intervistato da Tgcom24. "Le cose da cambiare - sottolinea il rappresentante degli industriali - sono tantissime, l'impianto è quello burocratico e del sospetto nei confronti dell'impresa. Dobbiamo cercare di scoraggiare il meno possibile le imprese estere ad investire in Italia. Poi ci sono anche problemi legati ad alcune forme contrattuali, come le finte partite iva, che vanno riviste profondamente".
Il premier in persona oggi risponde che il ddl "è considerevolmente più ampio e incisivo di quello da me dichiarato alle Camere nell'intervento programmatico del 17 novembre". Tutto questo, specifica, "nonostante qualcuno lo abbia trovato non sufficientemente ampio".
Il governo dunque lancia segnali di apertura. Facciamo un piccolo passo indietro. Già domenica, infatti, Il Sole 24 ore pubblicava un articolo nel quale si sosteneva che nel testo presentato in Senato c'era un peggioramento anche sui licenziamenti disciplinari, che riduceva ulteriormente la possibilità per il giudice di non comminare il reintegro. Con la risposta piccata della ministra Fornero ("Se non passa la riforma il governo va a casa") che per di più accusava gli imprenditori di esser stati loro a creare il problema degli esodati. E con la mediazione "buonista" di Corrado Passera in tv dall'Annunziata: "La riforma va approvata ma siamo disponibili a migliorarla". Il super ministro per lo Sviluppo economico dal canto suo si era già speso con un'intervistona su Il Messaggero, intitolata "Passera: è il momento più difficile ma il paese ha le forze per ripartire: ‘Infrastrutture e finanziamenti per le imprese, poi giù le tasse'".
Una sorta di intervento di moderazione riferito alla stessa Fornero, che oggi assicura in un'intervista radio a Caterpillar: "Col ministro Passera c'è piena sintonia e quello che vogliamo fare è cercare di risolvere i problemi. (...) Io ho detto che il governo ha portato in Parlamento, senza alcuna arroganza, il disegno di legge pensando che sia un buon accordo e che non debba essere stravolto". "Sappiamo - prosegue Fornero - che questo governo non ha la bacchetta magica, ma si propone di risolvere problemi per troppo tempo restati lì e, data la situazione economica generale del paese, diventano ancora più urgenti".
E la sponda Pdl aiuta Confindustria. "Noi cogliamo con favore le aperture che sembrano registrarsi da parte del governo a proposito della riforma del mercato del lavoro. Pensiamo che sia la migliore strada per l'approvazione definitiva al Senato". Lo ha detto il segretario nazionale del Pdl Angelino Alfano. E ha aggiunto: "Abbiamo una posizione che è assolutamente costruttiva perché vogliamo far sì che la riforma del mercato del lavoro venga approvata non contro chi deve fare le assunzioni perché sarebbe un controsenso. Fare una riforma ostile agli artigiani, commercianti, associazioni di agricoltori, che fanno le assunzioni, agli imprenditori e industriali significa fare una riforma che disincentiva l'occupazione".
Dalla Cgil per il momento non arrivano dichiarazioni ufficiali. Un lancio dell'Ansa, tuttavia, attribuisce a Corso d'Italia un giudizio negativo sui cambiamenti già apportati al ddl, il cui testo - come già aveva osservato nei giorni scorsi Susanna Camusso - secondo la confederazione è peggiorato nel passaggio dal Consiglio dei ministri al Senato. Ma peggiorato "in favore delle imprese". La Confindustria "ormai pur di intervenire contro il reintegro utilizza di tutto - riporta l'Ansa citando fonti della confederazione -, adesso anche la norma sui licenziamenti disciplinari illegittimi. Eppure - fanno sapere al quarto piano di Corso d'Italia - il testo è già in gran parte cambiato, in peggio, rispetto al 23 marzo, e tutto a favore delle imprese". Sui licenziamenti disciplinari illegittimi "prevedere un rapporto con le 'prescrizioni di legge' - si spiega in Cgil - è un normale e indispensabile raccordo con i principi generali dell'ordinamento che certo Confindustria non penserà di cancellare".
Mentre la Cgil sottolinea - riporta sempre l'Ansa - come il ddl sia peggiorato sul fronte della flessibilità in entrata con l'apprendistato che per tre anni non prevede un sostanziale obbligo di stabilizzazione, la mancata cancellazione dell'associazione in partecipazione e il rinvio per stage e tirocini a una delega. Per i contratti di collaborazione inoltre - sottolineano al sindacato - "non si è stabilita l'equiparazione dei compensi a quanto previsto per funzioni analoghe nei contratti nazionali di lavoro e cosi' l'aumento della contribuzione si scaricherà tutto su queste persone". "Il governo ha già usato strumentalmente i giovani, può permettersi di farlo ancora - si domanda la Cgil - definendo 'miglioramenti' il rendere invece peggiori le norme sulla precarieta'?". "Per quanto ci riguarda - concludono in Cgil - non siamo d'accordo e consapevoli dei problemi che avremmo incontrato, abbiamo non a caso deciso una lunga fase di mobilitazione e una informazione soprattutto rivolta ai giovani e ai precari che in questi giorni vede iniziative e scioperi programmati in tutti i territori e che continuerà per tutto il periodo del percorso parlamentare".
Dal Parlamento si registra il commento del senatore Pd, ed ex sindacalista Cisl, Pierpaolo Baretta, che in un'intervista alla Dire assicura: "La riforma del lavoro verrà approvata, e il Parlamento farà alcuni correttivi. Non c'è bisogno di alcuna drammatizzazione". "Il governo non rischia" e "resterà dov'è fino al 2013". Novità emergeranno, probabilmente, prossimo vertice tra Mario Monti, Alfano, Bersani e Casini, previsto per martedì 17 aprile.
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