La moralità di una pornodiva, Lea di Leo
Domenica 10 Aprile 2011 alle 10:25 | 0 commenti
Senza trucco, con gli occhi piccoli e stanchi, segnati dai postumi della grave malattia, da cui pare sia uscita viva per un pelo (tanto per restare in argomento), infagottata in un abito senza forme e per di più sprovvista dei lunghi tacchi a spillo, Lea di Leo appare ora come una minuta, ordinaria donna, di quelle che certo non ci si gira per strada a guardare.
Della sensuale e felina diva dalle linee erotiche, che faceva ribollire le fantasie di milioni di nottambuli fans, non sembra sia avanzato un gran che, dopo che lei , vuoi per curiosità o per qualche aspettativa , si è liberamente concessa in pasto ad una lunga e selezionata lista di suoi estimatori. Perché sia chiaro tutte persone di indubbia caratura pubblica ed economica, "cittadini al di sopra di ogni sospetto", uno dei quali, tuttavia, aveva un piccolo problema di salute, che la sprovveduta Lea ha fatto proprio, come , ahimè, unico, concreto e complessivo corrispettivo di tale sua generosa disponibilità . E non vi venga in mente di chiamarlo rischio del mestiere, perché Lea il "mestiere", quello più vecchio del mondo, pare non l'abbia mai fatto. Sì è vero, si "prostituiva" virtualmente sull'899, ma tra il dire e il fare si sa, c'è una grande differenza. Le sue due o tre pellicole sono stati grossolani tentativi di emergere in un filone "artistico" in cui si erano distinte altre prima di lei, come Cicciolina o Moana Pozzi, divenute poi icone di un Jet-set alternativo. Così i suoi sono stati amori spontanei e soprattutto fin troppo gratuiti. Se fosse stata più furba, se si fosse fatta vera escort, di quelle che non sparano nel gruppo degli "ansimatori notturni", ma che curano le apparenze, mirando un po' più in alto, chissà oggi forse sarebbe parlamentare o quantomeno consigliere regionale. Ed invece è tornata ad essere la precaria Sonia Faccio, fu in arte Lea di Leo, ex diva 899, ex pornostar, ex autrice di un libro scandalo, che non verrà più pubblicato, ed ennesima testimonial di una vita immorale. Una immoralità che, tuttavia, a differenza di quella che caratterizza le vite di tanti benpensanti, uomini o donne di potere, è una immoralità povera, onesta, dichiarata. Una immoralità con cui fa danno a se stessa e non ad altri. Una immoralità che, dunque, paradossalmente, in un siffatto contesto, appare addirittura morale.
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