La questione settentrionale è tornata e si impone con forza: Italia a tre velocità
Sabato 9 Luglio 2011 alle 23:59 | 0 commenti
Roberto Ciambetti, Assessore regionale Lega Nord - Tutti i commentatori economici che hanno analizzato i motivi e le possibili conseguenze dell'attacco speculativo di venerdì scorso a Piazza degli Affari hanno tralasciato un elemento di valutazione che non è secondario, l'esistenza della questione settentrionale. Mi spiego: l'Italia è un Paese a due se non tre velocità . C'è una zona produttiva ad economia avanzata, ricca di imprese e servizi dove il peso del pubblico impiego è marginale e comunque non superiore al 12 per cento del mercato del lavoro; c'è una zona dove il pubblico impiego, e più in generale la Pubblica Amministrazione, hanno un ruolo preponderante, pensiamo anche solo al caso del Lazio ed infine regioni dove l'ente pubblico fornisce, nelle maniere più disparate, l'unica fonte di reddito senza che questo investimento dia servizi reali.
Sappiamo che ovunque, non solo nell'Occidente industrializzato, la crisi di questi ultimi anni è stata affrontata mirando ad un drastico dimagrimento della Pubblica Amministrazione, un dimagrimento che ha portato per la prima volta a licenziamenti e tagli negli stipendi o nelle pensioni.
Se applicassimo anche all'Italia questa strada la situazione il paradosso di un Paese a due velocità esploderebbe in tutta la sua drammaticità . Ecco perché le forze politiche, in maniera trasversale, da destra a sinistra e possiamo dire veramente con l'eccezione della Lega Nord, non hanno voluto imboccare la strada del vero risanamento dei conti e si è preferito continuare nel vecchio impianto per cui il Nord produttivo finanzia l'improduttività e l'inefficienza.
La speculazione queste cose le capisce benissimo e sa che la corda può rompersi: ecco un motivo in più per l'attacco ai mercati finanziari italiani, proprio nei giorni in cui la speculazione internazionale tentava l'assalto al Portogallo dopo aver già messo in scacco la Grecia.
Certo, il lavoro del governo in questi ultimi anni sul fronte dell'economia e di altri mali strutturali italiani - si pensi al deciso attacco alla malavita organizzata portata dal Ministro dell'Interno, che ha conquistato credibilità dimostrando al mondo che la strategia contro la mafia era decisamente mutata - mette in parte al riparo l'economia italiana, giacchè i fondamentali non sono disastrosi come quelli di Grecia, Portogallo, Irlanda o Spagna; ma è anche vero che la doppia velocità dell'economia pone problemi seri e non solo a Roma ma anche a Bruxelles.
Nelle stesse ore in cui Piazza degli Affari a Milano era colpita dalla speculazione, a Vicenza il vicepresidente del gruppo Schon Properties di Dubai, Asher Schon, incontrava quattordici grandi imprese venete per farle partecipare a un grandioso piano di sviluppo negli Emirati Arabi con la realizzazione di infrastrutture civili e turistiche dell'intera area e commesse garantite per i prossimi vent'anni: credo che gli Emirati Arabi scelgano il meglio che c'è nel mercato, possono permetterselo con i soldi che hanno. Se hanno scelto aziende venete un motivo ci sarà : noi dobbiamo chiederci se queste aziende simbolo del Veneto, così come tante altre imprese simbolo dell'intera economia padana, debbano essere trascinate nel baratro di una crisi sollevata dalla speculazione finanziaria, sempre più lontana dall'economia reale ma capace di contaminarla, bloccando ogni forma di ripresa; dobbiamo chiederci fino a quando, e per quanto, dobbiamo ancora pagare il costo della doppia velocità italiana e del suo paradosso.
La questione settentrionale è tornata e si impone con forza.
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