La candidata Olivo: missione impossibile, ma non contro la burocrazia
Martedi 19 Febbraio 2013 alle 17:02 | 0 commenti
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Per Rossella Olivo quelli attuali sono mesi sono piuttosto frenetici. Il sindaco di Romano d'Ezzelino è, infatti, impegnato su più fronti. Risolto l'annoso problema dell'accusa per concussione, argomento trattato nelnumero 10 di BassanoPiù, Rossella Olivo ha tra le mani la patata bollente della Nuova Valsugana ma è profondamente impegnata anche nella campagna elettorale per le politiche del prossimo 24 e 25 febbraio.
In realtà il sindaco del comune ezzelino è stato inserito al 18° posto sui 22 totali della lista unica per il Senato della Repubblica del Pdl in Veneto. Il che rende di fatto impossibile la sua reale elezione a Palazzo Madama: «La mia candidatura - spiega il primo cittadino romanese - è nata in seguito all'esigenza della segreteria del partito di proporre alla cittadinanza un sindaco del territorio. Sapevo in partenza che non sarei stata collocata in posizione utile per sperare di essere eletta ma ciò mi stava bene in quanto ho tutta l'intenzione di continuare a prendermi cura dei cittadini del mio comune. L'assenso ad essere inserita in lista va letta nella speranza di riuscire a portare l'esperienza di sindaco maturata in questi anni e le istanze del territorio all'interno di quel gruppo di politici che saranno chiamati a sedere in parlamento. Questo perché mi accorgo che spesso, purtroppo, le problematiche della gente comune non vengono prese in considerazione da chi viene incaricato di governarci». In tale quadro l'esperienza di sindaco, che contempla un rapporto molto stretto con la popolazione, può tornare utile in campagna elettorale per portare acqua, in questo caso voti, al mulino del Popolo della libertà : «Sono assolutamente convinta - continua Rossella Olivo - che un'esperienza maturata in qualità di amministratore di un ente locale aiuti moltissimo un politico nel rendersi conto dello stato delle cose, ed in particolare di ciò che funziona e di ciò che, al contrario, proprio non quadra. La mia quotidianità è fatta di rapporto con i cittadini ma anche di relazioni con altri enti. In questi anni alla guida di un comune di quasi 15 mila abitanti mi sono resa conto che ai sindaci non viene mai chiesto quali sono gli enti o i gangli burocratici che possono essere ridotti o eliminati in un'ottica di riduzione dei costi della macchina pubblica che rappresenta veramente uno dei problemi più gravi, e costosi, che zavorrano il nostro paese. I sindaci sanno perfettamente quali enti o procedimenti sono efficienti, quelli che sono passibili di miglioramento, che quasi sempre fa rima con semplificazione, e quali esistono solo per mantenere sé stessi. Troppo spesso in Italia sono la burocrazia e i burocrati ad avere in mano una consistente fetta di potere, anche se poi la colpa principale è attribuibile a leggi che sono complicate e passibili di interpretazione. Nel nostro Paese le norme non contribuiscono assolutamente a fare chiarezza, tutt'altro. A questo va aggiunto il mal funzionamento della giustizia, che per tempi e costi ormai è diventata una giustizia per soli ricchi. Su questi temi si può intervenire ma sono necessarie una sferzante volontà politica e una reale conoscenza di queste realtà ». Il sindaco ezzelino rappresenta con estrema lucidità il (mal)funzionamento del sistema Italia ma la domanda sorge spontanea: all'interno del Pdl, principale partito della coalizione che ha governato per otto degli ultimi dieci anni, si avverte la necessità di abbracciare tali idee? «Devo essere sincera, finora non ho avuto grossi riscontri su questi temi. A mio giudizio Renato Brunetta aveva intrapreso la strada giusta però la sua azione si è arenata per contrasti interni all'allora maggioranza e per i soliti impedimenti burocratici. Tuttavia mi sembra che anche altri partiti come la Lega, che ha mandato molti suoi sindaci a Roma, ha ottenuto poco niente su tale fronte. Per questo io mi auguro di avere dei rapporti sempre più stretti con i miei colleghi che siederanno in Senato proprio per sollecitarli su queste tematiche. Bisogna andare contro al sistema che si è consolidato, è un'impresa scomoda ma assolutamente necessaria se si vuole dare una prospettiva ad un paese ingessato in un momento particolarmente critico». La campagna elettorale è in pieno svolgimento ma Rossella Olivo non percepisce un particolare fermento: «Non sto notando una grande partecipazione e un grosso entusiasmo da parte della cittadinanza. Le ragioni sono principalmente due, entrambe molto forti. In primis un sistema elettorale che, togliendo le preferenze, slega i candidati dal rapporto con il territorio (preferenza blindate ndr) lasciando in bagarre solo quei politici che non avendo un piazzamento sicuro si sbattono per raccogliere il consenso. In secundis tra la gente c'è una diffusa convinzione che comunque vada non cambierà niente».
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