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La dura posizione del Partito di Alternativa Comunista sul convegno annullato

Di Redazione VicenzaPiù Martedi 3 Settembre 2013 alle 11:23 | 0 commenti

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Partito di Alternativa Comunista (Lit) Sezione di Vicenza - Desideriamo intervenire in merito al tanto discusso convegno che doveva tenersi a Vicenza, città amministrata dal sindaco del Partito Democratico Achille Variati, il 7 settembre prossimo ai Chiostri di Santa Corona con l’avvocato del gerarca nazista Priebke e due esponenti del Npd, il partito d’estrema destra tedesco.

L’utilizzo della sala per il convegno è stato poi revocato dall’amministrazione comunale su pressione della Questura e Prefettura, per problemi d’ordine pubblico, negli stessi giorni in cui alcuni esponenti d’organizzazioni sindacali e politiche di sinistra avevano lanciato un appello contro l’iniziativa. Diciamo, da subito, che consideriamo l’annuncio di questo convegno un fatto gravissimo che si collega ad altri fatti gravi come la comparsa delle scritte naziste sui muri di Vicenza e l’intolleranza e il clima d’odio fomentato ad arte nella nostra città nei confronti di poveri, senza tetto e lavoratori immigrati, e che non avremmo fatto mancare il nostro appoggio all’eventuale sit-in di protesta. È utile, al contempo, evidenziare il fatto che la maggior parte delle organizzazioni rappresentate dai firmatari dell’appello contro l’iniziativa ha nel recente passato sostenuto il sindaco Variati non perdendo al contempo l’occasione per appoggiare governi e giunte del Pd, sempre con la scusa “di battere la destra”.

Partiamo da quanto sta succedendo nel vecchio continente per poi ricollegarci alle dichiarazioni rilasciate da esponenti della cosiddetta sinistra che dovrebbe richiamarsi all’antifascismo.

Mentre una pesantissima crisi economica si abbatte sull’Europa – causando misure d’austerità, diminuzione dei diritti, licenziamenti di massa e chiusura delle fabbriche – rialzano la testa gruppi di nazifascisti che oggi si organizzano impunemente per diffondere la cultura dell’intolleranza nei confronti del “diverso”, omosessuale o immigrato che sia, approfittando del malessere provocato proprio dalla crisi per fomentare divisioni e odio.

L’abbiamo visto in Grecia dove il partito neofascista Alba Dorata ha aumentato i consensi alle scorse elezioni. Il risultato è stato l’aumento indiscriminato delle aggressioni nei confronti degli immigrati, citiamo per esempio le vere e proprie spedizioni punitive nei mercatini rionali dove le squadracce nere devastano i banchetti tenuti dagli stranieri.  Lo stesso partito ha organizzato sotto il Parlamento Ateniese  una distribuzione di cibo ai poveri, ma naturalmente solo a quelli di pura “razza greca”.

L’abbiamo visto anche in Francia, dove a farne le spese è stato un giovanissimo militante antifascista, Clèment, ucciso lo scorso 5 giugno in un vile agguato squadrista mentre si trovava per le vie di Parigi con degli amici. Sempre in Francia, durante il maggio scorso, vari gruppuscoli della destra nazionalista francese trovarono un fattore d’aggregazione e legittimazione nella mobilitazione contro la nuova legge di Hollande che ha istituito i matrimoni gay (gli stessi definivano le loro manifestazioni “manif pour tous”, manifestazione per tutti!). Quella campagna omofoba fu sostenuta dal FN (Front National, partito d’estrema destra) e anche dall’UMP, il partito dell’ex presidente della repubblica Nicolas Sarkozy.

Tornando in Italia, vogliamo ricordare che nel 2003 a Milano era assassinato dalla vile mano fascista il compagno milanese Davide Cesare, meglio conosciuto come Dax, militante di un centro sociale milanese. Nel 2008 a Verona, un gruppetto di giovani vicini all’estrema destra pestava a morte Nicola Tommasoli. A Firenze, il 13 dicembre 2011, un italiano vicino a Casapound spara e uccide due senegalesi, Samb Modou e Diop Mor, altri tre rimangono feriti.  Questi sono i brutali omicidi degli ultimi anni, poi c’è un elenco infinito d’aggressioni e attentati che si susseguono nel silenzio generale,   a subirne le maggiori conseguenze sono immigrati, rom, omosessuali e militanti antifascisti e antirazzisti. Ma il pericolo fascista s’insedia anche in Ungheria, Olanda e perfino nei “pacifici” Paesi scandinavi.

 Data la loro storia, passata e recente, fatta soprattutto d’attacchi squadristi contro i lavoratori e le loro sedi sindacali (qualcuno vada a ristudiarsi cosa successe nel ventennio), con i fascisti noi precludiamo ogni tipo di “confronto”, a differenza di quanto emerso dalle dichiarazioni di un esponente di Sinistra Ecologia e Libertà. Non è necessario ascoltare i fascisti per poi contestarli, lo diciamo soprattutto al vicesindaco Bulgarini D’Elci, che definisce i contenuti degli esponenti d’estrema destra come opinioni semplicemente “diverse o sgradite”. Il vicesindaco, a nome dell’Amministrazione di Vicenza guidata dal Partito Democratico, si è anche pubblicamente dispiaciuto di dover annullare il convegno.

Non ci sorprendono queste posizioni da parte del Pd e continuiamo al contempo a ribadire che non è certo richiamandosi, come hanno fatto i firmatari della petizione, “all’attuale ordinamento legislativo, a partire dal suo testo fondamentale che è la Carta Costituzionale”, che si porrà il fascismo fuori della storia. Per farlo bisogna praticare un antifascismo militante e di classe, che si colleghi alla più generale mobilitazione anticapitalista. L’antifascismo “costituzionale” e “legalitario” predicato da certi partiti della sinistra è un modo per sottacere il vero problema, il capitalismo. Fin quando rimarrà un sistema fondato sullo sfruttamento e sull’esclusione sociale della stragrande maggioranza della popolazione da parte di una minoranza, rimarrà sempre il pericolo fascista, il pericolo di una reazione del sistema capitalista contro le lotte di coloro che vogliono giustamente rovesciarlo.

Per noi antifascismo significa anticapitalismo e anticapitalismo significa antifascismo. Con queste parole era stato lanciato il corteo che lo scorso 16 marzo ci ha visti scendere in piazza a Milano a distanza di dieci anni dall’omicidio fascista di Dax. Quel giorno c’erano compagne e compagni da tutta Italia, riunite sotto “due parole che non possono essere scisse, perché il nostro antifascismo si radica nella messa in discussione del modo di produzione capitalista e dei suoi rapporti sociali. Il fascismo si configura, oggi come ieri, come figlio e servo del capitale. Combattere il fascismo significa combattere per un’emancipazione sociale e politica in senso anticapitalista.” Così recitava l’appello per quella manifestazione. Quelle parole le riaffermiamo oggi contro i rigurgiti neri che vorrebbero farsi spazio in città. Ci rivolgiamo a tutte le organizzazioni sinceramente antifasciste, a tutti quei militanti impegnati sul fronte della lotta antifascista: uniamoci per mantenere viva la memoria di ieri e per costruire la Resistenza d’oggi contro il capitalismo e rigurgiti reazionari che esso produce.

Proprio sabato 7 settembre partirà da Vicenza un nutrito gruppo di studenti, lavoratori e militanti sindacali di diverse organizzazioni per partecipare a Rimini alla due giorni sulle lotte operaie di ieri e d’oggi, organizzata dal PdAC. Non sarà solo un importante momento di studio sulle lotte del passato (le lotte operaie del Biennio Rosso, gli scioperi operai di Torino del ‘43 e quelli dell’autunno caldo degli anni ’70) ma un momento di collegamento nazionale ed internazionale con una tavola rotonda con gli esponenti di importanti lotte di oggi: lavoratori e militanti sindacali del sindacato di base del Csp Conlutas (Brasile), del SiCobas Ikea di Piacenza, della Fiom Ferrari di Maranello, dell’Om Carrelli di Bari,  Cub Immigrazione, No Austerity, Granarolo di Bologna, dell’Usb dell’ Ilva di Taranto e diversi altri.

Noi pensiamo che solo la classe dei lavoratori unita e organizzata contro le politiche padronali, contro governi e amministrazioni di centro, centro-destra e centro-sinistra, può alimentare e allargare il fronte, a Vicenza, in Italia e nel mondo,   di un vero antifascismo militante.


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Giovedi 27 Dicembre 2018 alle 17:38 da Luciano Parolin (Luciano)
In Panettone e ruspe, Comitato Albera al cantiere della Bretella. Rolando: "rispettare il cronoprogramma"
Caro fratuck, conosco molto bene la zona, il percorso della bretella, la situazione dei cittadini, abito in Viale Trento. A partire dal 2003 ho partecipato al Comitato di Maddalene pro bretella, e a riunioni propositive per apportare modifiche al progetto. Numerose mie foto del territorio sono arrivate a Roma, altri miei interventi (non graditi dalla Sx) sono stati pubblicati dal GdV, assieme ad altri come Ciro Asproso, ora favorevole alla bretella. Ho partecipato alla raccolta firme per la chiusura della strada x 5 giorni eseguita dal Sindaco Hullwech per sforamento 180 Micro/g. Pertanto come impegno per la tematica sono apposto con la coscienza. Ora il Progetto è partito, fine! Voglio dire che la nuova Giunta "comunale" non c'entra più. L'opera sarà "malauguratamente" eseguita, ma non con il mio placet. Il Consigliere Comunale dovrebbe capire che la campagna elettorale è finita, con buona pace di tutti. Quello che invece dovrebbe interessare è la proprietà della strada, dall'uscita autostradale Ovest, sino alla Rotatoria dell'Albara, vi sono tre possessori: Autostrade SpA; La Provincia, il Comune. Come la mettiamo per il futuro ? I costi, da 50 sono saliti a 100 milioni di € come dire 20 milioni a KM (!) da non credere. Comunque si farà. Ma nessuno canti Vittoria, anzi meglio non farne un ulteriore fatto "partitico" per questioni elettorali o di seggio. Se mi manda la sua mail, sono disponibile ad inviare i documenti e le foto sopra descritte. Con ossequi, Luciano Parolin [email protected]
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