La psicopatologia della vita renziana quotidiana secondo Roberto Ciambetti
Venerdi 2 Dicembre 2016 alle 10:58 | 0 commenti
Roberto Ciambetti, presidente Consiglio regionale Veneto
Due episodi recenti, collegati alla realtà veneta, svelano l’autentica anima politica di Renzi. Dapprima il commento, alquanto irrispettoso, sulla sentenza della Corte Costituzionale relativamente all’impugnazione della Regione del Veneto della Legge Madia. Secondo la Corte l’intesa con le Regioni su materia di competenza regionale è indispensabile perché la Costituzione prevede istituzioni articolate, autonome che, in qualche maniere si controbilanciano tra loro. Per Matteo Renzi questa sentenza non permette di liberare l’Italia da una burocrazia opprimente e non si capisce bene, o lo si capisce fin troppo, se il Primo ministro faccia rientrare tra le forze opprimenti anche l’Alta Corte.
Tra le righe, Renzi manifesta tutta la sua insofferenza verso chi è chiamato a verificare il rispetto del dettato costituzionale, ma così facendo aggredisce quella separazione dei poteri che è elemento fondante della democrazia.  Formulata da Montesquieu, la separazione dei poteri esecutivo, legislativo e giudiziario è una necessità in democrazia, ma ciò confligge con l’idea renziana di accentrare tutto nelle sue mani, nella capitale e nel governo, come ben si evince nella Riforma Costituzionale, riducendo a piccola cosa la sovranità popolare ad iniziare da quella che si esprime a livello decentrato: non solo le Regioni ordinarie sono decapitate ma i cittadini spossessati dal loro diritto di voto.
Questa impostazione trova conferma nella più che disorientante vicenda del Patto di Venezia sottoscritto da Matteo Renzi con il sindaco Luigi Brugnaro, con diverse versioni del testo dell’accordo pubblicate nel sito del Governo e in quello del Comune di Venezia. Il testo effettivamente sottoscritto ipotizza il canale Tresse Nuovo per far approdare le grandi navi a Marghera, ipotesi questa tutt’altro che condivisa e non esattamente sostenuta da una cospicua componente del Pd veneziano, partito che si è trovato spiazzato perché ha visto con una firma cancellare anni di impegno e polemiche. In questo caso, il primo Ministro, nonché segretario del Pd, si è disinteressato completamente della volontà , posizioni e storia del suo stesso partito in ambito locale e non ha esitato a disfarsi di anni di battaglie e dibattiti pur di incassare l’appoggio del primo cittadino di Venezia al prossimo referendum. Quale fosse la posizione del Pd e di altri attori sociali contrari al progetto Tresse Nuovo, al capo del governo, che fa dell’accentramento dei poteri nelle sue mani a Roma la sua bandiera, poco importa. Siamo davanti a un esempio perfetto di “delucalizzazione†delle risorse, distribuite agli amici, ma accentramento delle decisioni.
Siamo davanti a segnali inquietanti, per l’importanza degli obiettivi presi di mira dal Primo ministro, la Corte Costituzionale e il suo stesso partito: prova muscolare di forza o lapsus freudiano da psicopatologia di vita (politica) quotidiana? In entrambi i casi la faccenda è più che inquietante e la cura è una sola: un grande rifiuto a questi che oggi sono diktat straordinari ma che domani rischiano di diventare il nostro incubo d’ogni giorno.Â
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