La fragile bellezza della Val Posina
Giovedi 6 Luglio 2017 alle 15:49 | 0 commenti
E' tutta racchiusa in quest' immagine, la fragile bellezza della Val Posina: nell' alchimia misteriosa ed impalpabile di un' arcobaleno, dove fili di luce si intrecciano e si abbracciano e baciano infinite e minuscole gocce d' acqua, dove il semplice camminare del sole modifica colori e certezze. L'arcobaleno è per sua natura costruito sull' attimo; il suo esserci è frutto di eteree presenze e così è pure per la Val Posina: crogiolo di delicata e generosa natura e non visibili presenze, di storia tessuta dall' abile sapienza, conoscenza, pazienza e fatica dei nostri avi. Ma la bellezza è fragile, si sbriciola, frana e cade su se stessa come le masiere abbandonate che cedono sotto l' incuria ed il passare inesorabile delle stagioni.
La fragilità della bellezza stà nell' essere silenziosa, nel non gridare il suo bisogno di attenzioni e di cure: vorrebbe essere capita semplicemente guardandola.
Ma non è così e vedo ed assisto allo sciuparsi, all' appassirsi, allo sgretolarsi lento ed inesorabile della Val Posina: vedo avanzare la morte, senza falce ma con tante facce.
Scorgo il suo avanzare incalzante nei sentieri che si chiudono; nelle case abbandonate e in quelle vissute solo d' estate; nei fiori raccolti con disprezzo e negli animali uccisi per divertimento.
La vedo in coloro che la scelgono quale ultima tappa del loro cammino: quando si onorano dal sapersi ricoperti dalla terra negra della Valle, ma la stessa terra non l' hanno saputa amare e sceglierla per viverci, scaldandola con la loro presenza.
La vedo nei boschi tagliati malamente, dove conta solo la legna che ci si procura e sivende e non la cura del territorio fragile e prezioso e bello.
Vedo la morte della Valle nella chiusura di una piccola casta che si è fatta potere cieco e sordo.
Vedo la morte di questo luogo dentro le borse dei passeggiatori domenicali, che traboccanti di ogni bene gratuito della terra, ritornano in città incuranti del danno compiuto e inconsapevoli che la vera bellezza per essere apprezzata andrebbe raccolta con gli occhi e con l' anima.
La vedo nelle donne che vengono violate e nella giustizia che è ben più lontana dei 50 chilometri fisici.
La trovo nelle parole di quel Consigliere Comunale che non esita a definire dei concittadini trasferitesi da Vicenza "Rifiuti di città venuti ad inquinare la Valle": c'è la morte dell' umanità in queste parole oltre all' amara conclusione che non esiste nemmeno più la decenza come prerogativa di chi rappresenta le Istituzioni!
Muore la Val Posina quando nel centenario della Grande Guerra smantella il suo Museo per far posto ad una fabbrica di borsette con la scusa dell' introito di una di una manciata di soldi d' affitto.
Colgo la morte del paese attorno a me quando la consapevolezza dei cittadini nel vedere e sentire un qualcosa di iniquo non trova una corrispondente azione civica ma si adagia nel quieto vivere.
Ho toccato con mano la morte della Valle quando al sopraluogo d' Istruttoria per la costruzione della centralina idroelettrica sul Pasubio (in Val Sorapache) nessun Consigliere Comunale né di Minoranza né di Maggioranza erano presenti!
La vedo avanzare baldanzosa nelle grandi e costosissime opere pubbliche, che fanno colpo e accolgono consensi immediati ma effimeri e poi nella sostanza non creano nulla per la comunità , né per il futuro della Val Posina.
Vedo la morte della Valle in coloro che dicono di amarla attraverso una pagina facebook e poi nel concreto non la vivono, non la curano e i "mi piace" sono false e facili esternazioni.
L' ho respirata nella parole di quei genitori che spronano i propri figli ad andarsene: come se il futuro fosse unicamente oltre la galleria!
La vedo ogni notte la morte, aggirarsi con saggia pace sulla Val Posina dormiente; e la Valle dolcissima e tenera, struggente e feconda, unica, preziosa e fedele amica mi sussurra "Non temere piccola donna: la morte non mi fa paura, sopravviverò alla stoltezza umana!"
Irma Lovato SerenaÂ
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