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La recessione spezza i sogni di riforma, indipendenza unica via di salvezza

Di Citizen Writers Giovedi 7 Agosto 2014 alle 14:58 | 0 commenti

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di Gianluca Busato*

Qualche giorno prima delle elezioni europee del 25 maggio ho partecipato ad una cena in giardino a bordo piscina a casa di un imprenditore veneto di successo molto sensibile al fascino della Repubblica Veneta, eppure fiducioso verso la capacità di Matteo Renzi di riformare il sistema italiano.

Fui molto sorpreso da alcune sue motivazioni a dire il vero non profondissime (“Renzi è l’unico che può cacciare i comunisti”) e cercai di spiegare come una riforma autonomista o la concessione dello statuto speciale per il Veneto fossero chimere impossibili da ottenere per ragioni politiche (i rappresentanti veneti e lombardi, che mantengono l’Italia, sono una minoranza in parlamento) e ancor più per ragioni finanziarie (lo stato italiano non ha neanche i soldi per piangere, figuriamoci per dare l’autonomia fiscale al Veneto, che costerebbe 20 miliardi l’anno). Purtroppo compresi che potevo dare tutte le motivazioni del caso, ma il mio interlocutore era nella fase di innamoramento, per cui feci mia la massima confuciana e mi misi tranquillo sulla sponda del fiume in attesa di veder passare il cadavere del gattopardo renziano.

Ieri, poco più di due mesi dopo, abbiamo potuto assistere al fenomeno della prematura scomparsa della stagione della leadership del giovane ex sindaco di Firenze. I numeri impietosi che testimoniano il ritorno dell’Italia nella recessione sono stati al centro delle preoccupazioni di tutti gli organi di informazione italiani e ancor più internazionali che testimoniano come la stagione dell’innamoramento sia finita e con essa ogni vana illusione che lo stato italiano fosse riformabile.

Le avvisaglie c’erano state alcuni giorni fa con la voce dal sen sfuggita di Cottarelli, il “mister forbici” della pubblica amministrazione che ha lamentato come il governo italiano continuasse nell’aumento della spesa pubblica contro le sue raccomandazioni. Ora però le scuse sono finite e con esse anche le illusioni di poter sfuggire alle responsabilità, o meglio alle irresponsabilità, vista la situazione.

L’aspetto interessante tra l’altro è che il fenomeno riguarda questa volta solo ed unicamente l’Italia, con una divergenza spaventosa dell’andamento del pil tricolore rispetto a quelli dei Paesi europei e dell’Ocse in genere. È quindi venuta meno anche la coltre di nebbia informativa, che con la classica tecnica del confusion marketing faceva scaricare le colpe ad entità esterne, vuoi la Merkel, l’euro, le banche, gli Stati Uniti, l’Ucraina, la Bilderberg o l’Ebola, vuoi addirittura a entità intangibili come una fantomatica “crisi”, che altro non è se non il furto aggravato con l’inganno da parte della classe dirigente fallita e famelica italiana, che con il voto di scambio da una parte e il malaffare di appalti pubblici, sprechi, corruzione, parassitismi e privilegi dall’altro ha saputo creare la voragine che ha ucciso anche il sogno.

Eccolo lì, proprio il sogno che qualche tempo fa confuso con l’utopia pareva rappresentare il limite massimo per il raggiungimento della piena indipendenza del Veneto, oggi diventa il nostro grande asso nella manica, ciò che i fautori della riformabilità dello stato italiano non possono più ostentare.

Ciò spiega perché è ripresa anche la grande attenzione dei media internazionali sulla questione veneta, testimoniata dal servizio su di noi trasmesso ieri sera in prime time dalla Radio Télévision Suisse (RTS.ch): alla luce della crisi irreversibile dello stato italiano la nostra indipendenza diventa cruciale al fine di dare stabilità socio-economica all’intera area geo-politica della penisola.

Grazie al duro risveglio con la certificazione della recessione e alla presa di coscienza che lo stato italiano è definitivamente irriformabile, il sogno italiano è morto e defunto.

Il sogno veneto invece oggi risplende più che mai, unico motore del futuro e delle energie sane di un Paese che finalmente riprende il proprio cammino, con la piena consapevolezza che la Repubblica Veneta una volta pienamente indipendente farà parte di un arco di prosperità tra le Nazioni libere d’Europa e del mondo.

 

*Presidente Plebiscito.eu

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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