La fine dei cattolici in politica, Italo F. Baldo: Pecori ha portato a casa proprio pochetto
Mercoledi 27 Febbraio 2013 alle 22:42 | 1 commenti
Riceviamo da Italo Francesco Baldo e pubblichiamo.
Un dato preciso più di tutti gli altri emerge dalle recenti elezioni: i cattolici in politica sono scomparsi. Non solo a Vicenza, dove il candidato Massimo Pecori ha portato a casa proprio pochetto ma potrà interessare eventualmente al sindaco Variati sempre a caccia strumentale di voti. La sconfitta non è nemmeno cocente, rivela la massima indifferenza per i cattolici in politica. Dopo la fine del Partito della Democrazia cristiana (nome esatto) si sono susseguiti vari tentativi, tra cui quello del Partito popolare, quello della Rosy Bindi per intenderci, che è finito per confluire nel Partito Democratico, che non era né è erede del Partito di don Sturzo.
Forse delle prospettive di Dossetti ma nemmeno di quelle a dire il vero. Era rimasto un unico partito, quello voluto da Pierferdinando Casini, il ragazzone bolognese, che ha cercato per tanti anni almeno di far trasparire che qualcosa di "cattolico" ancora si muoveva. Aiutato da molti esponenti della gerarchia a Vicenza per lui si mosse il patriarca di Venezia al Teatro Civico. P. Casini è rimasto sempre al palo e non è andato oltre quello che una piccola corrente della Democrazia cristiana rappresentava. Mancava e manca un proposta del mondo cattolico in politica. Ciò è frutto, quasi un paradosso, dell'eccesso di politicizzazione del mondo cattolico stesso, che ha finito per interpretare la chiesa come una delle tante agenzie non governative di solidarietà , perdendo quasi la connotazione di fede e di Chiesa. A Vicenza la prova è stata proprio quella delle vicende relative al No Dal Molin, apice di una visione della chiesa come associazione, dove di tanto in tanto ci celebrano dei riti comunitari. Benedetto XVI fin dalla prima enciclica e anche nel discorso dell'udienza generale del 27 febbraio ha ribadito che non è così. La lettura politicizzata del Concilio vaticano II, una interpretazione non di fede, speranza e carità , ma politica, perché in fondo hanno ragione i marxisti: "tutto è politica". Per fortuna poi che la Chiesa non è quella vociante politica, ma quella vicina alla fede, alla speranza e alla carità e ciò è ben attestato, anche se chi grida sembra sempre il più forte. Qualche tentativo di resuscitare l'antica Democrazia cristiana è stato pure fatto, ma a parte qualche comunicato e qualche incontro, nostalgico, per nulla ha inciso sul terreno della politica. Questi cattolici che si occupavano di politica e che sono entrati del Partito Democratico o in altri non hanno per nulla mai dato prova della loro presenza. Rimaneva l'UDC di Casini, nonostante tutto. Ora anche questo partito "se n'è ito", assorbito da Monti? Credo proprio di no. Che resta di tanto impegno cattolico in politica, che a Vicenza ha espresso addirittura un presidente del Consiglio? Niente! Forse è bene che sia così, forse è bene che i cattolici più che di politica si preoccupino della fede, della speranza e della carità , se poi quest'ultima troverà possibile una nuova espressione nella vita politica, che è, ricordiamolo, separata dalla parola di Dio, allora forse come al tempo di Leone XIII con la Graves de communi re (1901), porterà una prospettiva di bene civile. Intanto un po' di penitenza e di preghiera non farà male proprio a coloro, presbiteri e non solo vicentini compresi, che sulla politica hanno puntato troppo.
Accedi per inserire un commento
Se sei registrato effettua l'accesso prima di scrivere il tuo commento. Se non sei ancora registrato puoi farlo subito qui, è gratis.