La Consob ha posto un freno alle vendite allo scoperto contro l'attacco speculativo
Lunedi 1 Agosto 2011 alle 09:05 | 0 commenti
All'indomani dell'attacco speculativo alla stabilità finanziaria italiana, per ora rintuzzato, la Consob ha approvato il 10 luglio, sia pure con validità limitata al 9 settembre, un nuovo regime di trasparenza in materia di vendite allo scoperto, ovvero lo nacked short selling. Come recita il comunicato ufficiale "gli investitori che detengano posizioni ribassiste rilevanti sui titoli azionari negoziati sui mercati regolamentati italiani sono tenuti a darne comunicazione alla Consob.
Con ciò la normativa italiana viene allineata a quella in vigore nei principali Paesi europei, Germania in primis. Il provvedimento rafforza i poteri di vigilanza della Consob nell'attuale fase di mercato, caratterizzata da un elevato livello di volatilità nell'andamento delle quotazioni. In particolare, dovranno essere rese note alla Consob le posizioni nette corte relative ai titoli azionari delle società quotate in Italia, quando superino determinate soglie quantitative. Il primo obbligo di comunicazione scatta al raggiungimento di una posizione netta corta uguale o superiore allo 0,2% del capitale dell'emittente. Successivamente l'obbligo si attiva per ogni variazione pari o superiore allo 0,1% del capitale".
Un provvedimento ormai indilazionabile se solo pochi giorni prima a New York il gestore di un hedge fund della West Coast giustificava le quotazioni allora in forte ribasso di Unicredit e Intesa Sanpaolo, che tra l'altro di lì a pochi giorni, avrebbero superato ampiamente lo stress test, così come tutte le banche italiane, proprio con la possibilità esistente in Italia fino al 10 luglio di vendere allo scoperto titoli che non si possiedono né si sono presi a prestito. a un banchiere milanese, che gli risponde: "Solo in Italia è possibile il nacked short selling senza rivelare a nessuno le proprie posizioni. Siete i più liberisti del mondo!"
Per l'interlocutore-speculatore di oltreoceano così come per gli operatori finanziari è, quindi, arrivata la decisione dela Consob, tesa anche a evitare, dopo quella sulle banche, una possibile speculazione anche sui titoli di Stato e, forse, un domani addirittura sull'euro, che per gli americani è sempre stata una costruzione artificiale. E quindi attaccabile con profitto economico e, perché no?, anche politico quando il dollaro traballa.
Frenato l'attacco sui maggiori titoli bancari dopo gli annunci del 10 luglio e, poi, del 13 con l'ufficializzazione che gli stress test erano stati superati dalle banche italiane a conferma della sostanziale solidità del sistema bancario, la speculazione avrà ancora assai meno spazio se l'economia reale, cui è legato il sistema bancario, crescerà di più, come ha affermato il prossimo Governatore della Bce, Mario Draghi. Ma se è vero che la cura dei malanni del Paese, in parte interni e strutturali, in parte legati alla crisi globale, richiede tempo, la decisione della Consob sulle vendite allo scoperto è stata fondamentale per guadagnare parte di questo tempo, evitando, per quanto di sua competenza, che la speculazione mettesse in crisi il sistema bancario e i conti pubblici. La Consob autonomamente e con atto amministrativo ha imposto l'obbligo d'informativa che dà al mercato la possibilità di valutare le necessità di ricopertura degli speculatori e di arginare poi i ribassi. E alla stessa Consob il varco per togliere alla speculazione il vantaggio dell'oscurità mettendo, tra l'altro, l'Italia al passo con i maggiori paesi europei.
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