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La Grande Guerra 95 anni fa, oggi il Gect Euroregione "Senza Confini"

Di Citizen Writers Domenica 3 Novembre 2013 alle 14:00 | 0 commenti

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Riceviamo da Roberto Ciambetti, assessore Regione Veneto e pubblichiamo - Oggi siamo un’Euroregione  “Senza Confini”. Veneto, Friuli  Venezia Giulia, Carinzia,  e guardando al futuro anche Slovenia e Istria, con il nostro Gruppo Europeo di cooperazione territoriale (Gect)  a cui abbiamo dato vita hanno straordinarie possibilità di sviluppo.

Ricordare oggi questa realtà e i suoi  scenari potenziali è tra gli omaggi più singolari, quanto stimolanti, che si possano fare a quelle genti che 95 anni or sono vedevano concludersi il primo conflitto mondiale tra lutti e dolorose ferite impresse nei corpi, nella mente come nel territorio. Novantacinque anni or sono, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Carinzia con paesi e campagne devastate e distrutte, abitanti di intere cittadine costretti al profugato, soldati internati in campi di prigionia: quando si parla di Grande Guerra in Italia si guarda alle montagne vicentine, al Carso, al Piave, ci si dimentica Kobarid, Caporetto oggi in Slovenia, all’incrocio tra la vallata dell’Isonzo e del Natisone lungo l’antica strada che unisce Friuli alla Carinzia; non si pensa al fronte carinziano, che pure fu teatro di sanguinose e laceranti vicende, di quella parte di guerra non a caso trascurata non solo dalla propaganda italiana post-bellica. Come nel Sud Tirolo, come in Trentino anche tra Carinzia e Friuli la memoria dei combattenti nell’esercito austro-ungarico come delle genti costrette a fuggire (ne sanno qualcosa ancor oggi nell’Altipiano di Asiago) fu soffocata ed il ricordo di quella guerra combattuta a difesa delle proprie case, fu a lungo nascosto al pari dell’oblio colpevole con cui si vollero celare i veri responsabili dello sfondamento di Caporetto, tra i quali spicca quel Badoglio che ritroveremo, non poco sprezzante, a Villa Giusti a Padova a sottoscrivere l’armistizio del 3 novembre 1918.

Sono passati 95 anni e il tempo ha curato molte ferite, che solamente  la retorica patriottarda, anche di recente rispolverata, non è capace di superare. I 95 anni che ci separano dall’armistizio di Villa Giusti oggi ci stanno presentando opportunità eccezionali:  quella grande euroregione dove si combatté un’aspra guerra, la guerra dell’ “inutile strage”, è ora  il terminal dell’asse Baltico-Adriatico,  che, come ribadì  nell’ottobre scorso la Commissione Europea è  “uno dei più importanti assi stradali e ferroviari transeuropei che collega il Mar Baltico al Mare Adriatico attraversando zone industrializzate che vanno dalla Polonia meridionale (Slesia superiore) a Vienna e Bratislava, alla Regione delle Alpi orientali e all'Italia settentrionale”.  Proprio nella nostra Euroregione il Corridoio Adriatico Baltico intercetterà il Corridoio Mediterraneo che, con le parole della Commissione,  “collega la Penisola iberica con il confine ungro-ucraino costeggiando il litorale mediterraneo della Spagna e della Francia per poi attraversare le Alpi nell'Italia settentrionale in direzione est, toccando la costa adriatica in Slovenia e Croazia, e proseguire verso l'Ungheria”.

I nostri porti, da Chioggia a Venezia, Monfalcone, Trieste, Capodistria, Pola, Fiume,  saranno l’hub and spoke del corridoio Adriatico  e delle rotte verso il mar Nero e in direzione  del  nuovo Suez mentre contestualmente il nostro territorio sarà interconnettore ideale dei gasdotti Tap (Trans Adriatic Pipeline) e Itgi (Interconnector Turkey-Greece-Italy)  che rientrano nei programmi strategici voluti dall’Unione Europea. 

Questo scenario futuro apre al nostro territorio e alle nostre regioni  straordinarie opportunità: da un lato, grazie all’asse del Brennero,  si vede rafforzato lo storico legame con il centro-Europa, dall’altro, appunto attraverso la Carinzia e la Slovenia, ci si proietta non solo su Monaco ma anche verso Vienna e l’Europa dell’Est.

Immaginiamo cosa significa per il tessuto della nostra piccola e media industria, per tutta la nostra economia,  questa realtà che si va profilando con occasioni concrete.

Tra i tanti motivi che abbiamo per giocare al meglio le carte che abbiamo in mano, ad iniziare dal dare un futuro al lavoro e al benessere dei nostri figli,  non dimentichiamo il debito, se non altro morale, che abbiamo verso quei “santi Maledetti”, per dirla con Malaparte, e non solo i soldati, ma anche le genti più umili, che sotto questa o quell’altra bandiera,  soffrirono in maniera indicibile una guerra di certo da loro non voluta, che sconvolse i nostri territori, dove oggi è nato il Gect dell’Euroregione “Senza Confini”.

Leggi tutti gli articoli su: Roberto Ciambetti, Grande Guerra, Euroregione, GECT

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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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