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La “fabbrica dei santi”: anche a Vicenza fare un miracolo costa

Di Pietro Rossi Domenica 31 Gennaio 2016 alle 19:21 | 0 commenti

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Dopo quella di Eurosia Fabris Barban detta Mamma Rosa come funzionano e quanto costano le cause di beatificazione per i Servi di Dio Bertilla Antoniazzi e Pietro Uccelli oltre che per  il “venerabile” don Ottorino Zanon

A sollevare il caso della “fabbrica dei santi” è stato, nei mesi scorsi proprio Papa Francesco, che ha ordinato un'indagine sui costi delle cause di canonizzazione, peraltro senza ricevere – a quanto sembra – ancora nessuna risposta. Della faccenda si è interessata recentemente anche la stampa: un articolo de “Il Fatto Quotidiano” ha parlato di spese iniziali di circa 15 mila euro, compresi i diritti della Santa Sede e i compensi di tutti i professionisti che devono esaminare le richieste per le beatificazioni.

Il servizio giornalistico fa però notare che quella è solo la prima fase, cioè quella che avviene a livello locale e che, a processo concluso, la cifra può lievitare fino a 750 mila euro. Nel Vicentino, terra in cui le richieste -  in maggior parte provenienti da ordini religiosi - di candidare un personaggio considerato virtuoso al titolo di beato, sono abbastanza numerose, secondo gli ecclesiastici che hanno curato  alcune cause, questi costi sono considerati di gran lunga eccessivi. Ma come funziona il meccanismo che porta alla beatificazione o alla santificazione e quale è la situazione a Vicenza? Ecco il nostro piccolo viaggio nella burocrazia vaticana più famosa: quella dell'anima.

 

Servi di Dio, venerabili, beati e santi

Un vero e proprio ministero, quello delle canonizzazioni. Con una sede a due passi da piazza San Pietro, in un palazzo che fuori ha una targhetta con sopra scritto: “Congregazione per le cause dei santi”. È lì che arrivano le centinaia di richieste, provenienti da ogni parte del mondo, con i documenti raccolti in loco per chiedere alla Chiesa di proclamare Beato un personaggio che nella vita si è dimostrato pieno di grazia e di devozione a Dio. Le domande per la canonizzazione provengono dalla diocesi nel cui territorio il candidato alla beatificazione è morto e sono redatte da un vero e proprio tribunale con tanto di avvocato difensore e “avvocato del diavolo”, ovvero colui che fa le pulci sui documenti che attestano lo stato di grazia del misericordioso o della misericordiosa di turno. Se per la Chiesa cattolica in sostanza qualsiasi persona che abbia ricevuto il sacramento del battesimo è considerata “santa”, in quanto il rito altro non è che la "chiamata universale alla Santità", ci sono però battezzati che possono aspirare a un posto più privilegiato. Sono persone che in vita hanno compiuto delle opere di bene e si sono distinti per la loro fedeltà verso il Signore. Questo, naturalmente, non basta per ottenere la qualifica di beato o di santo. La caratteristica che li contraddistingue è quella di aver compiuto, da morti, determinati miracoli certificati. Arrivare alla santità non è facile. Ci si arriva per gradi. Le tappe sono sostanzialmente quattro: la prima fase è essere riconosciuto Servo di Dio e per quello basta che il processo aperto nella diocesi locale abbia il beneplacito del Vaticano. Dopodiché, a discrezione del Papa, un Servo di Dio può essere nominato Venerabile, ad esempio quando il candidato è riconosciuto come portatore, in modo eroico,  delle virtù di fede, speranza e carità e delle quattro virtù cardinali che sono  prudenza, giustizia, fortezza e temperanza. Per assurgere al rango di beato bisogna invece che si sia verificato almeno un miracolo.

A stabilire tutte queste procedure è il diritto canonico della Chiesa. Requisito fondamentale è che il candidato sia morto e che qualcuno proponga l'apertura del processo al vescovo della diocesi dove il candidato ha vissuto. Il proponente, che è quello che inoltra al vicario la domanda, si chiama postulatore e una volta ottenuto il via libera dal vescovo, che a sua volta deve avere il nulla osta  dalla Santa Sede, il candidato diventa Servo di Dio. A quel punto si istituisce un vero e proprio processo, con tanto di indagini per sancire l'operato dell'anima pia durante la sua vita. A livello locale la corte è composta da un Giudice delegato, da un Promotore di Giustizia – che assume il ruolo di “avvocato del diavolo” andando a verificare le azioni del pretendente beato – e da un notaio attuario. Vengono raccolte testimonianze, anche da persone in vita, e scritti del candidato e una volta concluso l'iter il tutto è trasmesso alla Congregazione delle Cause dei Santi.

 

I costi dei beati, anche a Vicenza

Diventare Servi di Dio non è molto costoso. La cifra, che poi è essenzialmente quella delle pubblicazioni, l'eventuale costo del notaio (che però spesso prende un compenso minimo oppure opera a livello gratuito) e la strutturazione del processo con l'ascolto dei testimoni si aggira tra i mille e i diecimila euro circa. Il “bello”, però, viene quando le pratiche passano negli uffici della Congregazione per le Cause dei Santi. Nell'ufficio del Vaticano, infatti, avviene la parte più difficile perché, attraverso l'apporto di una schiera di funzionari (circa trenta), che si avvalgono di collaboratori esterni – esperti in medicina, storia e religione – si procede a far continuare la causa per stabilire lo status di beato. In questo caso, come già detto, bisogna certificare il miracolo, cioè l'intercessione che il Servo di Dio ha verso l'Altissimo per far guarire un richiedente. In pratica il compito del team è constatare che la preghiera, rivolta ad un candidato alla beatificazione, di far guarire qualcuno in una maniera non spiegabile scientificamente sia stata esaudita.

Questo iter può durare anche molti anni e, a quanto sembra, è anche molto costoso. L'articolo de Il Fatto Quotidiano parla di spese vive da record, fino a 750mila euro come nel caso della beatificazione di Antonio Rosmini, nel 2007. Questi costi, durante il pontificato di  Karol Wojtyla, erano assorbiti da un fondo per le “cause povere” che sembra essere vuoto da troppo tempo e che è istituito presso lo IOR, la banca vaticana da tempo più nota per i suoi scandali finanziari che come Istituto per le Opere di Religione, come reciterebbe la sua denominazione completa. Il Papa polacco, con l'intento di far avvicinare i fedeli alla Chiesa, aveva promosso una serie di azioni per facilitare le beatificazioni, come la semplificazione dell'iter processuale. Durante il suo pontificato, infatti, sono stati ben 1338 i beati e 482 i santi canonizzati in 51 celebrazioni. Un record assoluto per il Vaticano, fino a quel momento, reso possibile anche attraverso quel fondo.

La secca delle casse per le "cause povere", alimentate con una parte dei versamenti di chi richiedeva i processi di canonizzazione, ha attirato l'attenzione di Papa Francesco. Bergoglio ha infatti aperto un'inchiesta per appurare le cause che hanno portato al lievitare dei costi e, soprattutto, alla sparizione del fondo.

L'inchiesta ha trovato lo scudo del cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, il quale però, vista anche l'età (75 anni) è a un passo dalle dimissioni. Il porporato salesiano si è difeso sostenendo di essere completamente estraneo all’amministrazione economica dei postulatori delle cause. In questo rimpallo di responsabilità è intervenuto appunto con forza Papa Francesco, istituendo un tariffario per le cause di santi e beati.

Dato che la richiesta di rendicontazione della cause, dopo l'indagine vaticana, è stata inviata per conoscenza a tutti i postulatori, abbiamo chiesto a uno di loro, un vicentino, se gli risultasse veritiero il fatto che una causa di beatificazione possa arrivare a cifre a cinque zeri. “750 mila euro? Mi sembrano cifre assurde – commenta Monsignor Giandomenico Tamiozzo, il postulatore della causa di canonizzazione della Serva di Dio Bertilla Antoniazzi – per quanto riguarda la fase diocesana ci siamo arrangiati con un gruppetto, tutti volontari e abbiamo speso poco meno di 1000 euro. Per la fase romana non saprei, ma di certo non quei costi esagerati”. Nel caso di Bertilla, la richiesta è arrivata da un'associazione “Amici di Bertilla Antoniazzi”, che comprendeva anche componenti del mondo clericale. “Le spese che abbiamo sostenuto sono state per le fotocopie, per la stampa dei libretti da inviare a Roma e le spese di cancelleria – continua Tamiozzo – per la causa tecnica il notaio seguiva la vicenda da anni e non mi ha chiesto niente, e nemmeno il giudice delegato”. Monsignor Giuseppe Ruaro, che in quella causa ha svolto il ruolo di Giudice Delegato ci conferma che quello di Bertilla Antoniazzi è stato un processo abbastanza lineare. “Bertilla era una ragazza semplice, morta a soli vent'anni nel 1964 quindi molti testimoni che abbiamo sentito erano ancora in vita e i suoi scritti erano veramente pochi” conferma il Monsignore, aggiungendo: “Credo che i costi della beatificazione dipendano molto anche dalla mole di materiale da esaminare. Ci sono state cause di beatificazione di vescovi che hanno prodotto molti scritti e cause, come quella di Ottorino Zanon, in cui i testimoni sentiti erano più di 100”. Una cosa è certa, che i vari beati e santi sono comunque un modo per dare prestigio agli ordini religiosi e alle comunità che chiedono la canonizzazione e che poi usufruiscono di determinati benefici, come ad esempio la possibilità di trasformare in luogo di culto la dimora del canonizzato, che di solito corrisponde alla sede degli stessi ordini, e in destinazione di profittevole turismo religioso l’area relativa.

 

Vicenza, terra di beati e di santi

A Vicenza sono attualmente circa una decina le richieste di canonizzazione inoltrate alla Curia Vescovile e in attesa di vidimazione. Richieste che arrivano, per la maggior parte da ordini religiosi.  La terra berica è comunque luogo di santi e beati da sempre. Negli ultimi cinquant'anni sono state molte le cause di beatificazione, alcune delle quali conclusasi, come quella di “Mamma Rosa” di Marola, il cui decennale di canonizzazione è stato celebrato lo scorso mese e altre ancora in attesa del miracolo per raggiungere la beatificazione.

La santa più conosciuta dalle nostre parti è sicuramente Maria Bertilla Boscardin, religiosa appartenente alla congregazione delle Suore Dorotee di Vicenza, proclamata santa da papa Giovanni XXIII nel 1961. L'ultimo, in ordine di tempo, ad essere dichiarato santo è invece Giovanni Antonio Farina, nato a Gambellara e fondatore delle Suore Maestre di santa Dorotea Figlie dei Sacri Cuori. Morto a Vicenza il 4 marzo 1888, il 4 novembre 2001 fu dichiarato beato da papa Giovanni Paolo II e il 23 novembre 2014 venne proclamato santo da papa Francesco. È diventato così il primo vescovo della diocesi di Vicenza divenuto santo, dopo i due vescovi del Medioevo proclamati beati: Giovanni de Surdis Cacciafronte e Bartolomeo da Breganze.

Le cause di beatificazione ancora in corso sono invece molte anche nel vicentino. Se il mese scorso si è celebrato a Marola il decennale della beatificazione di Eurosia Fabris Barban detta Mamma Rosa, sono presto detti i prossimi aspiranti. Il processo, con il riconoscimento del miracolo, va avanti per il Servo di Dio Pietro Uccelli, Missionario saveriano, la cui causa di beatificazione è stata aperta il 30 giugno 1997. Lo scorso 5 giugno, Papa Francesco ha invece reso “venerabile” don Ottorino Zanon, il prete vicentino fondatore della Pia Società di San Gaetano, sancendo un passo in avanti verso la canonizzazione. Infine – assieme a molti altri - c'è in sospeso anche Bertilla Antoniazzi. La sua tomba, presso il Cimitero Maggiore di Vicenza è visitata da molti fedeli nella speranza di un miracolo che venga certificato e che porti alla beatificazione. Resta inteso che, a parte il necessario “evento”, ci sono anche i soldi che i richiedenti devono versare alla Santa Sede. In questo senso, la standardizzazione dei costi e l'opera di pulizia sui conti della “Congregazione per le cause dei santi” voluta da Papa Francesco potrebbero dare una mano ai Beati in attesa di “fare” un miracolo, religioso sì, economico non più.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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